La Reggina risponde a StrettoWeb con un autogol: intanto c’è una notizia, ma anche l’ennesimo alibi per la prossima sconfitta

StrettoWeb

Reggina, il comunicato della società e il giornalismo: c’è una notizia, ma anche molto altro…

La Reggina risponde a StrettoWeb, com’era prevedibile: “semplici illazioni” si legge in un comunicato firmato da tutti i dirigenti. Ci può anche stare. E’ il gioco delle parti. E’ come Lillo Foti che dichiarava “incedibili” i vari Cozza e Missiroli due giorni prima di venderli a poche ore dalla chiusura del calciomercato, o la Fininvest che smentisce con un comunicato ufficiale la trattativa con Mr. Bee per la cessione delle quote di minoranza del Milan quattro giorni prima di firmare l’accordo. Persino Ferrero lo scorso weekend frenava sulla trattativa con l’Inter per Eder, che domani giocherà il derby con la maglia nerazzurra a San Siro.

Purtroppo, però, nel comunicato di ieri sera, la società è andata oltre siglando un clamoroso autogol. Poche righe, zeppe di controsensi. I dirigenti che hanno firmato la nota si lasciano andare ad un’auto-celebrazione che fa tenerezza. Prima scrivono che “abbiamo preferito e continuiamo a preferire operare nel silenzio“, e lo fanno proprio tramite un comunicato stampa (!!!), dopo mesi in cui sono stati protagonisti di centinaia di “uscite” sui mass-media (legittime, anzi, gradevoli e apprezzabili per tutti gli appassionati), dalle radio alle TV, dal web ai quotidiani. Tutto giusto, ci mancherebbe. Ma proprio “silenzio” non è il termine adatto per la società con più dirigenti presenti sui media degli ultimi decenni di storia amaranto. Un silenzio piuttosto rumoroso.

Poi si legge ancora nel comunicato firmato dai dirigenti che si tratta di “imprenditori che hanno deciso di gettarsi in quest’avventura, facendo si che il calcio a Reggio non scomparisse“. Insomma, sia chiaro: la città deve dire soltanto grazie. Comunque e per sempre. Qualsiasi cosa accada. Se possibile in ginocchio. Dobbiamo farlo tutti: tifosi, giornalisti, semplici cittadini. E guai ad esprimere un parere che non sia in linea con quello dettato dalla società. E’ vietato. Sia chiaro: l’impegno importante per il calcio reggino l’hanno fatto eccome. E l’abbiamo sottolineato in più occasioni. Ma non per questo possono adesso ritenersi immuni da critiche, anche perché nessuno li ha costretti. Sapevano bene a cosa andavano incontro, in termini di oneri e onori, ed è stata una loro libera scelta.

Infine, “questa compagine è convinta di raggiungere risultati importanti, ma soprattutto auspicando che la stampa, i tifosi e l’opinione pubblica contribuisca con il proprio apporto“. Insomma, possiamo vincere tutto, magari anche la Champions League, ma dipende da giornalisti, tifosi, semplici cittadini. Loro hanno solo salvato il calcio a Reggio, ma sui risultati del campo non hanno responsabilità. Piuttosto siano bravi e docili i tifosi e i giornalisti, saranno loro con tastiere, bandiere e striscioni a buttare la palla in rete e portare a casa i tre punti.

A prescindere da queste esternazioni che continuano a testimoniare l’atteggiamento quantomeno superbo da parte del club, è bene precisare quanto già scritto su StrettoWeb nell’articolo in questione di giovedì 28 gennaio. In alcun modo, neanche con una sillaba, nell’articolo viene espressa “diffidenza sull’operato degli imprenditori” o viene “screditato il nostro operato cercando di metterci in difficoltà“, come hanno scritto i dirigenti nella nota. Anzi. Abbiamo scritto grandi apprezzamenti per il sacrificio dei soggetti che hanno messo le mani in tasca pur di dare un prosieguo alla storia amaranto, in numerose occasioni. Questo non significa però che, seppur con grande rispetto e con l’educazione di sempre, non si possa raccontare ciò che accade realmente. Con tutti i problemi che ha il club, adesso sono i giornalisti a provocare le difficoltà!

