Reggio, Chizzoniti sull’UNITAS Catholica: “demolito l’impianto accusatorio”

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Unitas-Catholica-Reggio“Sulla scorta degli elementi ulteriori anche sopravvenuti adotti dalla difesa nel corso dell’udienza camerale ritiene il collegio che il ricorso possa trovare accoglimento per difetto di un quadro probatorio che consenta, allo stato, di ravvisare in capo al ricorrente il fumus del reato contestato”. Lo riferiscono gli Avv.ti Aurelio e Steve Chizzoniti, richiamando l’ordinanza del Tribunale della Libertà (Bellini Presidente, Asciutto e Foti a latere) depositata ieri in ordine al ricorso connesso al sequestro preventivo in parte qua della struttura dell’UNITAS Catholica amministrata dal Can. Prof. Antonio Foderaro disposto in data 31/07/2015 in via d’urgenza dalla P.G. delegata e convalidato dal GIP presso il tribunale di Reggio Calabria. L’ordinanza che, di fatto, demolisce l’impianto accusatorio evidenzia che “sulla base della pacifica linea interpretativa tracciata dalla Suprema Corte sul delitto di cui all’art. 591 c.p. (abbandono di persone minori o incapaci) per la configurabilità dell’elemento psicologico è richiesta la consapevolezza di abbandonare il soggetto passivo che non abbia la capacità di provvedere a se stesso in una situazione di pericolo di cui si abbia l’esatta percezione”. I Giudici del riesame sottolineano che il presupposto del provvedimento impugnato è stato desunto da un sopralluogo nella struttura eseguito dalla P.G. delegata a seguito della pubblicazione di un articolo su un quotidiano locale corredato da foto da cui emergeva una condizione di degrado del centro di accoglienza per minori UNITAS Catholica. Il Collegio giudicante, puntualizzano gli Avv.ti Chizzoniti, afferma che quanto dedotto in sede di sopralluogo sul versante igienico-sanitario “non vale da solo a configurare la nozione di abbandono penalmente rilevante che deve essere sintomo del perdurare della violazione di cure e custodia per cui ritiene che il materiale ulteriore offerto in valutazione dalla difesa valga ad inficiare – privandole di in equivocità ai fini della valutazione del fumus anche sotto il profilo della integrazione dell’elemento psicologico – le emergenze valorizzate con il provvedimento impugnato, apparendo a dir poco carente il quadro indiziario in ordine alla sussistenza di una condizione di effettivo pericolo per l’integrità fisica degli ospiti della struttura, tutti ultra quattordicenni. Per cui non opera per gli stessi alcuna presunzione legale di incapacità di provvedere a se stessi. Mentre non vi sono, allo stato, elementi che denotino la violazione dell’obbligo di garanzia cui è tenuto l’amministratore della Fondazione, tanto meno una condizione di pericolo per gli stessi”. In tal senso, prosegue il TDL, “l’organigramma della struttura, la stipula in data 29/01/2015 del contratto del servizio di sanificazione, le numerose fatture attestanti l’acquisto regolare e sistematico di prodotti per l’igiene personale degli ospiti nonché di carne ed altri generi alimentari non depongono, anzi escludono una condizione di abbandono degli stessi privando di significatività, ai fini della valutazione del fumus, gli elementi posti a fondamento del sequestro impugnato e le valutazioni sugli stessi fondate. L’ordinanza di annullamento del provvedimento cautelare non manca di osservare che, così come accertato in sede di indagini difensive, le pentole ritratte sul pavimento del bagno nelle foto allegate all’articolo pubblicato su un quotidiano locale, “erano sparite dalla cucina da due-tre giorni e poi misteriosamente riapparse nell’articolo”, accreditando “il clima di tensione e scontro all’interno della struttura originato dal taglio di circa dieci unità in esubero preannunciato dal Prof. Foderaro”. Secondo i difensori Aurelio e Steve Chizzoniti, particolarmente eloquente appare l’assunto del Tribunale adito in relazione alla “situazione di disavanzo economico originata dall’ingente esposizione debitoria della Regione Calabria nei confronti della Fondazione UNITAS Catholica che certamente incide sulla gestione del centro di accoglienza”.  Il TDL evidenziando “le difficoltà di ravvisare il nesso strumentale tra i locali sequestrati e la condotta di abbandono di minori di cui all’art. 591 c.p.”, smantella conclusivamente l’impianto accusatorio e l’efficacia del sequestro preventivo poiché lo stesso inidoneo ad interrompere gli effetti del reato poiché “incompatibile con la concessa facoltà d’uso degli ambienti sequestrati senza particolari prescrizioni, senza l’apposizione dei sigilli, ponendosi in evidente contraddizione con le finalità proprie della misura cautelare reale”. Gli Avv.ti Aurelio e Steve Chizzoniti esprimono piena soddisfazione per il dovizioso contenuto tecnico e di merito del provvedimento depositato affermando di rimanere in fiduciosa attesa circa gli sviluppi processuali nei confronti dei querelati per diffamazione ed altro in pregiudizio del Prof. Foderaro e della Curia Reggina i cui giudizi sono pendenti presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria e di Roma per l’articolaccio pubblicato in data 11/08/2015 sul quotidiano on-line “L’Espresso”.

 

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