Cosa c’entra tutto questo col decreto del Commissario ad acta? Il decreto evidenzia la necessità di mettere in campo misure più restrittive circa i controlli sulle movimentazioni degli animali e la gestione degli allevamenti, e questo è senz’altro giusto ma c’è un altro lato della medaglia che metterebbe in ginocchio gli allevatori. Infatti questo stesso decreto dispone la macellazione di tutti i capi presenti in allevamento in caso si verifichi la presenza di un solo capo ritenuto sieropositivo. Ricordiamo però che la sieropositività può essere determinata anche da una malattia pregressa e quindi superata e non necessariamente da una in atto.
Quindi il Sindaco su proposta del servizio veterinario competente, ne può disporre, una volta verificata anche la sola sieropositività, la macellazione entro 72 ore e senza alcun indennizzo per l’allevatore.
“Se per la gestione commissariale della sanità calabrese – dicono gli allevatori – tutto questo rappresenta un risparmio, per noi potrebbe essere una catastrofe. Oltre alla perdita stessa degli animali, c’è la macellazione che comporta delle misure complicate quanto drammatiche; oltre all’abbattimento sono necessari infatti lo smaltimento delle carcasse mediante trattamenti specifici e la conseguente disinfezione del sito. Dunque delle perdite pesanti per le nostre aziende che si troverebbero davanti ad una crisi gravissima se non alla chiusura”
Sulla questione è intervenuto il consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea : “Sono giusti i controlli- ha detto- Giudiceandrea- ma prima di arrivare ad abbattere un capo bisognerebbe non fermarsi al primo step della sieropositività ma fare delle diagnosi più approfondite; cioè tutte le diagnosi di laboratorio necessarie e aspettare conferma dal Cerves, centro di referenza nazionale delle malattie vescicolari.
Questa situazione– ha detto– comporta altri rischi anche per quanto riguarda i salumi dop di Calabria. I salumifici che comprano carne suina fuori regione, poiché non hanno questo tipo di restrizione, la lavorano in Calabria e possono esportarla, cosa che invece non può avvenire per i veri salumi prodotti e lavorati nella nostra regione. Non sappiamo se il Ministero alla Salute e il Cerves stesso siano a conoscenza di questa azione restrittiva e, forse, esagerata del commissario – conclude Giudiceandrea – ma faremo di tutto affinchè questo decreto venga subito rivisto perché, se così non fosse, si rischierebbe di mettere in ginocchio la nostra economia, schiacciare completamente il comparto e penalizzare oltremodo la nostra regione.”