Infrastrutture strategiche per l’Italia: non farle costerebbe 640 miliardi di euro

StrettoWeb

ponte stretto 05Ammontano a oltre 640 miliardi i costi del ‘non fare’ le opere strategiche in Italia. Lo stima dello Studio 2015 dell’Osservatorio Cnf per il periodo 2015- 2030. La cifra corrisponde al 2,1% del Pil annuale nei prossimi 16 anni, ed e’ calcolato sulla mancata realizzazione di grandi opere di energia e ambiente, viabilita’ e ferrovie, logistica e tlc. Se si considerano anche gli upgrade tecnologici e gli ammodernamenti delle infrastrutture esistenti non farli costerebbe all’Italia fino a 32 miliardi nei prossimi 16 anni.  “Il 2015 e’ un anno particolarmente importante per il settore delle infrastrutture – afferma Stefano Clerici, direttore dell’Osservatorio Cnf-I costi del non fare – molte opere strategiche sono state completate (ad esempio la Teem, la Metro 5 di Milano, la Brebemi, tratte della Salerno-Reggio Calabria e della Variante di Valico), ed e’ in atto un processo di ripianificazione e di razionalizzazione delle priorita’ infrastrutturali (il Mit ha ridotto da 400 a 30 le grandi opere, sono stati pubblicati diversi piani di sviluppo Porti e Logistica, Banda Ultra Larga, Rifiuti; ed e’ in corso la riforma del codice degli appalti). Tuttavia, emergono ancora i gravi limiti del sistema: il blocco del cantiere della Metro C di Roma, la crisi idrica a Messina, i dissesti idrogeologici in Liguria, in Campania e in Calabria e il crollo dei ponti in Sicilia sono alcuni degli esempi”. L’85% delle opere prioritarie e’ infatti in ritardo. L’incremento medio dei tempi e’ del 110%, cioe’ piu’ che raddoppiano. Aumentano anche i costi di realizzazione: il 67% delle opere analizzate ha subito un incremento, in media del 37%. Per le opere di importo superiore al miliardo di euro l’incremento supera l’80%. “Per evitare i ritardi nella realizzazione delle opere e i conseguenti costi a carico della collettivita’, e per usare al meglio le risorse finanziarie che abbiamo occorrono almeno tre cose – dice Andrea Gilardoni docente della Bocconi e presidente dell’Osservatorio: 1) Definire delle Linee-Guida per progettare con qualita’, utili ad aiutare la P.a a gestire i progetti nel loro complesso e i principali fattori di rischio; 2) Sviluppare un rating sociale che possa incidere sul commitment della P.a, sulle scelte di molti investitori interessati al ritorno sociale e sulla valutazione del progetto da parte di stakeholder e popolazioni; 3) Creare un Fondo da 50 milioni di euro, che con cofinanziamenti puo’ arrivare a 150 milioni, per realizzare 100 studi di pre-fattibilita’ per altrettanti progetti strategici per il futuro del Paese”.

Condividi