La fontana di Gambarie come il Ponte sullo Stretto e il Tapis Roulant di Reggio: oggi è un grande successo, ma quante polemiche…

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Viaggio alla scoperta della Fontana di Gambarie in Aspromonte: storia e aneddoti sulla fontana più bella dell’Appennino, simbolo della montagna e dell’inverno

Arte e montagna, binomio raro ma vincente. Nei giorni scorsi è arrivata la prima neve della stagione invernale sull’Appennino meridionale, e le immagini dei social network si sono dipinte di bianco: una “valanga” di post e scatti immortalati sulla neve per tanti appassionati o semplicemente curiosi che hanno trascorso i primi giorni sui monti divertendosi praticando sport invernali o semplicemente giocando a palle di neve con gli amici. Anche in questo weekend, inevitabilmente, è un boom di presenze nelle località turistiche dell’Appennino ancora coperte dalla neve. E tra le foto, spiccano quelle di Gambarie d’Aspromonte e della sua bellissima fontana innevata e ghiacciata.

Realizzata nel 2003 dall’architetto Gianluca Adami e dall’artista Corrado Sassi a seguito di un concorso bandito dal Parco Nazionale dell’Aspromonte, la fontana si trova al centro di piazza Mangeruca, la piazza principale di Gambarie a 1.310 metri di altitudine sul livello del mare. Gambarie è una nota località sciistica del Sud Italia, in Aspromonte (provincia di Reggio Calabria), facilmente accessibile dall’A3 Salerno-Reggio Calabria (dista circa 30 minuti da diversi svincoli dell’autostrada), ed è una delle località storiche per le villeggiature in montagna: zeppa di alberghi e luoghi d’attrazione, ha numerosi impianti sciistici per tutti i gusti e dalle piste si può sciare osservando il mare, l’Etna e le isole Eolie grazie ad un panorama mozzafiato. Nata negli anni ’50, è una delle località sciistiche più antiche di tutto l’Appennino.

La fontana di Gambarie è molto suggestiva perché è realizzata con un materiale molto prezioso: vetro temprato, cristallo da due centimetri, con lastre che si alternano prendendo la forma di una montagna. Alta circa 7 metri, d’inverno si ghiaccia ogni volta con forme e tonalità molto particolari e differenti e con centinaia di piccole stalattiti che si alternano all’acqua che scivola giù sotto forma di cascata.

Sulle lastre di vetro è inciso un testo tratto dalla Carta dell’Aspromonte: d’estate la luce del sole proietta frammenti di questo testo a terra rendendolo leggibile al suolo. La fontana in poco più di dieci anni è diventata un grande simbolo di Gambarie, dell’Aspromonte ma più in generale dell’inverno e della montagna. Le sue immagini fanno ogni anno il giro del mondo e a livello architettonico sono arrivate persino a Dubai e in Cina, stimolando la realizzazione di nuovi progetti che chissà, in futuro, potrebbero diventare realtà. E’ senza ombra di dubbio la fontana più bella dell’Appennino.

E pensare che l’iter per la realizzazione della fontana a Gambarie tra 2002 e 2004 fu accompagnato da un mare di polemiche… Oggi l’architetto romano Gianluca Adami ricorda con estremo piacere quei momenti, nonostante le polemiche, perché alla fine la fontana è diventato un grandissimo successo. “E’ un progetto a cui sono rimasto molto affezionato, sono temi che ricorrono inevitabilmente all’interno di una vita di lavoro” confida Adami ai microfoni di StrettoWeb. Il professionista, poi, ci racconta la sua soddisfazione per l’apprezzamento della fontana: “lo percepisco quotidianamente, infatti nonostante il mio studio sia a Roma e ho lavorato in tutto il mondo e in vari Paesi di diversi Continenti, l’unico posto in cui sono famoso e ho popolarità pubblica è la Calabria grazie alla fontana di Gambarie“.