Nell’articolo viene semplicemente fatta una fotografia della realtà, si parla delle difficoltà societarie e dei problemi in seno al club raccontando fatti senza screditare nessuno e senza esprimere alcuna diffidenza. I fatti raccontati sono tutti reali, certificati e documentati, come tutto ciò che viene pubblicato su StrettoWeb. Non si tratta di screditare o diffidare, ma semplicemente di raccontare in modo neutrale difficoltà e spaccature esistenti, con tanto di riunioni di direttivo “separate” a Ravagnese. La parola “difficoltà” o “problema” in alcun caso può essere confusa con “discredito” o “diffidenza“. I giornalisti, come i tifosi e i semplici cittadini, non sono mai la causa di ciò che accade, ma semmai la conseguenza. Se la società fa le cose per bene e la squadra va bene, i tifosi saranno felici e i giornalisti racconteranno i fatti. Se invece la società commetterà un errore dietro l’altro e la squadra andrà male, i tifosi saranno delusi e i giornalisti racconteranno i fatti. Come la vicenda di Nino Scimone, il team manager che si è dignitosamente dimesso proprio per i dissapori con Gabriele Martino. Come gli annunci del passaggio a Srl che la città attende ancora invano. Su questi temi ampiamente trattati nell’articolo di StrettoWeb, nella nota del club non si legge alcuna considerazione. Allora se sono davvero “illazioni“, si faccia quantomeno chiarezza sull’addio di un professionista esemplare come Nino Scimone, pur volendo rimandare a fine stagione tutti gli altri punti in sospeso su quello che doveva essere e invece non è stato.

Nel comunicato, però, c’è anche una notizia importante. “Nessuno mai ha messo in dubbio le capacità e le scelte del dirigente generale Gabriele Martino, ribadendo la più totale ed incondizionata fiducia nelle sue doti, nella sua professionalità e nel suo operato“. Ci fa piacere che sia bastato un articolo di StrettoWeb a ricompattare in poche ore l’asset societario intorno alla figura professionalmente più discussa all’interno della compagine dirigenziale. Altro che “destabilizzare“, li abbiamo ricompattati! Quasi quasi sono loro a doverci ringraziare… Prendiamo atto con viva soddisfazione di quanto comunicato dal club, e chiaramente da oggi in poi, dopo questa nota, non ci potremo più permettere di discutere le scelte del Direttore Generale. E infatti non lo faremo.

Qualche mese fa, infatti, discutevamo gli sbagli di mister Cozza. Poi Martino ci ha messo la faccia, l’ha difeso, l’ha protetto dall’esonero, l’ha sostenuto. E da quel momento abbiamo discusso gli sbagli di Martino senza più fare riferimento a Cozza. Oggi la società ci mette la faccia, difende Martino, lo protegge e lo sostiene. Ribadisce “la più totale ed incondizionata fiducia nelle sue doti, nella sua professionalità e nel suo operato“. Da questo momento potremo discutere esclusivamente gli sbagli della società, che non potrà certo indicare sull’altare Cozza e Martino ma dovrà prendersi le proprie responsabilità se oggi, a fine gennaio e con la stagione ormai già compromessa, ribadisce “la più totale ed incondizionata fiducia nelle doti, nella professionalità e nell’operato” dello stesso Direttore Generale che sta gestendo il club. Domani al Granillo arriva la Cavese, seconda in classifica a -2 dalla vetta. In panchina esordirà mister Papagni perchè a Cava de’Tirreni sono molto delusi del loro secondo posto a -2 dalla vetta tanto da aver appena esonerato il loro allenatore. Invece a Reggio tutto va bene e oggi tutta la tifoseria è costretta a prendere atto della “più totale ed incondizionata fiducia nelle doti, nella professionalità e nell’operato” di Martino da parte del club.

