Francia, attentati Parigi: autorità al lavoro per identificare gli attentatori
Il timore è che altri terroristi, nel caos totale scatenato dalle sparatorie e dalle esplosioni, siano potuti fuggire. Certo, ragionano gli inquirenti, “hanno agito in modo coordinato, c’è stata contemporaneità negli attacchi” e apparentemente non c’era un obiettivo preciso, un luogo simbolico come avvenuto per gli attacchi di gennaio (un supermercato kosher, la redazione di Charlie Hebdo che aveva pubblicato le vignette su Allah). “Alcuni terroristi sono usciti dalle auto e hanno preso a sparare a caso sulla gente”, riferiscono altre fonti giudiziarie, lasciando intendere che è molto probabile che qualcuno tra gli aggressori sia fuggito.
Al Bataclan hanno lanciato un massacro, poi il fatto che si siano avvicinati al presidente, che era allo stadio, mostra la loro determinazione, ragionano gli addetti alle indagini.
Un’azione di guerra vera e propria, non un attacco mirato.
Ora si conta di ottenere informazioni dagli esami dei resti dei kamikaze, dal loro dna: avevano precedenti? Sono noti ai servizi o alle forze dell’ordine? E, soprattutto: “sono stati in Siria?”, come riferisce una giornalista di cronaca giudiziaria di France Info che ha consultato fonti vicine agli inquirenti febbrilmente al lavoro.
Erano tutti molto giovani, “avevano meno di 25 anni” i terroristi entrati in azione nel teatro Bataclan a Parigi: lo riferiscono numerosi testimoni sopravvissuti alla strage. “Abbiamo sentito gli spari, ci siamo girati e abbiamo visto questi due ragazzi, che hanno intimato di gettarci a terra”, racconta un giovane che era nel teatro.