Reggina, ecco come una nuova società può ripartire subito dalla serie D, purché abbia, come richiesto dalla Federazione, “continuità con la precedente”
La soluzione più apprezzata dai tifosi, e assolutamente la più auspicabile da parte di tutti, sarebbe quella che vedrebbe l’impegno di Mimmo Praticò e di quelle forze sane e pulite che hanno combattuto fino all’ultimo istante per salvare la Reggina, una società gloriosa che fino al 30 maggio ha regalato soddisfazioni straordinarie e da cui adesso, seppur con una ripartenza come già accaduto nel 1986, bisogna mantenere una certa continuità a 360°. E’ quello che vogliono i tifosi, è quello che prevedono le norme federali.
Cerchiamo di fare chiarezza su alcuni aspetti burocratici che ci accompagneranno nelle prossime settimane.
Il fallimento
Soltanto il fallimento formale della società comporta per la revoca del numero di matricola dell’affiliazione alla Figc. Finché non verrà dichiarato il fallimento, ed è difficile che possa accadere prima dell’udienza in programma per il 25 agosto in Tribunale, non dovrebbe essere possibile revocare il numero di matricola dell’affiliazione alla Figc. In questo lasso di tempo la Reggina potrebbe incassare significativi crediti. Nelle 48 ore successive alla notizia del mancato perfezionamento dell’iscrizione in Lega Pro, tra le lacrime e lo sgomento del Sant’Agata, moltissimi giovani del vivaio hanno confermato – in base ai loro rapporti personali – di voler proseguire la loro strada nella Reggina, in qualche modo. Da un lato sciacalli e avvoltoi che non aspettavano altro, dall’altro valori umani talmente tanto solidi da rinsaldare determinati rapporti pur senza alcun vincolo formale. Anche alcuni dei più talentuosi prospetti di Berretti e Allievi, che molto bene hanno fatto nell’ultima stagione in Lega Pro, avrebbero già palesato la loro intenzione di non abbandonare il club. Siamo al 16 luglio e sul mercato in uscita nulla si muove ancora. Staremo a vedere cosa accadrà.
La “continuità” per il titolo sportivo
In base alle norme della NOIF (Norme Organizzative Interne della Federazione) per l’attribuzione del titolo sportivo e del numero di matricola dell’affiliazione alla Figc per eredità sportiva ad una nuova società, la Federazione deve verificare che la nuova società sia in grado di “fornire adeguate garanzie di solidità finanziaria e continuità aziendale“. Deve essere, quindi, una società che possa ereditare il nome, i colori sociali, i trofei, il palmarés, la tradizione sportiva, le vittorie e finanche le sconfitte. In sostanza l’insieme di quelle componenti infungibili che rappresentano un patrimonio aziendale intangibile, unico nel suo genere, denso di significati sociologici ed economici, integranti la passione sportiva. Mai e in alcun modo un’altra società, come ad esempio l’Hinterreggio, potrebbe ottenere l’eredità sportiva della Reggina in base alle norme della Federazione. Il titolo sportivo non è solo un asettico riconoscimento da parte della FIGC delle condizioni tecniche sportive che consentono, concorrendo gli altri requisiti previsti dalle norme federali, la partecipazione di una società ad un determinato campionato “ma è soprattutto un trasferimento del patrimonio immateriale della precedente società. E questo patrimonio non ha solo un valore di eredità morale bensì un rilevante valore economico costituito dalla possibilità di sfruttare economicamente la continuità (si pensi alle sponsorizzazioni, ai diritti per le riprese televisive ecc.); non per nulla la nuova squadra ha conservato il nome ed i colori della vecchia e, per ultimo non meno importante, la tifoseria granata ha trasferito la propria passione sportiva, come è dato notorio, alla nuova squadra, pur composta in gran parte da calciatori diversi…”. Altro aspetto importante, nella nuova società non potranno esserci cariche dirigenziali o societarie per alcun componente della vecchia società fallita.
