Messina, basta ritardi. Almeno lasciateci il pallone

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Quando il ritardo diventa cronico, siamo già nell’anticamera del fallimento

Va bene: il risanamento dei conti pubblici è un’operazione complessa, richiede tempo e dedizione. D’accordo: non si può formulare un Piano di Riequilibrio credibile dall’oggi al domani, sebbene le scadenze in termini di legge dispongano precise prescrizioni in tal seno. Ok: i ritardi, ancorché stigmatizzabili, dobbiamo tollerarli per il futuro della città. Ma se la dilazione esasperante dei tempi diventa il metodo-base?

E’ mai possibile che, perfino innanzi alle passioni sportive, i cittadini debbano assistere esterrefatti alle tiritere tra il Sindaco e Lo Monaco e ai moniti della Prefettura? E’ ammissibile che un evento sportivo, svoltosi serenamente a Reggio pochi giorni fa, varcando lo Stretto diventi l’occasione per sgambetti diplomatici e faide personali?

Noi pensiamo di no. Pensiamo che il derby sia una partita di calcio accesa dalle opposte rivalità, un match che vedrà 22 giocatori contendersi la salvezza, non l’ennesima occasione di un duello rusticano fra istituzioni e società sportive. Deve vincere lo sfottò, non può prevalere il boicottaggio. Non si deve perennemente trasformare una festa, quale che sia l’esito per i due club, in un dibattito estenuante su chi coprirà le spese per eventuali danni arrecati ai mezzi pubblici. Sono quisquilie di metodo che non rendono giustizia ai colori delle società e rappresentano scommesse indirette sull’inciviltà dei tifosi.

I ritardi, ammoniva Stefano Benni in un suo libro, sono una serie infinita di solitudini immeritate. Ripartiamo da qui. I tifosi vogliono lo spettacolo, che senso ha lasciarli “puntualmente” nel limbo?

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