Palermo: gettarono migranti in mare, Pm chiede il giudizio immediato

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LaPresse/Domenico Notaro
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Gettarono in mare dodici immigrati che avevano un unico torto: quello di essere di religione cristiana e non musulmana. Oggi la Procura di Palermo chiede per i quindici africani, tuttora detenuti, il giudizio immediato. Gli arrestati, accusati di omicidio plurimo aggravato dall’odio religioso e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono in carcere dallo scorso aprile, quando vennero arrestati dalla Squadra mobile di Palermo. La lite, come raccontato dai testimoni, sarebbe scoppiata proprio per motivi religiosi. Da un lato, musulmani e dall’altro un gruppo di cristiani, tutti sullo stesso barcone che trasportava 100 disperati dalla Libia alla Sicilia. In dodici, nigeriani e ghanesi, vennero gettati in mare dai loro compagni di viaggio. All’arrivo al porto di Palermo, lo scorso 15 aprile, a bordo della nave “Ellensborg”, dopo i soccorsi, furono gli stessi migranti a indicare i 15 uomini che avrebbero ucciso i cristiani, raccontando tra le lacrime quanto era successo. Tra gli arrestati c’è anche un minorenne di 17 anni. L’inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dai pm Cescon, Ingloglia e Cammilleri. La rabbia sarebbe scoppiata per il diverso credo religioso. La richiesta di arresto fu firmata direttamente dal ministro della Giustizia Andrea Orlando perché gli omicidi avvennero in acque internazionali. Sull’imbarcazione, la notte del 14 aprile, c’erano 105 persone. I racconti dei superstiti, raccolto dalla Squadra mobile e dai magistrati, sono terribili. I quindici arrestati, del Mali, Senegal, Guinea Bissau e Costa d’Avorio, avrebbero scaraventato con la forza in mare i loro compagni di traversata.

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