Abrogazione del Lodo Petrucci
Con una delibera del 27 maggio 2014, il Consiglio Federale della FIGC ha abrogato i commi 6,7,8,9 dell’art. 52 NOIF, cioè il “Lodo Petrucci”, compresa la norma che prevedeva l’obbligatorietà dell’audizione del Sindaco. Non vi è più quindi la necessità di chiedere il parere del primo cittadino sulla nuova società, ferma restandone la scelta di mera opportunità che resta, naturalmente discrezionale. A Parma, ad esempio, si è fatto ricorso per scegliere quale tra le due società nate per prendere il posto di quella fallita in serie A avrebbe dovuto proseguire l’attività sportiva cittadina. In base alle norme delle NOIF, la nuova società deve aver sede nella stessa città (per confermare il radicamento sul territorio), garantire la sua solidità finanziaria e “la continuità aziendale“, una garanzia della continuità con la precedente azienda, in modo che possa continuare la tradizione sportiva (“il che, in altre parole, significa che i tifosi della vecchia squadra possano continuare ad identificarsi con la nuova“) Secondo la Corte d’Appello l’intento sportivo perseguito dalla FIGC è quello di non lasciare “orfani” gli sportivi e di non disperdere i tifosi della squadra gestita dalla società che ha perso il titolo.
Nessuna “incompatibilità” per due squadre della stessa città in serie D
Non vi è alcuna incompatibilità all’esistenza di due squadre della stessa città in serie D, purché una delle due abbia già precedentemente il diritto alla partecipazione del torneo e soltanto una venga ammessa dalla Federazione per motivi di merito sportivo. Non c’è alcun motivo per cui una nuova Reggina e l’Hinterreggio non possano disputare insieme la prossima serie D: l’Hinterreggio l’ha conquistata sul campo e ha già presentato domanda di iscrizione (pur con riserva), adesso dovrebbe completare l’iscrizione con una spesa di circa 50.000 euro tra tasse e fideiussione. La nuova Reggina invece verrebbe ammessa (anche in soprannumero) dopo aver ottenuto il titolo sportivo della Reggina Calcio, per i propri meriti sportivi. Gli esempi di due squadre della stessa città in serie D sono numerosi e frequenti nella storia del calcio italiano, basti pensare al Messina che negli scorsi anni s’è ritrovato nel girone I della serie D insieme al Città di Messina, che in realtà era il Camaro e che nel 2010 ha provato a sostituirsi (senza successo) alla principale espressione calcistica della città, l’Acr.
Nessun motivo per ripartire dall’Eccellenza
Con l’abrogazione del Lodo Petrucci, non v’è più alcuna norma che impone alle squadre che falliscono in Lega Pro di ripartire da due categorie inferiori (quindi dall’Eccellenza). Una nuova Reggina potrebbe immediatamente essere ammessa in serie D (anche in soprannumero) come accaduto lo scorso anno al nuovo Siena e al nuovo Padova, come stanno facendo in queste ore a Venezia e Varese. Entro la prossima settimana bisogna però inviare quantomeno una lettera di intenti in FIGC per chiedere l’ammissione alla serie D.
I costi
Per partecipare con una nuova società alla prossima serie D, bisogna raccogliere nell’immediato 350.000 euro. Nello specifico, va effettuato un versamento di 300 mila euro a fondo perduto, mentre gli altri 50.000 euro sono di tasse (fideiussione di 31.000 euro più altri oneri tra tassa associativa, tassa di iscrizione alla Serie D, tassa di iscrizione al campionato Juniores, acconto spese ed assicurazione quantificabili in 19 mila euro), da parte della nuova proprietà che dovrà anche realizzare un piano triennale tecnico – sportivo che dimostri la sostenibilità dell’investimento compiuto.
I tempi
I tempi sono ristrettissimi. Lo scorso anno l’ammissione alla serie D di Padova e Siena è stata ufficializzata il 6 agosto, ma già tra 22 e 24 luglio le nuove società avevano presentato le apposite richieste. Insomma, bisogna fare tutto entro la prossima settimana ed è la difficoltà più grande per la nuova Reggina ancora allo stato embrionale.