Messina, emergenza idrica: domanda altissima dalle utenze. In Consiglio si valuta la sfiducia

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Accorinti nel fortino: Pdr e Ncd pronti alla resa dei conti. Signorino e De Cola difendono l’operato dell’Amministrazione

Foto Andrea Di Grazia/Lapresse

Come volevasi dimostrare, il ritorno alla normalità è più complicato del previsto. L’erogazione idrica, iniziata alle 3 di notte dalle parti dell’Annunziata per poi proseguire lungo il perimetro cittadino, è stata sospesa verso le 8, allorquando i serbatoi dell’Amam sono rimasti vuoti. Secondo i vertici della partecipata circa il 60% del territorio è stato servito, senza intoppi di sorta. La domanda ha raggiunto vette impressionanti dalle prime luci dell’alba, segno che le rassicurazioni offerte dalle istituzioni non vengono ritenute attendibili. Se a questo dato aggiungiamo l’ordinaria gestione domestica, fra lavatrici e lavastoviglie le risorse accumulate sono state prosciugate rapidamente. Frattanto in nottata è giunta nel porto cittadino la nave cisterna garantita da Prefettura e Protezione Civile, un’ulteriore riserva da mettere in circolo nelle tubature. Sul versante di Calatabiano i lavori sono ormai stati ultimati: il rinforzo della tubatura con 10 piastre d’acciaio è andato a buon fine e lo scorrimento delle acque, ancorché a portata ridotta, non mostra particolari criticità. Segnali d’ottimismo l’Amam li ha mostrati anche in relazione al bypass di Forza d’Agrò: il collegamento infrastrutturale sarebbe pronto e il suo utilizzo potrebbe rivelarsi da subito decisivo per il pieno superamento dell’emergenza.

Sotto il profilo politico il discorso è diverso, perché quando la burrasca sarà passata necessariamente bisognerà riflettere sulle responsabilità dello sfacelo vissuto dalla collettività. Ieri, in una conferenza stampa convocata a Palazzo Zanca, il vicesindaco Guido Signorino e l’assessore ai Lavori Pubblici Sergio De Cola hanno offerto ai media la versione dell’Amministrazione. Essa, secondo gli esponenti della Giunta, avrebbe “utilizzato al meglio, lavorando senza sosta, le disponibilità evidentemente insufficienti“, con buona  pace delle rimostranze di Trotta: “I rapporti con le istituzioni e il tavolo tecnico sono stati continui e l’attività di coordinamento (esplicitamente apprezzata dalla Prefettura nei tavoli tecnici sia di lunedì pomeriggio che di ieri mattina) è continuata indefettibilmente“. Anche la presenza di Accorinti a Torino, all’assemblea nazionale dell’Anci, è stata ridimensionata: se il sindaco si è recato nel capoluogo pimontese, è stato solo per far presente al Governo nazionale “la gravissima situazione della città e la necessità di un intervento” tempestivo da parte delle istituzioni.

Opinioni che non sembrano aver convinto il civico consesso. E’ tornata prepotentemente, in queste ore, l’ipotesi della sfiducia, apertamente ventilata dal Pdr e dal Nuovo Centro Destra. Daniela Faranda, in tal senso, ha affermato che il dato è tratto: “Da giorni il sindaco rilascia dichiarazioni altisonanti sul tema dell’acqua pubblica e sul dissesto idrogeologico, tutte tematiche legittime ma inopportune. I cittadini – ha continuato – vogliono sapere come mai non si è provveduto fin da subito a trovare soluzioni alternative. Per non parlare della malsana abitudine di veicolare su Facebook affermazioni inesatte e fuorvianti” ha tuonato la consigliera costernata per l’impotenza manifestata dalle istituzioni. Sulla stessa lunghezza d’onda il partito di Beppe Picciolo che, tramite il suo portavoce Salvo Versaci, ha spezzato la retorica e i giri di parole: “Terminata la fase emergenziale proporremo la conclusione di questa fase politica trasformatasi in farsa“.

Foto Marco Alpozzi/LaPresse

Fra colpi bassi e valutazioni diametralmente opposte, sarà forse il caso d’inquadrare meglio quanto avvenuto. Il problema del dissesto idrogeologico è noto da tempo e non può essere imputato all’attuale Amministrazione: Accorinti non ha innescato la frana e metterla su questo piano sarebbe ridicolo. Tuttavia la capacità d’intervento della Giunta, la predisposizione strategica di un piano B in caso di penuria da Fiumefreddo, la politica della prevenzione dei rischi, tutti questi elementi rivelano clamorose mancanze imputabili al Governo cittadino. Il Consiglio Comunale, a sua volta, non è una stanza vuota in cui si sfila per prendere il gettone di presenza: è un consesso istituzionale che nei mesi precedenti non ha mai ritenuto necessario discutere di queste criticità, salvo comunicati stampa mai sbarcati in Aula. E non si può rinviare tutto, obtorto collo, alle valutazioni del personale tecnico dell’Amam, pena l’assoluzione collettiva di una classe dirigente che ha mostrato, al bisogno, di non essere capace d’affrontare le difficoltà.

Accorinti ha poi una responsabilità ulteriore che è quella del narcisismo mediatico, cui si affianca – mestamente – la totale assenza di giudizio circa l’opportunità di talune dichiarazioni. Nell’emergenza vissuta Palazzo Zanca ha delle colpe palesi, eppure si è pensato di polemizzare con quanti invocavano o invocano il Ponte, di rispolverare il vessillo dell’acqua pubblica. Così facendo la crociata contro Siciliacque Spa è divenuta l’elemento portante di una polemicuzza stracciona e miope, laddove è bastato un tubo rotto, nella partecipata pubblica di riferimento, per paralizzare una città e ridurla alla sete. In un regime di concorrenza e di libero mercato, ove la mancata erogazione sarebbe corrisposta ad una perdita economica per gli attori chiamati a gestire il servizio, tutto questo non sarebbe successo.

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