Reggio, all’IC “Falcomatà –Archi” sarà aggiunto il nome di monsignor Italo Calabrò

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istituto comprensivo Falcomatà-ArchiOltre ad Italo Falcomatà, eccezionale sindaco della Primavera di Reggio Calabria, sarà dedicata anche a monsignor Italo Calabrò, il prete “servo” dei poveri e degli ultimi, propugnatore in Italia della istituzionalizzazione della Caritas, l’intitolazione dell’istituto comprensivo scolastico di Reggio ubicato tra i popolosi quartiere di Santa Caterina, San Brunello, Vito ed Archi. Mercoledì sera – 9 dicembre 2015 – anche il Consiglio d’Istituto ha deliberato all’unanimità di dedicare la scuola alle due straordinarie figure di Falcomatà e di monsignor Calabrò che, insieme, per i comuni impegni nel sociale tra gli anni dal 1968 al 1990, hanno scritto bellissime pagine di storia di Reggio, accogliendo così la brillante  proposta della dirigente scolastica Serafina Corrado. Adesso l’iter amministrativo proseguirà con l’esame della proposta da parte del Consiglio comunale e della Prefettura. I motivi alla base della doppia intitolazione concepiti dalla dirigente Serafina Corrado hanno incontrato una piena e convinta condivisione già durante il primo percorso seguito all’interno della scuola e costituito da un fruttuoso coordinamento dei soggetti sottoscrittori del PET – Patto Educativo Territoriale -, e di un altrettanto fecondo confronto con tutte le componenti scolastiche, Collegio dei Docenti in particolare. Altre occasioni di confronto condotte dalla dirigente Corrado sono state poi l’adunanza  del Consiglio Comunale dei Ragazzi dell’ic “Falcomatà-Archi” e la cerimonia di commemorazione di monsignor Calabrò tenuta sabato pomeriggio 24 ottobre 2015, nell’aula magna della scuola “Klearchos” di Archi, al termine del quale il rappresentante del capitolo metropolitano  della diocesi di Reggio-Bova monsignor Antonino Iachino ha annunciato la decisione dellk’arcivescovo padre Giuseppe Fiorini Morosini di chiedere alla Santa Sede, l’avvio dell’iter ecclesiale per il processo di beatificazione dell’eccezionale sacerdote reggino. Ed è stato proprio nel quartiere Archi che la dirigente Corrado ha incontrato  il totale e convinto assenso alla sostituzione della denominazione geografica nel titolo della scuola con quello di monsignore Italo Calabrò. “E’ proprio qui – dichiara Serafina Corrado – che la proposta è stata subito avvertita e percepita dal territorio non solo come un rafforzamento di un’identità valoriale, addirittura come  valore aggiunto che, nella figura di mons. Calabrò, si identifica e si proietta in un futuro di legalità “possibile” , animata dalla ferma certezza di un altrettanto  “possibile ” cambiamento”. Ad Archi monsignor Calabrò ha operato senza sosta in nome del  riscatto dal degrado sociale e morale del territorio, vi ha gettato per anni abbondanti semi di crescita culturale, riscatto sociale, aiuto ed attenzione verso i giovani, gli anziani, i malati, con i quali ha dato vita a vari movimenti di ispirazione cristiana e gruppi d’impegno sociale e civile. Sempre a servizio di tutta la comunità locale, nell’esasperata guerra di mafia degli anni ’80, è ad Archi che il primo  gennaio 1989 monsignor Calabrò ha voluto celebrare la “Giornata della Pace” tenendo, in quella occasione, una memorabile ed intensa omelia durante la quale rinnovò l’appello ai mafiosi di abbandonare la strada del peccato e del crimine e di convertirsi realmente e concretamente alla fede in Gesù Cristo e a Dio Padre. Rivolto ai genitori disse tra l’altro “ insegnate ai vostri figli a perdonare, non a vendicarsi, dite che vince chi è capace di stendere la mano verso chi l’ha offeso, non chi la alza con il pugnale, con la pistola. Dite che il lavoro onesto rende poco, ma dà sicurezza, dà pace, dà tranquillità. Il lavoro disonesto, il traffico di armi, di droga, rende molto, si guadagna molto ma senza pace, senza tranquillità e senza vita. Voi vedete la gente che prende questa strada che vita d’inferno fa: non hanno pace e non ne fanno avere agli altri. Dobbiamo pregare il Signore perché illumini le coscienze, perché tocchi i cuori e dobbiamo nello stesso tempo impegnarci in quest’opera concreta”. Punti comuni tra monsignor Calabrò e il sindaco Italo Falcomatà sono intanto che entrambi docenti, furono colleghi di insegnamento all’istituto industriale “Panella” di Reggio Calabria. I due professori hanno profuso un forte impegno pedagogico volto ad orientare e formare le giovani menti al “Kalokagathia”, dove bellezza e forza rappresentano ideali per raggiungere i valori dell’animo umano. Insieme, in quella scuola e quindi, nella comunità cittadina fin dal 1968, hanno speso tutto il loro sentire civico e morale per la crescita non solo culturale, ma soprattutto civile e di cittadinanza attiva delle nuove generazioni. Operativamente si ritrovano insieme tra il 1987 e il 1989 per costruire un percorso di incontro politico tra forze innovatrici e progressiste per costruire un effettivo “cambiamento” nell’amministrazione della cosa pubblica. Il dialogo però si interrompe anticipatamente per l’improvvisa scomparsa di monsignor Calabrò, il 19 giugno 1990, e così saranno il solo professore Falcomatà e gli eredi del sacerdote reggino a rendere concreto il progetto di cambiamento di Reggio quando nel 1993, in Consiglio comunale, si forma una nuova maggioranza tra forze di centro e di sinistra che elegge sindaco Italo Falcomatà, confermato primo cittadino di Reggio nel 1997 col voto diretto della maggioranza degli elettori reggini. “La missione del’Istituzione, la caratterizzazione del progetto educativo – commenta la dirigente Serafina Corrado – ben si coniuga quindi, con i due “uomini” che hanno saputo sintetizzare “il bello il giusto ed il buono. Il nome e l’operato comune dei due docenti illuminati adesso saranno di orientamento come stelle polari per il percorso di tanti giovani i quali, all’interno delle scuole dell’istituto comprensivo durate gli 11 anni di istruzione, avranno modo di scoprire il vero valore aggiunto  che il riferimento a Italo Falcomatà e a monsignor Italo Calabrò avrà per la loro formazione di cittadini europei con radici culturali molto profonde”.

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