Reggina, la società difende Falcomatà ma non smentisce la telefonata tra il Sindaco e Tavecchio

StrettoWeb

Reggina, la nuova società replica a StrettoWeb e difende il Sindaco ma non smentisce la telefonata tra Tavecchio e Falcomatà, non può farlo perchè è un fatto realmente accaduto

Una bomba. Il clamoroso retroscena pubblicato stamattina in merito alla vicenda che a luglio ha visto scrivere una delle pagine più buie della storia della città di Reggio Calabria con la mancata iscrizione della Reggina al campionato di Lega Pro ha suscitato le più variegate reazioni. Dalla rabbia alla tristezza, dallo sconforto di tutti quei reggini di buon senso che speravano in un epilogo diverso all’incredulità di chi ovviamente non si aspettava una simile leggerezza da parte del primo cittadino in un momento così delicato.

Nessuno, è bene subito precisarlo, ha dato a Falcomatà le “colpe” della mancata iscrizione della Reggina. La bramosità di avere dei colpevoli da crocifiggere per ogni evento funesto appartiene soltanto alla becera mentalità sottosviluppata delle comunità che ragionano soltanto in base a santi, eroi, amici e nemici. Così come è becero l’atteggiamento di chi, in ogni modo, in questa fase così delicata alimenta divisioni e contrapposizioni nel panorama calcistico reggino. Ma anche su questo non c’è da discutere. La Reggina Calcio Spa è un’azienda ancora in vita ma che non rappresenta più il calcio non avendo iscritto alcuna squadra ad alcun campionato (come su StrettoWeb abbiamo spiegato in tempi non sospetti). La nuova società, denominata soltanto formalmente ASD Reggio Calabria per un breve periodo di transizione in base alle norme federali (anche se la Reggina Calcio Spa fosse già fallita, la nuova società per un anno non si sarebbe potuta denominare Reggina, in base alle stesse NOIF che valgono per tutti gli altri club e che hanno già tutta una serie di riferimenti storici ben precisi), è la squadra di calcio che rappresenta la città, su StrettoWeb abbiamo scelto controcorrente (e siamo stati quasi gli unici) di continuare a chiamarla Reggina e abbiamo portato avanti una vera e propria battaglia nelle scorse settimane per provare a spiegare come stanno le cose, con una serie di concetti da un lato semplici e banali, dall’altro assolutamente importanti e ancora oggi validissimi senza alcun tipo di passo indietro.

Abbiamo sostenuto nel modo più intenso possibile la campagna abbonamenti del club, invitando i tifosi ad abbonarsi in massa con decine di articoli, immagini pubblicitarie, banner, loghi, più di quanto non abbia fatto nessun altro. L’abbiamo fatto con convinzione perchè era la cosa giusta da fare, così come la “battaglia” mediatica sostenuta con convinzione per illustrare che il fatto che per un anno non si chiamerà Reggina non significa che è un’altra squadra o che non è la “vera” Reggina, dopo la notizia – anche questa pubblicata in anteprima su StrettoWeb – sul problema legato al nome nei giorni dell’iscrizione, che aveva scatenato il caos nella tifoseria. Basti vedere:

Come si può notare, addirittura abbiamo portato avanti la nostra battaglia sul nome (tutta a sostegno del nuovo club) mentre persino il Presidente Praticò ci smentiva dicendo pubblicamente che “rischiamo di chiamarci ASD Reggio Calabria ancora a lungo” nonostante pochi giorni prima avesse affermato che “sul nome potevamo fare ricorso“.