Ma se le cose vanno male e l’obiettivo stagionale è lontano anni luce, chi è che deve dare risposte? Forse nessuno, in fondo hanno salvato il calcio a Reggio e quindi dobbiamo dirgli sempre e solo “grazie“. Però, contemporaneamente, dovremmo tifare per il fallimento di chi a Reggio il calcio non solo l’ha garantito per 30 anni (non uno…), ma l’ha anche portato (e mantenuto a lungo) ad altissimi livelli pregiando la tifoseria di un decennio di serie A e un ventennio sempre tra serie A e serie B, costruendo strutture che hanno rappresentato e rappresentano un punto di riferimento sociale per la città e la provincia, ha regalato soddisfazioni indimenticabili come le due promozioni in serie A, la salvezza nella stagione iniziata con il -15, le tre “carcagnate” ai dirimpettai rivali di sempre (l’ultima pochi mesi fa), le vittorie contro le big, le partite della nazionale al Granillo, i calciatori Campioni del Mondo, i match prestigiosi con club di caratura internazionale come Real Madrid e Yokohama Marinos nelle amichevoli estive, i campioni come Taibi, Pirlo, Nakamura, Amoruso, Di Michele indossare la maglia amaranto che diventava gloriosa, le vetrine sulle prime pagine nazionali per un volto positivo di una città sempre sbattuta nelle home page soltanto per tristi fatti di cronaca nera. E se un giorno dovessero essere questi stessi “imprenditori che hanno deciso di gettarsi in quest’avventura, facendo si che il calcio a Reggio non scomparisse” a trovarsi in difficoltà e rischiare il fallimento, dovremmo continuare a ringraziarli per aver salvato il calcio a Reggio oppure dovremmo tifare per il loro crac?

Ma torniamo al comunicato: nel finale c’è lo scivolone più sconcertante. Quel “Guarda caso, peraltro a pochi giorni da una gara fondamentale per il cammino nella nostra società“. Come se dietro a un articolo di un giornale ci possa essere chissà quale disegno, chissà quale complotto. Come se fossimo dei nemici della nostra Reggina, quella stessa Reggina che proprio su StrettoWeb, mentre gli altri giornali, radio e TV continuano da mesi a chiamarla ASD Reggio Calabria, noi abbiamo scelto di continuare a chiamare con il suo vero nome consegnandogli, nel nostro piccolo, quella “storia” tanto reclamata dallo stesso club. Perché sì, formalmente non si chiama così, ma se ognuno di noi (e soprattutto la stampa) la sentono tale e la chiamano Reggina, considerandola la squadra della città, poco importa la formalità. L’abbiamo fatto dopo aver intrapreso una vera e propria battaglia mediatica (assolutamente spontanea) nel momento più delicato, tra luglio e agosto 2015. Una battaglia che è risultata decisiva per illustrare alla piazza la reale situazione sul nome, consentendo al nuovo club di ereditare di fatto il blasone e l’attenzione della gente che oggi tifa senza problemi per questo club dagli spalti del Granillo (fatto che in quel momento era tutt’altro che scontato). Anche noi, con quelle battaglie fatte di decine e decine di articoli, abbiamo avvicinato la gente a questa squadra e a questa realtà, quando tutti ne mettevano in dubbio l’identità. Una battaglia che rivendichiamo con orgoglio e che, ogni qual volta se ne torna a parlare, continuiamo a cavalcare. Qualche dirigente che oggi firma il comunicato ci telefonava chiamandoci “angeli custodi. E oggi saremmo protagonisti di chissà quale complotto? Contro di chi? I rappresentanti della nostra società? Per giunta a pochi giorni da una gara che è sì fondamentale, ma solo per la Cavese perché sulla Reggina bisogna soltanto guardare in faccia la realtà e dire le cose come stanno. La stagione è già compromessa, a prescindere dal risultato di domenica. Ovviamente questo è il nostro parere, finché non ci smentiranno i fatti (e saremmo molto felici che ciò accadesse). Anche su questo, parlando nello specifico di calcio, abbiamo già scritto ampiamente nelle ultime settimane, in tempi non sospetti.

Una cosa bisogna dirla: StrettoWeb ha concesso alla Reggina l’ennesimo alibi. Ma l’ha fatto esclusivamente facendo il proprio lavoro: raccontare i fatti. Adesso se domenica le cose andranno male, sarà tutta colpa di StrettoWeb per aver “destabilizzato” la squadra. Prima si perdeva per la preparazione iniziata in ritardo, poi per la mancanza di un campo di allenamento, poi per l’arbitro cornuto, l’ultima a Leonforte perché vuoi mettere dopo 10 risultati utili consecutivi che non si possa perdere una partita? Insomma, mai che si sia persa una partita per un errore o uno sbaglio di una qualsiasi componente della squadra, dentro e fuori dal campo. Una leggerezza di un difensore, una diagonale fatta male, una mancata lettura di un calcio piazzato, un errore in marcatura, un approccio scorretto, un modulo sbagliato, un calciatore che si divora il gol a porta vuota, le scelte del mister, le scelte del direttore. Mai. Ad ogni pareggio e sconfitta è sempre stata colpa degli altri. Al prossimo k.o. sarà dei giornalisti “destabilizzanti“. L’ennesimo alibi è già scritto.

