Milazzo, Formica non ci sta: il referendum è soltanto “un passo indietro”

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Il primo cittadino attacca Crocetta e Renzi: di noi se ne fregano. Poi spiega che è inutile creare confusione in merito ai disegni dell’Edipower

Sindaco-Formica milazzoSono diverse le ragioni per le quali il referendum sul termovalorizzatore o inceneritore che dir si voglia rischia di complicare la situazione anziché di semplificarla. Intanto, un referendum consultivo si fa per consultare le popolazioni prima di prendere una decisione. Nel nostro caso 16 comuni si sono già espressi per il no con voti unanimi. La conseguenza immediata dell’indizione della consultazione, quindi, sarebbe quella di sospendere l’efficacia di quelle deliberazioni in attesa di conoscere la volontà popolare alla quale bisognerebbe adeguarsi anche quando fosse di segno opposto a quella già manifestata dagli organi collegiali. Un passo indietro rispetto all’elaborazione ed all’attività degli ultimi anni”. Esordisce così Giovanni Formica, sindaco di Milazzo, che ha espresso la propria ostilità all’idea di consultare per via referendaria la cittadinanza in merito al termovalorizzatore che la Centrale Edipower vuole costruire.

manifestazione no css ram milazzo (1)“La celebrazione del referendum, come di norma accade persino in materie assai importanti, porterà alle urne poche migliaia di persone rispetto al grande numero di aventi diritto. È facile – prosegue il primo cittadino – presumere che quanti andranno a votare esprimeranno in larghissima maggioranza contrarietà alla realizzazione dell’inceneritore, ma si aprirà la strada, come sempre accade in questi casi, ad un conflitto tra quanti invocheranno il risultato della consultazione e quanti, invece, faranno riferimento all’astensione assegnandogli il valore di scelta. Se, quindi, alle urne si recherà il 30% degli aventi diritto (previsione più che rosea), tutto il dibattito si sposterà sul 70% che avrà disertato il voto e ciascuno proverà ad attribuire agli astenuti una posizione affine alla propria con il risultato che una volontà che oggi è granitica grazie alla libera espressione degli organismi democraticamente eletti che, nell’esercizio del loro ruolo, si sono fatti interpreti della volontà popolare e si sono assunti per intero le responsabilità discendenti dal mandato ricevuto, sarà messa in dubbio ed in discussione da un risultato elettorale che alimenterà letture falsate ed interpretazioni fantasiose. Credo che la soluzione vera ed unica alla chiusura della centrale termoelettrica sia la bonifica del sito che assicurerebbe il mantenimento dei livelli occupazionali ed anzi il loro incremento. Milazzo e la Valle del Mela hanno pagato e pagano un prezzo troppo alto all’industria pesante”.

Da qui la critica a Palermo e Roma, che hanno mostrato noncuranza nei confronti delle realtà del comprensorio. “La dichiarazione di zona ad alto rischio di crisi ambientale, che avrebbe dovuto aprire la strada ad una stagione di risanamento del territorio, si è rivelata uno strumento industriale alla cui ombra si pensa ancora di poter fare qualunque cosa del nostro comprensorio. I comuni, insieme, possono invertire questa tendenza e disegnare con il contributo di tutti i cittadini un futuro diverso e migliore per le giovani generazioni. Valorizzando la portualità, l’agricoltura di qualità, le bellezze naturali ed architettoniche del territorio, preservando tradizioni e cultura e trasformandole in opportunità di sviluppo. Non è impossibile, altri lo hanno fatto con grande successo. Questa battaglia è il primo vero appuntamento al quale le amministrazioni sono chiamate. Spero che prevalga il buonsenso e la collaborazione. C’è una speranza per la provincia di Messina e per i lavoratori. Dividersi, contrapporsi, guardare al proprio orticello, quale che esso sia, è il migliore dei modi per farla sfumare. Milazzo, per parte sua, ha già detto come la pensa e non servono ulteriori passaggi o conferme”.

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