Messina, i danni del maltempo e quel deficit di sicurezza

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A Giardini Naxos, Capo Alì e Taormina è andata peggio, ma questa non dovrebbe essere una consolazione. I tombini intasati ed il tram fuori uso, i quartieri allagati e gli alberi caduti testimoniano che qualcosa non va per il verso giusto. Su questo la politica è chiamata a riflettere

L’allerta maltempo era stata diramata: il codice rosso aveva messo in allarme la cittadinanza e le parole del Sindaco, Renato Accorinti, a Meteoweb non lasciavano intuire nulla di buono. Così tutto è andato da copione: oltre 100 millimetri di pioggia si sono abbattuti sulla città rispettando le previsioni della vigilia e la Protezione Civile ha dovuto tenere alta la guardia, almeno nelle zone colpite dalle precedenti alluvioni.

Se la clemenza delle condizioni metereologiche lo permetterà, oggi Messina dovrà fare i conti coi danni del 9 settembre. Contenuti, se si pensa allo sfacelo registrato in provincia, all’esondazione avvenuta a Giardini Naxos, alla frana a Capo Alì con la viabilità interrotta in entrambe le direzioni o al fiumiciattolo venutosi a creare a Taormina. Ma sono pur sempre danni consistenti e, in alcuni casi, essi si sarebbero potuti ovviare con gli interventi del caso.

Pensiamo alle linee del tram fuori uso a causa della massa d’acqua che copriva le rotaie, pensiamo ai tombini intasati che hanno impedito lo smaltimento delle acque piovane, trasformando lo Stretto in una Venezia con affaccio sul Mediterraneo. Sarebbe bastata la manutenzione ordinaria per evitare simili fastidi, ma gli interventi di routine non sono la forza della nostra città, tantomeno della nostra isola laddove – di emergenza in emergenza – si aspetta la stagione autunnale e la sua dote politica, gli annessi riconoscimenti dello stato di calamità.

Il lungolago di Ganzirri ieri era irriconoscibile, sfigurato dall’acqua caduta e capace di mettere a repentaglio la vita degli sfortunati automobilisti. Non basta un codice rosso lanciato anzitempo per mettere a tacere i dubbi sulle capacità tecnico-amministrative delle istituzioni preposte. Il torrente Trapani, la zona di Sperone e poi ancora Rodia e Minissale, dove un albero è venuto giù su una macchina parcheggiata (fenomeno che si ripete puntuale anche quando non imperversa il maltempo): sono brutte pagine che dimostrano un deficit di sicurezza. Su questo la politica potrebbe e dovrebbe interrogarsi, anziché difendere in vano una combriccola di campeggiatori abusivi disposta a menare qualche vigile quale pedaggio ideologico della propria pseudo-resistenza.

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