Reggio, mancanza di ricettari in provincia: l’indignazione del centro comunitario Agape

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“Continua nel territorio reggino la scandalosa mancanza di ricettari per la prescrizione di farmaci ed esami,con i medici che sono costretti a negare di fatto ai cittadini il diritto alle prestazioni previste dal servizio sanitario nazionale. Chi si trova in questi giorni a passare dagli ambulatori dei medici di base è costretto ad assistere a scene umilianti. Persone, soprattutto anziani, che presentano anche  patologie gravi come tumori e leucemia che vengono rimandati a fine gennaio per avere  i farmaci di cui hanno bisogno spesso salva vita o gli esami urgenti a cui devono  sottoporsi. Per chi ha necessità  e non ha possibilità economiche di acquistarli direttamente in farmacia il consiglio che viene dato è quello di recarsi al pronto  soccorso o alla guardia medica. Ma perché non ci sono i ricettari? I medici di base spiegano che dal 2016 dovrebbe essere introdotta anche in Calabria la ricetta elettronica”, scrive in una nota il presidente del centro comunitario Agape Mario Nasone. “Benissimo viene da dire, anche la nostra regione diventa moderna e si informatizza. Peccato – prosegue-che tutti gli adempimenti e le strumentazioni necessarie per questa innovazione non sono stati attivati  e quindi non si è pronti a fare questo passaggio. Nel frattempo  la programmazione (?) regionale in vista di questo cambiamento non ha previsto di fare stampare i ricettari per cui si sono esaurite le scorte ed i medici ne sono rimasti senza e per il resto dell’anno continueranno ad esserne privi. Forse a fine Gennaio si potrà avere una nuova assegnazione.  Il buon senso dovrebbe portare a intervenire su questa emergenza, magari consentendo l’utilizzo dei ricettari bianchi da parte dei medici ma nonostante questa situazione dura da mesi nulla è stato disposto per risolvere il problema che va registrato come ennesimo caso di malasanità,un disservizio che ancora una volta sono i più poveri a pagare. Qualche cittadino reggino  – conclude– ha aggiunto, “se fosse aperto il centro Ace di Pellaro qualche esame potevamo farlo, ma anche questo ci è stato negato” Una situazione assurda che rappresenta un classico della disastrosa situazione della sanità calabrese dove le parole programmazione,tutela dei diritti e servizi essenziali non fanno da tempo parte del vocabolario dei nostri dirigenti politici e amministrativi”.

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