E’ uscito “Derma”, il primo album della band calabrese LaBrain

StrettoWeb

Un viaggio nell’astratto, un percorso onirico di trentacinque minuti: un attimo prima ti sbalza dolcemente nell’indefinibile esistere e, quello dopo, ti inchioda con i piedi per terra, tra virtù e miserie umane. E’ il risultato del primo lavoro discografico, indipendente, della band calabrese “LaBrain”, rilasciato esattamente un mese fa. Un disco intenso, con un sound eterogeneo, che vola, inseguendo il mito dei Pink Floyd e, poi, scende in picchiata a raccogliere sotto il letto del fiume, come pepite d’oro, le parole della lirica d’autore; risale le acque con il prog italiano e anglosassone, con il post rock, il rock sperimentale, specchiandosi nella musica dei Radiohead, dei King Crimson e dei PorcupineTree.  Quello confezionato in “Derma”, però, non è un cammino nostalgico verso il passato. La commistione delle influenze musicali, assorbite e rielaborate, si sparpagliano in maniera creativa nei sei brani presentati: insomma, sulla tela ci sono i colori degli anni ’70 e anche della metà dei ’90, ma il quadro raffigura temi attuali. “Derma” è un concept album che ruota attorno all’esaltazione del mistero interiore e al decadimento etico-morale di una società che si arrampica su imperi di carta economici-materiali-estetici, dove vivono, da una parte, passanti erranti, traditi, ubriachi di solitudine, e, dall’altra, professionisti della banalità. Il reale, quindi, diventa fasullo, mentre “la tua anima è un posto migliore”.

Il frontman della band, Alessio Ciccolo, sin dal pezzo d’apertura, “Limitless”, dà ufficialmente voce all’invito (In caduta libera verso l’ignoto / Perditi un po’ nell’irreale che spaventa), mentre Giulio Varrà e le sue tastiere tracciano un background tipicamente onirico. Nella title track strumentale, “Derma”, la melodia, forte e delicata, del pianoforte spiana la strada ad un pregevole solo di chitarra di Francesco Petrolino.  Tra i due pezzi, spicca “Il passante”, singolo che ha anticipato l’uscita del disco, caratterizzato da un riconoscibilissimo flauto, quello suonato da Stefano Lipari, e per lunghi tratti da un sound potente. Un brano ruvido, “Il Tempio della banalità” (dove “adeguarsi e restare è un po’ come morire”), dissolve la magia della title track e ci riporta in terra: qui salgono, invece, in cattedra il basso di Ivan Verduci e la batteria di Samuele Arcudi. In “Pelleossa”, ritroviamo una scrittura sempre interessante e più ricercata (Sensi vanno via tra il pianto e la colpa / Li ho persi tra le onde del tempo / In uno straziante urlo senza voce). Canti di sirena, melodie ancestrali risuonano in “Sensi”, brano simbolo di un album decisamente ambizioso e coraggioso. Lunga quasi undici minuti, la canzone racchiude lo spirito di “Derma”: qui, si compie la simmetria, si mette un punto e si fa un respiro profondo che lega pelle e cielo. E’ possibile prenotare la copia fisica del disco “Derma”, scrivendo all’indirizzo mail labrain.band@gmail.com, tramite il sito ufficiale (http://labrainband.wix.com/labrain) oppure attraverso la pagina facebook della band LaBrain. Attualmente, inoltre, è possibile scaricare o ascoltare i brani dell’album in formato digitale su iTunes, Google play, Spotify, Deezer, Amazon music.

 

Condividi