Putortì: “poco interesse per l’evento Reggio Città Aperta”

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ReggioCittàAperta“E’ passato qualche giorno dall’evento “Reggio Città Aperta” tenutosi appunto nella città di Reggio Calabria dal 16 al 18 dicembre, il cui scopo principale avrebbe dovuto essere quello di promuovere l’attuazione delle linee guida presenti sulle normative europee e nazionali in materia di digitalizzazione e di partecipazione dei cittadini all’attività delle Amministrazioni pubbliche. Affinché si possa meglio comprendere la rilevanza dell’argomento, va sottolineato che le attuali normative come i DLgs n 82/2005 e n 33/2013, definiscono, (almeno sulla carta), la trasparenza, lo scambio digitale di informazioni e la partecipazione dei cittadini al processo decisionale degli uffici pubblici, quali “livelli essenziali delle prestazioni che le Istituzioni devono garantire in tutto il territorio nazionale e concernenti diritti civili e sociali”, in riferimento all’art. 117, co. 2, lett. m della Costituzione Italiana. Certo leggendo una simile disposizione dovrebbe risvegliarsi una particolare attenzione nella comunità reggina, specialmente in tale momento storico dove ahimè le statistiche riportate sui quotidiani nazionali e locali, hanno inserito la città metropolitana all’ultimo posto tra i Comuni italiani come “qualità della vita”, una pubblicità che certamente non fa onore a tutti quei politici e dirigenti che hanno occupato ed occupano un incarico pubblico”, scrive in una nota Fabio Putortì, portavoce del M.I.T.I. Lega Sud (Movimento Italiano di Tutela e Integrazione). “Ma nonostante ciò, una folta rappresentanza Istituzionale, quanto di media locali, sembra aver affrontato l’evento in questione con marcata sufficienza e non me ne voglia l’Assessore Quattrone, che ad onor del vero ha manifestato entusiasmo ed impegno all’iniziativa, anche se il suo contributo non ha potuto impedire all’intera organizzazione di prendere una diversa piega, che – prosegue– a parte le formalità di rito imposte dagli indirizzi normativi, ha finito con assumere le sembianze di una attività pubblicitaria di strumenti e sistemi informatici piuttosto che rappresentare un presupposto per elaborare un programma strategico e condiviso in grado di diffondere efficacemente il dialogo tra amministrazioni pubbliche e cittadini, così come l’Hackathon incardinato in tale contesto, si è confermato prevalentemente un concorso di idee e di startup riservato ad appassionati e professionisti del settore, più che uno strumento per avvicinare anche i meno esperti dell’informatica a processi democratici di decisione e di gestione delle risorse pubbliche.

 Seppur la mia opinione possa apparire troppo dura e irriveReggioCittàAperta1rente, purtroppo la realtà non se ne discosta, tanto che persino il Sindaco ed il Presidente del consiglio regionale, che dovevano presenziare all’evento, tra altri impegni istituzionali e personali –aggiunge– non sono riusciti a ricavare in tre giorni neanche pochi minuti per sostenere il riconoscimento a tutti i cittadini dei livelli essenziali delle prestazioni e dei diritti civili e sociali, limitandosi tuttavia a lasciare qualche rigo di formali scuse, fortunatamente nel buio delle telecamere locali. In effetti non sarà di certo un Open Data di 3 giorni a determinare lo sviluppo dell’uso del digitale tra cittadini ed uffici pubblici, nonché la partecipazione ai processi decisionali. Ad oggi pertanto va constatato che l’Amministrazione pubblica, volente o nolente, si è limitata ad esercitare per l’ennesima volta la sua discrezionalità sulle idee di pochi privati, quasi tutte incentrate su servizi più commerciali che amministrativi, invece che stimolare il coinvolgimento di tutti i cittadini nelle funzioni primarie dell’Organo amministrativo, in particolare nella gestione della spesa pubblica. Si perché è proprio il modo in cui si gestisce la spesa e le varie gare pubbliche, che determina la “qualità della vita” in un Comune, nonché l’andamento dei “livelli essenziali delle prestazioni che vanno garantite ai cittadini”, come l’occupazione, la sanità, i trasporti e tutti gli altri servizi primari a cui dovrebbe corrispondere una tassazione equa e proporzionata. Tale è il confine che distingue la mera pubblicità dei dati, (in passato sul cartaceo ed oggi sulla rete informatica tramite gli Open Data), sui quali taluni cittadini intervengono ex post, in determinati settori non ad elevato rischio di corruzione e perlopiù in modo passivo, dalla nozione concreta di partecipazione che prevede il coinvolgimento indiscriminato ed attivo di tutti i cittadini in modo ex ante, grazie all’ausilio di sistemi informatici, ossia prima delle determine e delibere amministrative, nonché prima che si attribuiscano alle risorse pubbliche i vari vincoli di spesa. In ragione di quanto detto – conclude– se si vuol accostare la digitalizzazione dell’azione amministrativa al principio democratico, va fatto inevitabilmente riferimento alle funzioni degli Organi di indirizzo politico-amministrativo, i quali, al pari dei Governi passati, prima di elaborare la suggestiva e generale nozione di “Reggio Città Aperta”, dovrebbero dimostrare concretamente di voler superare i limiti di un ipotetica gestione incardinata sul modello del bilancio sociale o di banca dati, a cui poi non seguono puntualmente forme di controllo diffuso e il coinvolgimento diretto di tutti cittadini tramite l’applicazione di un modello di bilancio partecipativo.

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