Tasse alle stelle e servizi scadenti: così gli italiani vengono vessati

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Cresce la spesa e aumenta la pressione fiscale: la Corte dei Conti lancia l’allarme

Corte dei Conti - foto LaPresse
Corte dei Conti – foto LaPresse

Quando avremo finito di discutere delle amenità che tanto tirano in edicola, dalle improvvide dichiarazioni di Salvini sulla tortura sino alla fiducia sulla #buonascuola, allora potremo realmente discutere di cosa non va in questo paese.

L’assist involontario ce l’ha fornito il Procuratore Generale della Corte dei Conti, Martino Colella: la pressione fiscale continua a crescere, raggiungendo la vetta del 43,5%, in netto contrasto con la media europea. Questo vuol dire, grossomodo, che da Gennaio a Maggio lavoriamo soltanto per lo Stato, in cambio di servizi alquanto discutibili.

Pensioni Salvini in protesta - foto LaPresse
Pensioni Salvini in protesta – foto LaPresse

Il federalismo, almeno sotto il profilo finanziario, è un mezzo sfacelo: anziché ridurre i costi e offrire prestazioni migliori ai cittadini-utenti in nome della prossimità territoriale, gli enti locali hanno ulteriormente messo il naso nei portafogli degli italiani e ad ogni taglio, ancorché immaginifico, prodotto a Roma è corrisposto un aggravio nel Comune amministrato da Tal dei Tali.

Se a ciò corrispondesse una economia rigogliosa, forse potremmo anche evitare di guardare al domani con pessimismo: purtroppo però la crisi, al tempo stesso strutturale e congiunturale che si è abbattuta anni or sono sul Bel Paese, ha gravemente compromesso la competitività delle nostre imprese e i ritmi di crescita del passato costituiscono, ad oggi, un miraggio.

sindacati - foto LaPresse
sindacati – foto LaPresse

Di più: il mercato del lavoro è sostanzialmente ingessato, laddove i sindacati non guardano alla tutela del lavoro tout-court, puntando quindi con elasticità all’incremento della produttività, ma si chiudono in una torre d’avorio a difesa degli iscritti – prevalentemente pubblico impiego e pensionati – invocando così un costante incremento della spesa pubblica che una politica clientelare in passato ha certamente incoraggiato.

Il risultato è un debito pubblico esorbitante ed un livello di (op)pressione fiscale da far tremare le vene ai polsi, con un trend costantemente in crescita nell’errata convinzione che l’aumento delle tasse produca nuove entrate, non già nuove zone d’evasione. Enrica Laterza, presidente di Coordinamento delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, ha esplicitamente detto che già nel breve periodo l’elevato livello raggiunto “appare difficilmente tollerabile“.

L’errore di fondo è sempre lo stesso: si pensa allo Stato come un soggetto terzo e si valutano le risorse a disposizione come fondi pubblici. I fondi pubblici però non esistono: esistono, semmai, i soldi dei contribuenti ed essi vanno gestiti con oculata sapienza.

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