Porto di Gioia Tauro, Cuzzocrea: “una priorità è la riduzione del costo del lavoro. No a ipotesi di accorpamento authority”

StrettoWeb

Nel corso dell’ultimo vertice ministeriale a Roma sul porto di Gioia Tauro si è aperto uno scenario di moderato ottimismo con particolare riferimento a due temi considerati strategici per un rilancio autentico dello scalo reggino, che sia davvero in grado di farne un tassello decisivo per l’economia e l’occupazione calabrese. Ovvero la riduzione, in forma strutturale, delle accise sul carburante e delle tasse d’ancoraggio. Misure che, stando alle indicazioni del ministero dei Trasporti, potrebbero essere inserite nella legge di Stabilità in discussione alla Camera.

Si tratta di una novità importante che indubbiamente ci lascia soddisfatti – commenta il presidente di Confindustria Reggio Calabria, Andrea Cuzzocreapoiché testimonia un primo fattivo interesse del governo ad intervenire concretamente su alcuni nodi ancora irrisolti che da lungo tempo costituiscono il principale freno ad ogni ipotesi di sviluppo del porto di Gioia Tauro. Tuttavia – prosegue il presidente degli Industriali reggini – resta ancora bene aperta sul tavolo della politica, regionale e nazionale, una questione centrale per la definizione di una strategia d’intervento davvero completa e coerente. Mi riferisco all’abbassamento del costo del lavoro che ancora oggi, purtroppo, non vediamo figurare tra le priorità dell’agenda politica nazionale. Eppure esso costituisce uno dei principali fattori negativi per lo scalo reggino che vede abbassarsi notevolmente la propria capacità di competere con altre realtà del Mediterraneo, proprio in ragione della pesante incidenza di questa voce all’interno del circuito produttivo. I dati parlano chiaro – evidenzia Cuzzocrea – il costo del lavoro di un operaio egiziano, solo per fare un esempio, è pari a meno di un decimo rispetto ad uno che lavora in un terminal italiano. Da ciò scaturisce l’esigenza di incidere profondamente sugli oneri previdenziali a carico delle imprese”.

Da queste considerazioni emerge anche la proposta dell’Associazione di via del Torrione: riprendere i principi della legge 522 del ’99 contenente tra l’altro  misure a sostegno dell’industria cantieristica ed armatoriale. “In quella normativa – ricorda il presidente di Confindustria Reggio Calabria – furono previsti, infatti, sgravi contributivi fino all’80 per cento per le imprese che si occupano di cabotaggio marittimo nell’ambito dei collegamenti tra porti dello stesso Paese. Si tratta di una soluzione – evidenzia ancora Cuzzocrea – che potrebbe tornare utile al settore del transhipment, quindi al trasporto delle merci. Peraltro giova ricordare che all’epoca fu la stessa Unione europea ad incentivare questa misura legislativa, proprio perché capace di integrarsi perfettamente con tutte le altre normative in materia”.

E’ in questo quadro, secondo gli Industriali reggini, che occorre muoversi per innescare una rapida ed efficace ripartenza di Gioia Tauro. “Al riguardo – rileva Cuzzocreami preme anche ribadire la centralità della sfera d’autonomia della Port authority di Gioia Tauro. Occorre a nostro avviso allontanare ogni possibile scenario legato ad accorpamenti con altre realtà come Messina, anche perché lo stesso ministro Delrio recentemente ha affermato che la vocazione del porto di Gioia è proprio quella del transhipment e, aggiungiamo noi, delle attività retroportuali.  Tutto questo rende evidentemente insostenibile l’ipotesi della fusione amministrativa con il porto peloritano che, tra l’altro, farebbe emergere ostacoli notevoli sotto il profilo normativo e procedurale, trattandosi di livelli di governance facenti capo a due Regioni diverse, una a statuto ordinario e l’altra a statuto speciale. E in ogni caso – conclude Cuzzocrea – crediamo sia necessario puntare con decisione su una prospettiva differente, che guardi semmai alla Port authority di Gioia Tauro quale sede unica di riferimento per tutto il sistema portuale calabrese”.

Condividi