Oggi pubblichiamo il clamoroso retroscena. Perchè proprio oggi, si chiede qualcuno. E’ semplice: perché l’abbiamo appreso oggi. Ed era da quel maledetto luglio che cercavamo, da giornalisti, di capire cosa fosse accaduto. Era doveroso, dopo quello che è successo in quei giorni terribili, fare luce sulle vicende che hanno portato allo svincolo dei calciatori da parte della FIGC. Prima di noi avrebbero dovuto farlo i diretti interessati: Foti, Praticò e Falcomatà. Dovevano dare risposte alla città. Non l’hanno fatto e da quel momento la decisione era rimasta avvolta nel mistero. Era un loro dovere rispondere alla gente che aveva persino messo le mani nel portafoglio, rinunciando in alcuni casi ad un regalo per il figlio, ad una serata in pizzeria, per salvare la Reggina. Poi da un momento all’altro è arrivata l’inattesa mazzata e la corsa all’iscrizione s’è interrotta, senza una spiegazione, senza un motivo valido. Abbiamo capito le motivazioni di Praticò, che s’è gettato a capofitto nella nuova avventura e per condivisibili motivi di opportunità ha preferito glissare. Ma almeno Foti e Falcomatà avrebbero dovuto dire qualcosa, invece si sono trincerati nel silenzio più assoluto. Eppure bisognava fare chiarezza, bisognava dare risposte e bisognava farlo al più presto per spiegare almeno cos’era successo a chi per passione della Reggina aveva raccolto denaro, creduto in un sogno, illudendosi ancora. La nostra notizia del clamoroso retroscena pubblicata qualche ora fa arriva dopo un mese e mezzo perchè ci abbiamo messo un mese e mezzo a capire come davvero sono andate le cose. Un sacco di tempo, certo, ma almeno ci siamo arrivati. L’abbiamo chiesto in tutti i modi ai diretti interessati, ma nessuno aveva risposto in modo preciso. Soltanto ieri ai microfoni di StrettoWeb il Presidente della FIGC Tavecchio ha concesso un’intervista in cui, tra le altre cose, ha detto chiaramente che “non si sono verificate le circostanze auspicate dal Sindaco”. Serve altro?

I toni trionfalistici della conferenza stampa del 17 luglio a Palazzo San Giorgio sono documentati non solo dalle dichiarazioni virgolettate, ma anche da registrazioni audio e video. Falcomatà diceva testualmente: “torniamo da Roma con tre punti“. Ci hanno raccontato che avevano salvato la Reggina!!! E ci avevamo creduto tutti, ci eravamo entusiasmati, avevamo sostenuto la raccolta fondi popolare ma poi all’improvviso giovedì 23 luglio in modo clamoroso e inatteso, la FIGC ha svincolato tutti i calciatori mettendo fine al sogno della Reggina, chiudendo quella porta che il Consiglio Federale aveva lasciato aperta. E qualcuno può pretendere che tutto questo possa passare inosservato, nel silenzio più totale, senza che nessuno dica perché e cos’è accaduto? La FIGC avrebbe potuto fare lo svincolo dopo pochi giorni se lunedì 27 la Reggina non avesse presentato tutta la documentazione (con i soldi) richiesta. L’avrebbe dovuto fare la settimana precedente se non avesse concesso alla Reggina una seconda chance. Come mai l’ha fatto proprio giovedì 23? Soprattutto in quella fase in cui la Reggina ci stava riuscendo davvero! La città se lo è chiesto invano per un mese e mezzo, noi oggi gli abbiamo dato quella risposta che i diretti interessati avrebbero dovuto dare subito.

Abbiamo semplicemente raccontato un fatto realmente accaduto e che, in quanto tale, non può essere in alcun modo smentito da nessuno. Abbiamo fatto chiarezza dando alla gente quelle risposte che altri dovevano dare un mese e mezzo fa. L’abbiamo fatto con difficoltà, con sacrifici, soltanto per onorare il nostro lavoro di informatori al servizio dei cittadini.

Stasera arriva la risposta della nuova società, la nuova Reggina formalmente denominata per un anno ASD Reggio Calabria, che in un comunicato stampa scrive quanto riportiamo integralmente:

Polemiche sterili, speciose, ad’oggi incomprensibili che non servono a nessuno, e rischiano solamente di danneggiare il progetto sportivo della società ASD Reggio Calabria, che tra mille difficoltà è riuscita a rialzarsi e adesso muove i suoi primi passi con l’obiettivo di riportare in alto il nome della nostra città nel mondo sportivo e non solo. L’Amministrazione comunale ci è stata vicina fin dal primo istante. Altro che clamoroso retroscena! Siamo di fronte ad un modo di dare notizie che non fa bene né alla società né ad una squadra che in questi giorni si prepara ad esordire di fronte al suo pubblico e ha bisogno di concentrarsi al massimo e calarsi in una realtà complessa ed impegnativa come si è rivelato il campionato di serie D. Le polemiche di queste ore non fanno altro che alimentare un clima di sfiducia e disfattismo che non è affatto utile in un momento in cui la Società, l’amministrazione, la stampa ed i tifosi dovrebbero fare quadrato stringendosi attorno a questa creatura che nonostante i pronostici avversi è riuscita a mettersi in piedi. E’ inammissibile che qualcuno oggi si permetta di mettere in discussione l’operato del Sindaco Falcomatà che fin dal primo istante è stato vicino dapprima alla Reggina Calcio 1986 e poi alla nostra realtà sportiva, andando in molti casi ben oltre le sue competenze amministrative pur di salvaguardare l’enorme valore sociale che lo sport assume nella nostra città. Quando si è trattato di andare a battere i pugni sui tavoli romani per difendere gli interessi di Reggio e dei reggini, Falcomatà non ha esitato un solo istante ad annullare tutti i suoi impegni ed accompagnarci in quella trasferta che era l’ultimo complicato tentativo di tenere aperta una prospettiva di speranza per il futuro del calcio a Reggio. All’amministrazione diamo atto di aver riconosciuto la bontà del nostro progetto, consapevole dell’inestimabile valore sociale che assume il calcio nella nostra città, non solo sotto il profilo squisitamente sportivo e identitario, ma anche per l’indotto occupazionale che esso genera.Da parte nostra non possiamo che ringraziare il Sindaco, che è stato vicino a quella squadra, Reggina Calcio 1986, non solo in quei giorni infuocati, ma anche nella fase successiva, quando si trattava di salvare il calcio a Reggio dando fiducia al nostro progetto, fatto assolutamente non scontato considerando la situazione di evidente difficoltà dalla quale partivamo. Fin dalle prime battute dunque il nostro rapporto con l’Amministrazione Comunale si è rivelato proficuo e costruttivo. Così come con la Provincia di Reggio Calabria che abbiamo avuto sempre accanto nella figura del Presidente Raffa. Un’interlocuzione che abbiamo voluto sancire anche con la presentazione del nostro allenatore e del Direttore sportivo a Palazzo San Giorgio, una scelta assolutamente non casuale che tende a riconoscere il valore sociale che assumono i colori amaranto nel contesto cittadino. Tra l’ASD Reggio e la città dunque, una collaborazione sempre più salda, premiata anche dalla fiducia del Sindaco che ha deciso di concedere lo Stadio Granillo a titolo non oneroso, riconoscendo alla nostra società un ruolo importante nella difficile opera di ricostruzione alla quale tutti quanti siamo stati chiamati. Se oggi la città di Reggio Calabria ha una sua rappresentanza in un campionato nazionale lo si deve alle istituzioni cittadine, al Direttivo dell’ASD Reggio Calabria ed a tutta le persone che hanno inteso dare un proprio contributo alla neonata società calcistica. Infine si precisa che in occasione della visita al Presidente Tavecchio, il Presidente Praticò non è andato di sua sponte ma è stato invitato dal Sindaco Falcomatà al quale ha risposto:”Obbedisco”“.

Alla luce delle precisazioni del club (che difende il Sindaco ma non smentisce la telefonata tra Falcomatà e Tavecchio), sono doverose alcune precisazioni. Da parte nostra in alcun modo abbiamo alimentato polemiche. Ci siamo limitati a raccontare fatti, principale compito di ogni giornalista. In alcun modo è nostra intenzione “danneggiare il progetto sportivo della società ASD Reggio Calabria“, come ampiamente testimoniato da numerosi articoli (alcuni delle ultime ore!) che spingono e sostengono in ogni modo possibile ed immaginabile quello stesso progetto, un progetto che ha palesato numerose lacune di ogni tipo ma su cui non ci siamo volutamente soffermati per l’affetto nei confronti di una persona straordinaria come Mimmo Praticò, che ha fatto i salti mortali per salvare il calcio a Reggio, e per la considerazione che la confusione iniziale sia un aspetto fisiologico in circostanze del genere. Sarebbe un delitto non sostenere queste persone e questo progetto.

Invece il fatto che l’amministrazione comunale sia vicina alla nuova società, in realtà, non ci convince più di tanto. Ma se sono contenti loro…! Nell’articolo sul clamoroso retroscena abbiamo raccontato un episodio accaduto quando ancora la nuova società neanche esisteva, e comunque se davvero l’amministrazione comunale è così vicina come sostiene il club, come mai non è ancora riuscita a trovare una soluzione per far ritornare la squadra a Reggio? Ricordiamo che la Reggina è ancora costretta ad allenarsi nella Piana perchè non ha un campo a disposizione in città (!!!), e nonostante i tanti appelli della dirigenza del club, non ci sembra che il Sindaco abbia fatto chissà quali salti mortali per trovare una soluzione a questo problema increscioso.

