Il degrado ci sta bene, ma se qualcuno tenta di “forzare” con una tavola una riserva naturale, allora invochiamo l’intervento delle forze dell’ordine
Sulle pagine di questo giornale raccontiamo, ora dopo ora, la moltitudine di reati registrati nel perimetro cittadino, l’azione invasiva della delinquenza più o meno organizzata, capace di ripulire un esercizio, di sparare sulle gambe di un malcapitato benzinaio o di estorcere denaro in cambio di una presunta protezione. Racket, mafia, pizzo e rapine: queste sono le piaghe che Polizia e Carabinieri devono affrontare quotidianamente, spesso agendo con pochi mezzi e con risorse irrisorie.
Ora, attirare l’attenzione su una bravata compiuta da due surfisti che hanno osato, orrore!, solcare le acque di una riserva sembra una nota stonata che rende maggior torto al denunciante rispetto al denunciato. Vieppiù considerando che l’area che s’intende preservare dalle incursioni dei surfisti è da tempo abbandonata al degrado, fra sacchi di spazzatura che fanno capolino sullo specchio d’acqua e preservativi e/o cicche di sigarette sparse a destra e a manca.
Dunque, è giusto, mandiamo al gabbio quanti hanno voluto fare sport – peraltro con evidente confusione rispetto al mantra cittadino che predilige la tuta alla muta – ma quanto ai responsabili istituzionali dello scarso decoro che si fa? Anche per loro vale il principio della tolleranza zero?