Due anni sul Carso

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Oggi  a ricordo del loro padre, i figli pubblicano il testo con amore

Quest’anno si ricorda il centenario della prima Guerra Mondiale e quale modo migliore di farlo che diffondere il diario che  un combattente ha scritto di proprio pugno?  Mi piace infatti onorare da queste mie pagine il reggino Cav. Antonino De Benedetto, che, sebbene non acculturato, è riuscito ad esprimere in modo efficace i mesi trascorsi al fronte. Antonino , nato a Cataforio di Reggio Calabria, dove lavora come muratore e fa parte della Banda musicale , appena ventenne, il primo gennaio  del 1917  parte per ila guerra , dove sarà impegnato con alterne vicende fino al 31 dicembre 1918. Da Reggio Calabria a Statte, nelle Puglie, a Monfalcone, in Friuli, con alcuni ritorni a casa a causa di alcuni infortuni sul campo, è una vera a propria odissea quella che emerge dagli appunti sintetici e puntuali del giovane Antonino. Sono molte le vicissitudini che deve affrontare anche nel fisico sopportando sofferenze serie come per esempio quelle causate dalla scabbia, una patologia causata dalla scarsità di igiene  che la guerra porta con sè.

La Notte non si poteva stare non si poteva rimanere ne all’impiedi ne seduti, eravamo uno sull’altro, con l’acqua che penetrava dal tetto e con cattivo odore del fiato non si poteva resistere, ne vivere.”

” La notte non ho dormito pensando la mia cara madre lontana e la mia sorellina e mi trovavo li, al buio solo, più orfano di come lo ero stato fino a quel momento, già orfano per aver perduto il padre a 13 anni, cosa potevano sapere gli uomini che governavano ??? Così è passata quella lunga notte.”

“La mattina del 27 luglio, abbiamo avuto ordine dal comandante di Battaglione di consegnare le coperte per farli disinfettare, alle ore 9 ci hanno portato a fare il bagno e avendo la biancheria addosso da un mese, dopo il bagno ci hanno consegnato la biancheria pulita.”

“La sera in libera uscita con alcuni amici calabresi di Cosenza, con un sergente maggiore e un caporale, ci siamo recati al paese e siamo entrati in una bottega per cenare –a San Martino di Trezzo sull’Adda-, ma non essendoci niente da mangiare ci abbiamo fatto fare uova bolliti e una insalata di pomodoro e cipolla, da me molto desiderata perchè era da un anno che non la mangiavo. L’Insalata, le uova, il pane ed un fiasco di vino ci venne a costare L. 7,55, tutti ci siamo meravigliati, ma non c’importava nulla, perchè eravamo in zona di guerra, siamo usciti per fare rientro e ci siamo messi a cantare.”

il 28 ottobre “….. leggevo il giornale il Resto del Carlino  che diceva che i tedeschi avevano riconquistato il loro territorio e stavano per calpestare il suolo italiano ( io non gli ho creduto ).”

” …….siamo arrivati in un paese di nome Nonantola e ci hanno fatto entrare dentro un teatro, chiusi dentro non potevamo uscire ne vedere la luce, tanto che per dormire ci siamo messo a terra. In quel momento ho fatto una riflessione, cosa ho fatto per essere trattato così ? mi sono subito ripreso- ho detto….tutto l’amor di Patria”.

Naturalmente il libro va letto tutto perchè ogni frase sottende sentimenti profondi della vita di Antonino giovanissimo che va incontro al peggiore degli ignoti, qual è la guerra, nel migliore dei modi.

Non ho voluto contaminare lo scritto con la mia interpretazione e ho lasciato parlare l’autore. Secondo  me scritti come questo dovrebbero essere testi monografici di insegnamento obbligatorio perchè dicono molto di più dei lavori degli accademici titolati di turno.

Ringrazio il Pof. Vincenzo De Benedetto, reggino di nascita, romano d’adozione, per avermi reso partecipe di una bella pagina di storia scritta dal papà, che tutti i figli hanno voluto ricordare anche con una bella targa apposta accanto al portone della propria abitazione di Reggio Calabria sulla Via Reggio Campi.

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