‘Ndrangheta: processo d’appello per le ‘ndrine del vibonese

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Il sostituto procuratore generale di Catanzaro, Massimo Lia, ha chiesto la conferma della gran parte delle condanne di primo nei confronti di undici imputati nel processo d’appello contro le ‘ndrine del vibonese

Foto LaPresse
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Il sostituto procuratore generale di Catanzaro, Massimo Lia, ha chiesto la conferma della gran parte delle condanne di primo nei confronti di undici imputati nel processo d’appello scaturito dall’inchiesta della Dda di Catanzaro chiamata ‘Gringia’ contro le cosche della ‘ndrangheta di Stefanaconi. Nel corso della requisitoria il Pg ha chiesto ai giudici della Corte d’assise d’appello di condannare a l’ergastolo il presunto killer Mauro Uras; 30 anni di reclusione per Sebastiano Malavenda; 20 anni ciascuno per Andrea Nicola Patania e Francesco Alessandria; 14 anni per Nicola Figliuzzi, mentre 8 anni e 4 mesi per Giovanni Battista Bartolotta, 57 anni, Salvatore Lopreiato e Rosalino Pititto. Per Damiano e Antonio Caglioti è stata chiesta una condanna a 4 anni e 8 mesi ciascuno; 3 anni e 4 mesi per Caterina Caglioti. In primo grado gli imputati erano stati condannati dal giudice per le udienze preliminari, Abigail Mellace, al termine del processo con rito abbreviato. Nel processo era stata ricostruita la faida tra il gruppo di Stefanaconi ed i piscopisani. Nel primo processo erano imputati anche quattro collaboratori di giustizia, Daniele Bono, condannato a 6 anni; i killer Vasvi Beluli e Arbem Ibrahimi, rispettivamente a 14 e 9 anni e 4 mesi, e Loredana Patania, nipote del boss Fortunato Patania, ucciso durante la faida, condannata a sei anni.

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