Ma a proposito di “destabilizzare”: è stata la stessa società a lamentare più volte la freddezza della piazza, a partire dalle istituzioni. Nonostante il boom di 3.500 abbonati, numero straordinario per la Serie D, le esternazioni del club su questa cifra a settembre non sono state entusiasmanti (come invece ci saremmo aspettati). In realtà se la squadra non avesse iniziato la stagione con 4 sconfitte nelle prime 5 partite a settembre quando la campagna abbonamenti era ancora aperta, la cifra degli abbonati si sarebbe potuta quasi raddoppiare. Come al solito, il comportamento dell’ambiente (piazza, tifosi, giornalisti) è soltanto la conseguenza dei comportamenti della squadra e della società, e non il contrario. Il Presidente Praticò di recente in alcune occasioni ha dichiarato pubblicamente che la squadra andrebbe portata fuori da Reggio, e che la società sarebbe subito da consegnare al Sindaco. Provocazioni? Forse. Ma l’ha detto il Presidente, non un giornalista che vuole destabilizzare o un tifoso troppo deluso. E adesso c’è il rischio che vada a finire che a fine stagione (bene che vada) la squadra la consegneranno al Sindaco davvero.

Un fatto è acclarato e nessuno può smentirlo: mai la Reggina ha avuto una stampa così morbida e comprensiva nei propri confronti come quest’anno. Neanche ai tempi della serie A. Basti leggere i titoli dei giornali ad ogni tornata di calciomercato nelle scorse stagioni e confrontarli con quelle di quest’anno, nonostante una sessione invernale fatta più di partenze che di arrivi e con l’unico obiettivo di abbassare il monte ingaggi di quei famosi 70 mila euro rispetto al girone d’andata. Nonostante servisse disperatamente un centravanti. Basti leggere i titoli dei giornali il giorno dopo delle sconfitte del 2014 (appena due anni fa) in serie B contro squadre del calibro di Palermo, Empoli e Crotone, oggi tutte protagoniste ad altissimi livelli, o del 2015 in Lega Pro (pochi mesi fa) contro Salernitana, Cosenza e Foggia, squadre di tutto rispetto, e paragonarli a quelli delle sconfitte di quest’anno con Roccella, Rende, Leonfortese (due volte) o ai tristissimi pareggi con Scordia, Noto, Due Torri e Marsala. Basti pensare a come l’anno scorso, con la squadra sempre a -2, -3 dai playout, tutti i media la consideravano già spacciata mentre oggi si continuano ad alimentare le più improbabili illusioni di una rincorsa ad un primo posto distante anni luce.

Mai. Una stampa così morbida e comprensiva con la Reggina non c’era mai stata in una città da sempre molto esigente con la propria squadra di calcio. Eppure, nonostante questo, le ultime mosse della società che vuole operare “in silenzio” sono espliciti richiami ai giornalisti, accusati di scrivere articoli considerati denigratori nei confronti del club, articoli in cui in realtà non c’è alcuna denigrazione. Semplicemente non sono in linea con la posizione della società, esprimono delle critiche. Si tratta dell’espressione di un libero parere. Condivisibile o meno. Ma è un parere. Libero. E vivaddio, dovremmo essere tutti liberi di poter esprimere un’opinione, come sancito dalla nostra Costituzione.

E’ così che la società sta reagendo alla stampa più morbida e comprensiva della storia. In fondo, valli a capire questi giornalisti: pretendono ancora addirittura di avere la libertà di parola, e pensano persino di poter raccontare i fatti che accadono o esprimere pareri su una società che sta dominando il campionato, non ha problemi economici, è compatta in tutte le sue componenti e sta già programmando la prossima stagione in Lega Pro con un organico che possa ambire all’immediata promozione in B, ovviamente partendo dal mister e dall’ossatura della formazione che quest’anno sta dando così grandi soddisfazioni. Se si riusciranno a trattenere i grandi talenti richiesti sul mercato dalle big del calcio europeo. Perché in casa amaranto tutto va bene, madama la marchesa.

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