La realizzazione della fontana gli ha consentito di incastrare alcuni avvenimenti importanti per la sua vita: “dal poeta Valerio Magrelli, che ha ispirato la modalità dell’incisione del testo della Carta dell’Aspromonte sulla fontana, all’architetto Fonti, proprietario di Vetro Italia, che ha realizzato il vetro per la fontana: sono rapporti umani importanti che mi hanno coinvolto e fatto crescere professionalmente. Magrelli, ad esempio, è un grande poeta ed è difficile che ci si possa confrontare con poeti contemporanei di successo come lui, che ha ispirato la modalità testuale dell’incisione del testo partendo dalla tiptologia. Poi Fonti, una persona che vive sempre immersa nel vetro e mi aiuta a coglierne degli aspetti particolari“.

Adami ricorda il periodo calabrese per la realizzazione della fontana: “se non sbaglio era il 2003, all’inizio dell’anno ho saputo di aver vinto il bando del Parco Nazionale che in quegli anni aveva un presidente che io ritengo un illuminato, Tonino Perna. Era un economista, voleva fare la moneta dell’Aspromonte per il commercio locale. Nel periodo estivo mi stabilii in Calabria a lungo per la realizzazione della fontana. Fu un periodo bellissimo, perché ho avuto l’opportunità di conoscere gente fantastica e molto disponibile. Quando non stavo a Gambarie ero ospite di un mio amico un po’ estroso che viveva in una barca al porto di Vibo Valentia, io vivevo con lui in barca e poi con la macchina mi dirigevo a Gambarie. Mi ricordo che il bagno della barca funzionava ma il mio amico aveva paura che si rompesse e quindi non si poteva utilizzare: ogni mattina per lavarsi bisognava tuffarsi in mare. E devo dire che era molto piacevole. Anche a Gambarie sono stato benissimo, nonostante gli episodi che accompagnarono il post-inaugurazione della fontana“.

Come dicevamo, infatti, a Gambarie la realizzazione della fontana fu accompagnata dalle più feroci polemiche. Polemiche tipicamente italiane legate a quella sotto-cultura imperante imperniata di scetticismo e presunzione che ci porta di fronte ad ogni innovazione, di fronte ad ogni cambiamento, di fronte ad ogni novità a metterci sulle barricate e dire di “no”. Senza un motivo apparente. Tanto per rimanere in zona, è quello che succede da anni per il Ponte sullo Stretto, o che a Reggio Calabria è successo negli scorsi anni per la realizzazione dei Gazebo sul Lungomare o del Tapis Roulant di via Giudecca, un sistema avveniristico ed ecologico di mobilità urbana che come la fontana di Gambarie, dopo la realizzazione ha avuto un successo straordinario.

Opere di questo tipo vanno oltre la mera utilità funzionale: la fontana di Gambarie ha due rubinetti da cui sgorga acqua buona da bere, così come il Tapis Roulant di via Giudecca collega il Lungomare di Reggio Calabria alla zona collinare della città. Ma l’aspetto più importante di queste opere è quello turistico: diventano simboli di modernità per un territorio che si proietta nel futuro grazie ad opere belle e affascinanti che attirano i turisti e rappresentano il luogo in cui vengono realizzate. L’architetto Adami è un forte sostenitore delle opere di architettura contemporanea, anche in Italia: “abbiamo un retaggio sbagliato legato alle nostre straordinarie opere storiche che provengono dall’antichità, che sono una grande ricchezza da proteggere e valorizzare, ma non per questo non possiamo anche guardare al futuro e affiancare a quelle opere, seppur in altri posti, altre opere più moderne e avveniristiche. E questo vale per tutta l’Italia, non solo per Gambarie: figuriamoci nella mia Roma…“.

Ma torniamo a Gambarie: le polemiche sulla realizzazione della fontana erano le più varie, tutte raccapriccianti. C’era chi diceva che la fontana avrebbero dovuta realizzarla artisti del luogo, c’era chi diceva che bisognava prima sistemare le buche delle strade anziché costruire una fontana, c’era chi diceva che una fontana così moderna sarebbe stata fuori luogo in un contesto come quello di Gambarie. Quante fesserie!

