Reggio, sta nascendo una nuova Reggina: estate 2015 come quei giorni del 1986…

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Grande fermento a Reggio Calabria per la nuova Reggina che sta nascendo in questi caldi giorni estivi: sembra ripercorrere le tappe del 1986…

Sono giorni decisivi per il futuro della Reggina: siamo nell’estate 2015, ma sembra ripercorrere le pagine di storia di quei giorni del 1986 in cui nasceva la Reggina Calcio sulle ceneri dell’Associazione Sportiva Reggina proprio dopo un periodo di grandi difficoltà, ma culminato con un successo storico. In tre anni l’AS Reggina aveva cambiato quattro presidenti, dal 1983 al 1986 si susseguirono alla guida della società Ugo Ascioti, Diego Nava, Ivan Morace e infine Aldo Sgroj per pochi mesi prima del fallimento. La squadra oscillava tra le retrocessioni dalla C1 alla C2 e le promozioni dalla C2 alla C1, ma soprattutto era in serie difficoltà economiche.

L’1 giugno 1986 con un club letteralmente disastrato, la vittoria 2-1 al vecchio comunale sul Nola valeva un’incredibile promozione dalla C2 alla C1 dopo una stagione tribolata, sempre alla ricerca dei soldi persino per fare le trasferte, con magliette sbiadite e scarpe bucate. L’estate 1986 fu un’estate molto calda, la società rischiava di scomparire ma quel successo sportivo fu il trampolino di lancio per rilanciare il club grazie ad un gruppo di giovani e imprenditori volenterosi e amanti dei colori reggini. Fondamentale l’impegno del Sindaco Mallamo che riuscì a coagulare un gruppo di imprenditori molto variegato, partendo da Pino Benedetto e Lillo Foti che poi riuscirono a raccogliere intorno alla nuova società anche Lucio Dattola, Mimmo Praticò, Nicola Montesano, Gianni Remo, Diego Cuzzocrea, Giancarlo Remo, Enzo RomeoPaolo Colombini e i fratelli Pulitanò di Bianco. Per salvare quella Reggina e ripartire dalla C1 appena conquistata sul campo, rilevando in tempo utile il titolo sportivo, fu decisivo l’intervento dei tifosi che raccolsero ben 200 milioni delle vecchie lire con un’appassionante sottoscrizione popolare. In tutto, tra gli imprenditori e i tifosi, furono raccolti circa 950 milioni di lire, quindi grazie all’impegno dei supporters si arrivò a raccogliere oltre il 20% della somma utile per ripartire. Il resto la misero gli investitori nominati sopra.

Quegli imprenditori avevano deciso di investire nel club senza particolari interessi ma per amore dei colori amaranto: era un momento molto difficile, probabilmente paragonabile ad oggi, l’economia reggina non era florida come forse mai lo è stata, ma c’era uno sforzo comune per coinvolgere più gente possibile al salvataggio della Reggina. La cordata era composta non solo da poche persone e da pochi imprenditori, ma era lunga quanto un treno perché tutti i reggini si erano sentiti coinvolti di questo percorso e tutti si erano messi in movimento per raccogliere i soldi per la squadra del loro cuore. Un vero e proprio coinvolgimento totale della città, che si era risvegliata dopo anni di sofferenze grazie a quella promozione ottenuta nell’ultima partita del campionato nello scontro diretto contro il Nola che, vincendo ed espugnando il Comunale, sarebbe stato promosso in C1 ai danni proprio della Reggina. 

Uno scontro diretto per conquistare la terza categoria nazionale dopo anni bui, proprio come quest’anno con la Reggina che ha chiuso la stagione con uno scontro diretto per mantenere la terza categoria nazionale dopo anni bui. E che scontro, stavolta proprio contro il Messina.

Quella nuova Reggina del 1986 partiva poi subito col botto: la situazione era davvero disastrosa perché non c’erano scarpe e pantaloncini, le maglie erano stinte, le scarpe rotte ma da lì si è partiti facendo una squadra senza soldi. Non mancavano le competenze: prima Albertino Bigon e poi Nevio Scala davano vita alla prima grande leggenda amaranto, iniziava nell’estate 1986 la scalata della Reggina che da squadra anonima (in 74 anni di storia era stata solo 9 volte in serie B) diventava uno dei club più gloriosi del calcio italiano, con ben 9 stagioni di serie A e 13 in serie B negli ultimi 29 anni, grazie a due straordinarie promozioni dalla B alla A (1999 e 2002) e due promozioni dalla C1 alla B (1988 e 1995). 

Oggi intorno alla Reggina c’è un grande fermento: il Presidente Foti non ha più alcuna intenzione di continuare a guidare il club, e nelle ultime ore ci ha confermato che sta lavorando esclusivamente per coagulare un nuovo gruppo di dirigenti che possano prendere le redini della società di cui rimarrà sempre un grande tifoso, ma su cui non ha più intenzione di impegnarsi in prima persona dopo 29 anni straordinari ma certamente estenuanti e faticosi. Foti consegna la Reggina senza nulla pretendere dal punto di vista economico, e 7-8 professionisti si sono già impegnati dando tutta la loro disponibilità – anche economica – per aiutare il club in difficoltà. Una disponibilità che da sola non basta. Serve adesso l’impegno delle istituzioni e di qualche imprenditore che possa guidare questo nuovo gruppo nato dalle viscere della città con quella stessa passione, quello stesso attaccamento e quello stesso spirito del gruppo del 1986. Chiamarla “cordata” è riduttivo.

C’è una Reggina da salvare, una Reggina che vale tantissimo perché è riuscita a mantenere una categoria importante, perché possiede una serie di strutture e un patrimonio tecnico e umano che le può consentire prospettive di grande prestigio. Superate le difficoltà imminenti, infatti, si può programmare un futuro importante. Con Nick Scali che per il momento s’è defilato un po’ come a mettere alla prova il territorio, ma non è da escludere che possa tornare in scena. “Spero di rivedervi presto magari tra una settimana, un mese, un anno, ovviamente con il cuore e il pensiero alla Reggina…” ha detto a margine dell’incontro in cui illustrava che “al momento non ci sono le condizioni per chiudere positivamente la trattativa che abbiamo condotto negli ultimi mesi“. Ma adesso le professionalità e le managerialità che la Reggina riuscirà a mettere in piedi nelle prossime settimane potrebbero convincerlo ad impegnarsi per finanziare un progetto di rilancio importante, che coinvolga non solo l’ambito sportivo ma tutta la città sotto diversi punti di vista. Se son rose, fioriranno.

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