Bruno Cirillo, emblema di una Reggina umile e gagliarda che oggi non c’è più

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L’annuncio del ritiro dal calcio giocato di Bruno Cirillo a 38 anni e le reazioni di una tifoseria che nonostante si trovi in serie D è rimasta col palato fino senza ritrovare l’umiltà che l’hanno portata ai più grandi successi della sua storia

Molto più di un grande ex. Molto più di una bandiera. Bruno Cirillo è l’emblema di una Reggina che non c’è più, e le reazioni della tifoseria all’annuncio del suo ritiro fanno riflettere sul momento che sta vivendo tutto l’ambiente amaranto. Non ci dovrebbe essere alcuna discussione su uno come Bruno Cirillo. Bisognerebbe soltanto rivolgere tutti insieme un grande e forte abbraccio all’uomo-simbolo di tutti i più grandi successi amaranto, e non per i tocchi di classe o l’eleganza in campo in cui non ha certo mai primeggiato, ma per quelle ben più importanti caratteristiche umane che sono state alla base di tutti i trionfi della Reggina: l’umiltà, il sacrificio, la forza di volontà, il lavoro, la grinta e la forza d’animo.

Era una Reggina umile e gagliarda che oggi non c’è più, ed era la Reggina che nessuno tra i calciatori, pure ben più quotati per numeri di presenze e di gol, può impersonare meglio di Bruno Cirillo.

Intanto l’addio al calcio di Bruno Cirillo ha fatto molto rumore anche a livello nazionale e internazionale, perché checché se ne dica a Reggio, Cirillo è stato un calciatore di tutto rispetto a prescindere dalla Reggina, che l’ha lanciato dal proprio settore giovanile insieme a Perrotta e Belardi, nella prima generazione dei talenti del Sant’Agata. Cirillo non è diventato Campione del Mondo come Perrotta, ma con l’Italia ha vinto un Europeo Under 21 con 11 presenze in Nazionale, in serie A ha giocato 181 partite indossando le maglie di Reggina, Inter, Lecce e Siena, ha giocato molto in Grecia nell’AEK Atene e nel PAOK Salonicco, ma anche in Spagna nel Levante, in Francia nel Metz, a Cipro nell’Alki Larnaca e in India nel Pune City.

Cirillo vanta inoltre numerose presenze nelle principali competizioni internazionali, precisamente 10 presenze e un gol in Champions League (8 con l’AEK Atene, 2 con il PAOK Salonicco), 10 presenze in Coppa Uefa (6 con l’Inter, 4 con l’AEK Atene) e 21 presenze in Europa League con il PAOK Salonicco. Parliamo di 41 partite nelle due principali competizioni europee, quasi come quelle di Perrotta che sono state 48.

LaPresse/Francesco Saya

Talento puro e sanguigno, Bruno Cirillo con la maglia della Reggina è stato uno dei pochi a centrare due promozioni, nel 1995 dalla C1 alla B e nel 1999 dalla B alla A. Sempre in amaranto ha conquistato 3 tra le più clamorose salvezze, quella del 2000 (il primo anno di serie A), in cui è stato protagonista assoluto con 32 presenze e 2 reti al punto da essere acquistato l’anno dopo dall’Inter che vinceva una vera e propria asta con la Juventus, ma anche quella del 2008 sempre in serie A con i tre scontri diretti vinti nelle ultime tre partite di campionato contro Parma, Catania ed Empoli, e infine l’ultima in Lega Pro, da capitano, culminata con il doppio spareggio vinto con il Messina ai playout. E Cirillo a gennaio aveva deciso, ben cosciente delle difficoltà del momento (e del fatto che probabilmente non avrebbe visto un centesimo) di accettare questa sfida, tornare a Reggio per salvare la Reggina pur rischiando di cancellare la splendida immagine che s’era costruito con la maglia amaranto. Poco prima di lui, in tanti avevano abbandonato la Reggina che stava affondando. Alla fine lui l’ha portata in salvo con un’impresa eroica a Messina e quell’immagine già stupenda ne è uscita ancor più rafforzata.

Complessivamente ha indossato 125 volte la maglia amaranto in gare ufficiali, in tre differenti categorie: C-Lega Pro, B e A.
Indimenticabile il gol all’Olimpico di Roma nella partita vinta dalla Reggina il 19 marzo 1999 (risultato 0-2, reti di Cozza e Cirillo) nel primo anno di serie A, di fronte a oltre 10.000 sostenitori amaranto presenti in tutti i settori dello stadio capitolino. Era piccolo e sconosciuto Bruno, come la Reggina. Aveva tanti limiti Bruno, come la Reggina. Eppure è riuscito a diventare grande. Come la Reggina. Sempre con orgoglio e con dignità.

Le reazioni dell’ambiente all’annuncio del ritiro di quello che per la Reggina è molto più di un campione ci fanno riflettere sulle problematiche attuali di tutto l’ambiente amaranto: nessuno, e ci mancherebbe pure, mette in discussione l’attaccamento alla maglia di uno come Bruno Cirillo, ma le ironie, gli scetticismi, la superficialità con cui viene accolta una notizia così importante, ci fanno pensare quanto ancora, nonostante il pubblico sia rimasto con il palato fino e non riesca a ritrovare quell’umiltà e quello spirito che aveva portato ai più grandi successi della storia. Nonostante la squadra sia in serie D, nei D-I-L-E-T-T-A-N-T-I.

Come si fa a pretendere certi atteggiamenti da chi scende in campo o da tutte le componenti protagoniste di squadra e società, se sono prima di tutto i tifosi (o almeno una parte di essi) a non aver ancora accettato la realtà odierna del calcio reggino? Una realtà per la quale la Lega Pro rappresenta un obiettivo difficile da raggiungere, la serie B un sogno. E i sogni, proprio come ci ha insegnato Bruno Cirillo, puoi realizzarli soltanto con umiltà, con spirito di sacrificio, se resti con i piedi per terra e lavori per migliorarti.

Era l’emblema di una Reggina che oggi non c’è più, piccola, sconosciuta, magari per questo anche un po’ simpatica ma soprattutto umile e gagliarda. Oggi, ma da un po’ di anni ormai, abbiamo al contrario un ambiente arrogante e presuntuoso che pretende di vincere soltanto perché rappresenta la Reggina, come se la Reggina fosse la Juventus, come se quei splendidi e leggendari nove anni di serie A avessero cancellato i precedenti 85 (e ormai anche i successivi 5) fatti di campi in terra battuta e sfide con borghi a fronte di cui la Leonfortese è una metropoli. Il vero lusso di oggi è affrontare la Cavese al Simonetta Lamberti di Cava de’Tirreni, finché non ci sarà consapevolezza di questa realtà, storica e attuale, e finché non si capirà davvero che i 9 anni di serie A sono stata una parentesi straordinaria ma isolata, fortunata e leggendaria in una storia ultracentenaria fatta sempre di ben altre categorie, non si potrà ritrovare la fame di un tempo, la grinta, il mordente e l’umiltà delle piccole squadre di provincia come la Reggina, che per vincere devono sudare.

Fino a quel momento, il rischio è che il baratro diventi sempre più profondo. E in questa situazione c’è addirittura chi getta fango su Bruno Cirillo, il più grande gladiatore-eroe della storia amaranto.

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