La Calabria raccoglie i frutti della buona sanità: meno tasse dal 2016 grazie alla manovra 2012-2013 [DATI]

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I calabresi dal 2016 pagheranno meno tasse grazie alla manovra che tra 2012 e 2013 ha portato la sanità regionale al rientro del deficit storico: tutti i dati

Finalmente una buona notizia in materia di tasse: nel 2015 la stragrande maggioranza delle Regioni non aumenteranno l’addizionale Irpef. Rispetto allo scorso anno, in 13 regioni la situazione è rimasta invariata (Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli V.G., Marche, Provincia Autonoma di Bolzano, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto), in 2 le aliquote sono addirittura diminuite (Calabria e Molise) e in altre 3 (Emilia Romagna, Lombardia e Provincia Autonoma di Trento) il ritocco e’ stato leggerissimo. Solo in 3 territori – Lazio, Liguria e Piemonte – gli aumenti sono abbastanza consistenti. L’analisi effettuata dalla Cgia prende come riferimento l’anno di competenza e pertanto, il pagamento effettivo avverrà l’anno successivo: nello specifico, l’importo delle addizionali regionali Irpef del 2014 viene versato quest’anno e quello di competenza per l’anno in corso nel 2016.

La Calabria, nel caso specifico, ha potuto diminuire le tasse sfruttando le leggi che consentono di non applicare la maggiorazione delle aliquote IRPEF per le regioni che sono sottoposte ai piani di rientro a causa del deficit sanitario. Uno sgravio ammesso esclusivamente nei casi in cui il deficit sia rientrato, così come è avvenuto nella Regione Calabria, venga azzerato. E’ bene ricordare – infatti – che nel 2009 il disavanzo era di 263 milioni di euro, diminuito gradualmente fino a 110 milioni nel 2011, 70 milioni nel 2012, 30 milioni nel 2013 e infine ha raggiunto il pareggio lo scorso anno, nel 2014. I risultati raggiunti sono il frutto della riduzione degli sprechi, del processo di razionalizzazione della spesa e progressiva riorganizzazione della macchina sanitaria regionale. Sempre in base ai numeri del tavolo Massicci (punteggi Lea), la Regione Calabria non solo ha speso meno soldi, ma ha anche migliorato le proprie prestazioni sanitarie.

  • Le “prestazioni ospedaliere inappropriate” sono scese sotto la soglia media nazionale, al 20,3% contro il 23% della media nazionale.
  • I parti cesarei sono stati drasticamente ridotti, quasi in linea con gli standard nazionali (33% in Calabria, 26% in Italia), partendo da una situazione (nel 2010) in cui più del 50% dei parti in Regione erano cesarei.
  • Sono stati chiusi i punti nascita con meno di 500 parti l’anno, considerati dagli standard nazionali e internazionali “non sicuri”.
  • Sono stati sottoscritti accordi con primarie strutture nazionali per lo sviluppo della qualità della sanità regionale.

Nel 2012 la Regione Calabria ha ricevuto un punteggio di 132 nella graduatoria LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), appena fuori dall’area critica (130) ma con un incremento di 44 punti (+3%) rispetto al 2009.

I vantaggi per i cittadini sono considerevoli, non solo per i miglioramenti della sanità, ma proprio per la cancellazione delle superaliquote Irap e Irpef (pari a 53 milioni di euro) aggiuntive pagate per anni a causa dei disservizi della malasanità precedente, e per lo sblocco del turn over che porterà solo a Reggio a  76 assunzioni a tempo indeterminato, esclusivamente di personale sanitario.

Adesso, per la prima volta da 5 anni (gli ultimi concorsi risalgono al 2009), l’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria assumerà 34 figure sanitarie, mentre l’ASP di Reggio Calabria assumerà 42 figure, anche in questo caso, di personale sanitario. Complessivamente tra ASP e AO verranno assunte 76 unità a tempo indeterminato. Lo sblocco del turn over (tecnicamente “deroga al blocco del turnover“) è finalizzato a risolvere le carenze strutturali di maggiore urgenza e soprattutto è necessario per garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Adesso la palla passa alla nuova amministrazione Regionale e al governatore Oliverio, chiamato a dare continuità a questa linea virtuosa costata sacrifici a tutti i calabresi che però adesso iniziano a raccogliere i frutti di quanto seminato.

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