Grecia, l’ultimatum è di Tsipras: ecco la proposta ai creditori

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Intanto in Italia aumenta il fronte del “no”: perfino Forza Italia gioca sulle possibili macerie del Partenone

Tsipras, Juncker e Merkel – foto LaPresse

Il Financial Times stamane ha diffuso la lettera che Tsipras ha inviato alle autorità europee per scongiurare il referendum e trovare un’intesa last-minute coi creditori. La proposta del governo greco è stata indirizzata non soltanto al presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ma anche ai vertici del Fondo Monetario Internazionale e della Bce.

Creditori Grecia – foto LaPresse

A fronte di una concessione sulle liberalizzazioni, concessione peraltro fittizia perché la misura era già stata concordata in passato coi precedenti Esecutivi, Atene chiede elasticità sulle pensioni, che rappresentano uno dei dossier più spinosi sul tavolo dell’Eurogruppo. La richiesta di Tsipras è di abbandonare la riforma varata nel 2012 e di tornare invece a quella ratificata nel 2010, di là dall’impegno dell’Esecutivo di agire nuovamente in materia previdenziale. Insomma, alleggerire i vincoli. Parallelamente il primo ministro ha chiesto progressività nella cancellazione degli aiuti che portano le pensioni minime a 700 euro.

A questo punto la palla passa ai ministri delle Finanze dell’Eurozona, ma difficilmente – al netto della volontà politica di siglare un accordo – gli espedienti ellenici potranno essere accettati. Questo per una ragione politica abbastanza ovvia: se Atene ricatta e l’Europa cede, passa l’adagio che il problema del debito sia un problema dei creditori e non già di chi deve onorare gli impegni. Una impostazione, questa, totalmente strampalata secondo il Cancelliere Angela Merkel, che ha già palesato l’ostilità tedesca a qualsiasi compromesso a ribasso. A Berlino sono convinti che il referendum indetto da Tsipras sia più farsa che tragedia. Inoltre, col passare delle ore, sembra prevalere l’ala dei falchi della Cdu, di quanti sostengono la validità delle ragioni di Syriza in merito al diritto di scegliere il proprio futuro, ancorché tale diritto assuma i caratteri nefasti del fallimento.

vodka Grexit – foto LaPresse

Al fianco di Varoufakis & c., intanto, si stanno registrando delle inedite alleanze comunitarie: il fronte del no al rigore, che poi si traduce in una clamorosa violazione del principio “pacta sunt servanda”, abbraccia forze populiste d’ogni estrazione. Da Vendola a Casa Pound, da Salvini a Podemos, da Farage a Le Pen, senza trascurare Brunetta, Fassina e i grillini: un’armata Brancaleone composita, che trova la propria forza elettorale nel livore manifestato contro “l’Europa dei banchieri”.

Ciò che colpisce, in questo guazzabuglio di sigle populiste, è la partecipazione al consesso anti-euro di Forza Italia. Berlusconi a differenza degli altri capi-popolo ha una storia professionale e personale che s’inserisce nel quadro capitalistico comunitario. Di più: ha delle aziende che risentono delle oscillazioni dei mercati. La condotta greca rappresenta una minaccia non soltanto per i contribuenti italiani, esposti per 40 miliardi di euro, ma per tutte quelle imprese che in questi giorni vivono la borsa come un’agonia. La serietà in politica paga sempre: sposare gli interessi della Lega per tentare il sodalizio elettorale regalerà a Renzi parecchi voti e farà perdere la qualifica di “moderati” a quel partito che un tempo voleva diventare liberale e di massa.

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