Col senno di poi oggi nessuno si permette di sparlare di un’opera d’arte apprezzatissima e di grande successo. Erano le stesse “scuse” che ogni giorno vengono utilizzate dai perbenisti che dicono “no” a qualsiasi opera venga proposta all’insegna del progresso e dello sviluppo.

Ma a Gambarie d’Aspromonte nel 2004 si è andati anche oltre: un brutto giorno dopo l’inaugurazione della fontana, di notte, una lastra è stata picconata ed è stato lasciato lì il piccone come a voler far capire che era stata rotta appositamente, e non era stato un caso. “Io ho temuto molto per la mia creatura – ci racconta l’architetto Adamipensavo che sarebbe stata distrutta, abbandonata, o che sarebbe rimasta con i vetri rotti. Pensavo anche che poteva cadere in disuso come a volte accade con quelle opere che non vengono assorbite dal tessuto del luogo”.

“Non erano semplicemente dei vandali – prosegue Adani – non erano semplicemente degli incivili, non c’entrava niente il fatto che ci trovassimo in Aspromonte. Sono cose che possono succedere in tutto il mondo quando un’opera non viene accettata dalla comunità. Però io in quei giorni ho avuto un’idea un po’ furba, perché avevo un istinto paterno di protezione della mia creatura, e non sapevo come fare: decisi di ‘sfruttare’ gli stereotipi sull’Aspromonte con l’unico intento di tutelare la fontana”.

“Insieme ad un amico giornalista, sono riuscito a scatenare un caso nazionale facendo uscire su Panorama un articolo che denunciava l’inciviltà dell’Aspromonte in cui la nuova fontana appena inaugurata veniva presa a picconate. Quando tornai a Gambarie me ne dissero di tutti i colori, che adesso venivano etichettati come i barbari per colpa di quell’articolo, erano tempi in cui c’erano molti luoghi comuni sull’Aspromonte che invece è un posto stupendo. Ma evidentemente c’era gente che non si spaventava di niente, ma si spaventava di un articolo di giornale: il metodo funzionò, mai nessuno toccò più la fontana e bastò passare all’inverno successivo per vederla finalmente con la neve e con le stalattiti, tutti se ne innamorarono subito. I commenti furono subito positivi: mi telefonò anche un albergatore per farmi i complimenti e dirmi che stava andando bene. Quando l’avevamo inaugurata era estate e non aveva ancora rivelato il suo vestito più bello, quello invernale. Poi l’anno dopo fu ulteriormente migliorata perché grazie al contributo dell’architetto Santo Marra, tecnico del Parco Nazionale dell’Aspromonte, venne inserito l’attuale basamento con la vasca che circonda la fontana e la rende ancora più bella“.

Sempre l’architetto Adani ci racconta come la fontana di Gambarie abbia valicato i confini dell’Italia e dell’Europa grazie all’apprezzamento e alla soddisfazione di varie culture.

Prima un gruppo di russi, molto ricchi che vivevano a Dubai, avevano visto la fontana di Gambarie e volevano fare una cosa simile in un grattacielo di Dubai. Un’idea affascinante che per ora non si è realizzata.

Più concreto l’interessamento di alcuni cinesi che avevano contattato Adani e gli commissionarono un progetto per realizzare una torre che facesse pubblicità al rame, sullo stile della fontana di Gambarie: vivevano in una zona ricca di rame e volevano promuovere la loro risorsa. Adani lavorò a lungo al progetto con tanto di modellini, poi si optò per un’altra soluzione.

Ma la storia non finisce qui. La fontana di Gambarie ha sempre più successo di anno in anno, e la probabilità che qualcuno voglia riprenderne lo stile per altre opere nel mondo è sempre più alta. E’ un’opera di pregio che ha fatto la fortuna del centro sciistico reggino e che oggi viene apprezzata dopo le polemiche in fase di realizzazione: epilogo lieto e dopotutto atteso come da copione che dopotutto si ripete sin dai tempi della Tour Eiffel e probabilmente anche prima. Che sia proprio questo il segreto delle opere di grande successo?

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