Felici per Messina? Mica tanto. Il Pd si squaglia e Genovese è pronto a dare battaglia

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Per l’ex primo cittadino Matteo Renzi è il nemico numero uno: serve un segnale di forza in città

Roberto Monaldo/LaPresse

Vanno via alla spicciolata, uno dopo l’altro, fra commenti stizziti e tacite rassegnazioni. Si spostano in Consiglio con leggiadria, evidenziando il “mutamento genetico” del Pd, qualunque cosa voglia dire. Sono i genovesiani di ferro, gli accoliti del nipote di Gullotti, passato armi e bagagli nelle fila di Forza Italia. E loro, senza alcuna ritrosia, lo seguono. Fedeli alla linea, manco fossero dei CCCP.

Gli ultimi in ordine di tempo sono Emilia Barrile e Donatella Sindoni, quest’ultima già fondatrice di Missione Messina con Zuccarello, forza civica che doveva sprigionare energie positive e rivoluzionare il Pd locale. E c’è riuscita: la linea è cambiata talmente tanto che adesso l’intero blocco dem si è spostato alla corte del Cavaliere. Seguono tutti Genovese, con ordine e disciplina.

Da Paolo David a Giuseppe Santalco, da Benedetto Vaccarino a Carlo Cantali: è uno smottamento delle forze in campo che ha lasciato storditi gli elettori e che è destinato a modificare profondamente le sorti della legislatura. Sì, perché Genovese è stato chiaro: lui in pista ci sarà. Il parlamentare inquisito nell’ambito del processo Corsi d’Oro non ha alcuna intenzione di tirarsi indietro e, fino a condanna definitiva, è pronto a gettarsi nell’agone, a battersi ed esercitare le prerogative che la Costituzione gli riconosce. Con un nuovo nemico: Matteo Renzi, ultimo cultore del leaderismo cesaristico, reo di non avergli concesso un equo trattamento, di aver lasciato Messina nelle mani di un Carbone qualunque, manco fosse un feudo dei rottamatori.

Chi è rimasto nel Pd guarda con preoccupazione all’evolversi della situazione: i voti Genovese li pesca con la rete a strascico e il rischio di estinzione si fa concreto. Il matrimonio con Picciolo, se si farà, sarà il preludio ad una convivenza complessa, ove non apertamente un incauto connubio d’interessi. Con qualche anomalia stridente sullo sfondo: Felice Calabrò, considerato in campagna elettorale una marionetta nelle mani di Francantonio dai suoi detrattori, è rimasto a sinistra ma le liste a lui collegate si sono spostate sull’opposto versante. Oggi chi si è affidato a quella realtà non sa più a che santo votarsi.

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