Un problema oneroso per le casse di una società che adesso deve anche iniziare a pagare le multe alla Lega e che è costretta a spendere 50 euro al giorno per ogni calciatore in ritiro a Cittanova, un problema vergognoso per una città di quasi 190 mila abitanti che non è in grado di fornire alla propria squadra di calcio un campo in cui allenarsi. Eppure ci sono tanti impianti comunali in cui potrebbe farlo. Al netto dei problemi burocratici, c’è il viale Messina (nella foto), c’è Bocale, c’è Ravagnese, c’è Gallico, c’è Catona, c’è lo scempio di Ciccarello con lo storico campo omologato FIGC abbandonato e trasformato in una vera e propria discarica, mentre la Reggina è costretta a 70km di distanza dal suo comune. E’ questo il modo di avere l’amministrazione comunale vicina? Spiace che a dirlo sia la stessa società, a questo punto la smetta di chiedere il sostegno delle istituzioni per trovare le soluzioni. Sono già così vicine… Ancora una volta, stiamo sostenendo una battaglia a favore del club…

Sempre in merito alla nota sopra riportata, addirittura leggiamo che la città dovrebbe ringraziare anche Falcomatà perchè la Reggina è riuscita ad iscriversi in serie D!!! Beh, fate voi. Noi ci siamo limitati, e riteniamo ancora oggi che sia la cosa giusta, ad evidenziare i sacrifici di quegli imprenditori e professionisti volenterosi che hanno messo le mani in tasca per iscrivere la Reggina in serie D e, pur senza grandi risorse (motivo di merito doppio) hanno deciso di intraprendere quest’avventura per passione e per il calcio reggino. Se c’è qualcuno da ringraziare, ringraziamo soltanto loro.

Il Sindaco si sarebbe dovuto muovere prima, probabilmente sarebbe bastato rispondere diversamente a quella telefonata di Tavecchio, probabilmente sarebbe bastato evitare di partire per oltre tre settimane in viaggio di Nozze mentre in città si decidevano le sorti della squadra di calcio (e molte altre cose anche più importanti), intervenendo per tempo e raccogliendo la classe dirigente della città intorno al proprio club sportivo più rappresentativo. Nel 1986 riuscì a farlo persino Mallamo. I meriti di quella straordinaria oeprazione che portò al passaggio di testimone dalla vecchia AS Reggina alla nuova Reggina Calcio senza perdere categoria, titolo sportivo e numero di matricola sono proprio dell’allora primo cittadino Mallamo, che coagulò intorno a sè una classe imprenditoriale in grado di sostenere quell’intervento. Falcomatà non è riuscito ad emularlo, e questi sono fatti. Proprio l’episodio di Mallamo testimonia quanto siano importanti le istituzioni per una squadra di calcio, che è molto più di un’azienda privata. Dopotutto se la nuova società ritiene giusto ringraziare il Sindaco per aver contribuito ad avere l’iscrizione in serie D, è libera di farlo.

Infine, in alcun caso con il nostro clamorso retroscena “alimentiamo clima di sfiducia e disfattismo“, in nessun modo infatti facciamo riferimento nell’articolo alla nuova società. Si tratta di un episodio di un mese e mezzo fa su cui era doveroso, lo ripetiamo, doveroso fare chiarezza. La nuova società ancora neanche esisteva. La gente aveva messo soldi, aveva creduto in un sogno, aveva rinunciato alle sigarette, alla birra, ad un piacere personale, pur di salvare la Reggina ma poi è arrivato lo svincolo dei calciatori a spegnere ogni speranza. Era giusto che nessuno sapesse il perché, che nessuno sapesse la verità? Nessuna polemica, nessun disfattismo. Soltanto il racconto di un fatto realmente accaduto. Così com’era reale tutto ciò che abbiamo pubblicato in merito alla vicenda Mariotto. Ma in questa città c’è qualcuno che preferisce credere alle favole o meglio rimanere nel limbo dell’incertezza, dei misteri in cui sguazzano pettegolezzi e ognuno si inventa la sua. In fondo è più comodo: ognuno può credere alla propria verità, e le verità si moltiplicano, diventano 2, 4, 8, 185.000 quanti gli abitanti di Reggio. Eppure la verità resta e rimane soltanto una. Non saremo noi che riusciremo sempre a svelarla, ma intanto su un episodio che rappresentava una ferita aperta per al città abbiamo potuto fare chiarezza. Forse adesso potremo iniziare a rimarginarla quella ferita, forti della consapevolezza di quanto accaduto realmente. Sperando che la Reggina, perché è così che si chiama e domenica vestirà la maglia amaranto che testimonia la sua identità, torni al più presto nel calcio che conta. E’ l’unico modo per dimenticarci in fretta di quei fatti tristissimi di un luglio da incubo.

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