Bovalino: dalla comunità indiana un gesto di grande senso civico

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Caro Matteo (Salvini, per intenderci) non tutto e tutti sono da stritolare con la tanto decantata “ruspa”, il mezzo meccanico diventato il simbolo della Lega e che rappresenta, nei loro ideali, una macchina distruttrice che passa su tutto e tutti, concedendo poco o nulla a chi in realtà vuole costruire.  E non è altrettanto vero che tutti coloro che sbarcano nel bel paese sono clandestini e terroristi da rimandare indietro con un bel foglio di via…e chi si è visto si è visto. Come al nord ed in tutto il resto del paese, anche a Bovalino (RC) risiedono le comunità etniche più disparate: indiani, pakistani, marocchini, tunisini, cinesi, rom e tante altre, che contribuiscono loro malgrado, alla vita sociale ed economica del paese, vivendo e lavorando senza fare “rumore” anche quando, in realtà, ce ne sarebbe stato proprio bisogno. Oggi, giornata di domenica dedicata al riposo e, per noi cattolici anche al Signore, la comunità bovalinese ha avuto impartita da questi immigrati una lezione di vita, di stile e di senso civico senza pari. Infatti per chi attraversava stamani, intorno alle ore 9 il corso Garibaldi all’altezza della stazione ferroviaria non poteva non essere attratto dalla numerosa e discreta presenza d tanti indiani che muniti di scopa, palette e sacchetti per la raccolta dell’immondizia stavano ripulendo a tutto spiano il “Parco delle rimembranze” (meglio noto come villa comunale). Sotto la calura estiva ed incuranti della elevata temperatura, gli indiani hanno ramazzato per ore dentro ed intorno alle aiuole ripulendole dalle erbacce e dalle immondizie,  hanno ripristinato l’igiene all’interno delle vasche con i pesciolini e ripulito dal fogliame caduto tutti  i marciapiedi che circondano l’intera area circostante. Incuriosito da tale civile atteggiamento, mi sono volutamente soffermato per capire quali fossero le motivazioni che hanno spinto questi ragazzi (qualcuno a dire il vero era anche in età più avanzata) a prendere in mano gli arnesi di lavoro e iniziare a ripulire senza che nessuno lo richiedesse. Gli indiani erano coordinati da un giovane di circa 30 anni (da loro chiamato simpaticamente ed in maniera occidentale Toni) che con grande risolutezza impartiva gli ordini ai suoi connazionali mandandoli ora da una parte ed ora dall’altra. Ho chiesto loro perchè lo facessero e Toni, con modi gentili e garbati, mi ha semplicemente risposto che per loro “era un piacere poter contribuire a migliorare la qualità della vita non solo per essi ma per tutti i cittadini che abitano nel luogo e che, anche se non adeguatamente supportati (il riferimento era ovviamente alle Autorità comunali che come al solito latitano !) hanno ritenuto doveroso ricambiare con questo piccolo gesto, l’ospitalità che gli è stata riservata in tutti questi anni”. La comunità indiana non è nuova a questo genere di iniziative, l’anno corso nel loro paese è stata indetta nel giorno del 145° anniversario della nascita del Mahatma Ganghi (2 ottobre), la campagna denominata “India pulita” cui hanno preso parte oltre a migliaia di dipendenti pubblici anche il Premier ed il suo governo. Pensate che una cosa del genere si potrebbe mai verificare in Italia ?…pura utopia. Alla luce degli ultimi accadimenti politici (“rimborsopoli” per le spese pazze in seno alla Regione Calabria, dov’è stato chiesto da un politico anche il rimborso per l’acquisto di un pacchetto di gomme da masticare) che hanno provocato un terremoto di dimensioni mai viste, coinvolgendo tutti i politici di destra, centro e sinistra, quest’atto di umiltà e di generosità verso i cittadini italiani e le sue istituzioni merita di essere citato e tenuto a mente nel prossimo futuro, con la speranza che le future generazioni traggano da ciò i dovuti insegnamenti per creare un mondo più pulito e migliore. In ogni cosa, la speranza è l’ultima a morire.

Pasquale Rosaci

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