Messina, scandalo Gettonopoli: Barrile cerca di difendere l’aula

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Il presidente del Consiglio comunale evidenzia come il regolamento sia l’unico atto che debba far fede, prima di avventurarsi in giudizi sommari e approssimativi. Intanto Carreri protesta e grida allo scandalo: secondo l’esponente del consesso civico, Le Donne tratta i colleghi alla stregua dei carcerati

Come abbiamo riportato ieri, gli agenti della Digos – nella mattinata di mercoledì – hanno fatto di nuovo capolino a Palazzo Zanca per acquisire incartamenti sullo scandalo Gettonopoli, estendendo l’indagine anche agli oneri riflessi.

Da Palermo non si è registrato alcun stupore: la relazione di Angelo Sajeva, l’ispettore regionale mandato in avanscoperta in riva allo Stretto, aveva già fatto emergere delle anomalie, anomalie di cui la Regione è pronta a chieder conto, pretendendo dai consiglieri che hanno adottato comportamenti illeciti la restituzione dei gettoni indebitamente incassati.

A porre un freno al clima inquisitorio è stata il presidente del consesso civico, Emilia Barrile, la quale ha difeso la liquidazione dei gettoni per le sedute andate deserte in assenza di numero legale. A giudizio dell’esponente del Pd, infatti, bisogna comunque salvaguardare l’intento partecipativo, anche allorquando nessuna attività viene posta in essere dal Consiglio. Andrebbe, cioè, premiata la presenza fisica e la disponibilità dei consiglieri. Barrile ha ribadito poi che qualunque altra interpretazione gode di piena legittimità, ma per essere presa in considerazione richiede preliminarmente l’adozione di un regolamento ad hoc, poiché quello attualmente in vigore al Municipio non andrebbe incontro ad obiezioni di siffatta natura.

Sempre nella giornata di ieri si è registrato lo sfogo di Nino Carreri, consigliere del Pdr-Sicilia Futura. Questi, allontanatosi per pochi minuti dall’aula, al ritorno ha visto il tesserino sfilato dal dispositivo elettronico che ne segnalava la presenza. Immediato lo sfogo con l’ufficio di presidenza: “è un esagerazione stare qua dentro come fossimo in carcere, coi segretari mortificati che vengono a staccare i tesserini se usciamo dall’aula. Se dobbiamo stare con la palla al piede, lo voglio sapere con un parere della Regione e non perché ce lo dice il Segretario comunale” ha tuonato l’eletto in forza al partito di Picciolo.

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