Reggio, Legambiente: “occorre tutelare le coste calabresi da erosione e abusivismo”

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Lo studio di Legambiente, cominciato 3 anni fa, ha rivelato uno scenario impietoso per le coste della Calabria trasformate da erosione, abusivismo e urbanizzazione

Sono dati impietosi per la Calabria quelli che emergono dal dossier “Il consumo delle aree costiere italiane. La costa calabra: l’aggressione del cemento e i cambiamenti del paesaggio“, presentato questa mattina al Circolo Velico di Reggio Calabria dal Vicepresidente nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini e da Nuccio Barillà, componente della segreteria nazionale dell’associazione.

Oggi presentiamo la parte calabrese di uno studio nazionale cominciato 3 anni fa – esordisce Zanchiniper comprendere il modo in cui è cambiato il rapporto tra il mare e il paesaggio alle sue spalle. Il 65% del territorio su un totale di 798 km di costa ha subito trasformazioni e solo il 35% è rimasto libero da urbanizzazione“.

Percentuale, che a parere di Legambiente va tutelata anche dall’ultima scelta del Governo Renzi di approvare il silenzio-assenso in materia di interventi su beni culturali e ambientali. “Occorre tutelare quello che è ancora libero e riqualificare quello che è stato costruito, i 523 km di costa trasformati dall’urbanizzazione. Qui si parla del futuro di questa terra” ha proseguito Zanchini, il quale al numeroso pubblico “istituzionale” presente (dall’Assessore comunale di Reggio Calabria, Agata Quattrone, all’Assessore Regionale Francesco Russo, all’Ing. Felice Arena – Direttore del NOEL, al Presidente della commissione Ambiente della Regione Calabria, Nicola Irto) ha lanciato 3 sfide per “salvare” il territorio calabrese. In primis, l’approvazione di un nuovo piano paesaggistico “aggiornato” ai tempi e alle esigenze moderne, interventi in materia di erosione delle coste (la costa tirrenica, in particolare, è quella più attaccata dal cemento) ed, infine, la lotta all’abusivismo e a quella “illegalità autorizzata“, di cui si è fatto portavoce Barillà

Solo a Reggio Calabria ci sono 3000 ordinanze di demolizione passate in giudicato, ma neppure una è stata eseguita -ha dichiarato Barillàe questa è una situazione che mette in difficoltà non soltanto la Capitaneria di Porto, ma anche le Autorità. A ciò aggiungasi la sbornia, avutasi negli anni scorsi, di costruire porti in luoghi impropri e gli interventi delle singole Amministrazioni, che nel realizzare le barriere frangiflutti hanno determinato conseguenze devastanti“.

Legambiente, dunque, oggi con questo dossier ha lanciato una sfida alle Istituzioni calabresi per ritrovare quella “bellezza offesa e tradita della Calabria ” e tal proposito, in nome di quest’ideale, organizzerà un giornata di studi per avviare un dialogo con chi rappresenta la nostra terra perchè “la parte politica non può prescindere dagli studi scientifici” -ha concluso Barillà.

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