Il rappresentante dell’Udc, nell’atto indirizzato al Governo, sottolinea come gli enti dell’isola rischino il collasso finanziario
“Con le delibere dei commissari ad acta delle Camere di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa è stato deciso l’accorpamento delle tre Camere di commercio – spiega l’ex ministro – definendo anche il nome e la sede legale a Catania del nuovo organismo. Per la sede di Messina, invece, a tutt’oggi, non è pervenuto alcun atto formale in tal senso. Anzi – prosegue – l’accorpamento delle altre sedi siciliane non prevede in futuro il coinvolgimento della Camera messinese, dimenticando il principio di solidarietà tra sedi che è uno dei cardini sui quali si basa il sistema camerale nazionale”.
A questo punto D’Alia si sofferma sulle condizioni dell’ente camerale messinese che “non avrebbe alcuno dei requisiti minimi per rimanere in vita autonomamente, poiché il bacino di imprese del territorio ha una consistenza di circa 60 mila unità comprese le unità locali. Sull’ ente – osserva – pesa anche il doppio gravame degli stipendi e delle spese dei pensionamenti a carico dello stesso: questo causato da un evidente vuoto legislativo in materia“.
D’Alia, allora chiede “la salvaguardia dei profili economici e patrimoniali derivanti dal mancato accorpamento della Camera di commercio di Messina con le consorelle di Catania, Siracusa e Ragusa e di intervenire con una misura adatta per risolvere il problema dei pensionamenti delle Camere di commercio siciliane che altrimenti rischiano il collasso economico e finanziario”.