Anniversario della Strage di Capaci. Rosanna Scopelliti: “oggi e’ il ventitreesimo rintocco di una campana che non smetterà di suonare mai”

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Rosanna Scopelliti: “la mafia ha perso perché né Palermo, né la Sicilia, né l’Italia sono rimaste in ginocchio”

Prima ci furono le parole di Giovanni Falcone, parole che risuonarono nel mondo della Giustizia italiana come campane di bronzo di una cattedrale, armoniose e solenni. Poi ci fu l’amicizia con Paolo Borsellino, il suo compagno ideale di lavoro, attento, caparbio, abituato al sacrificio. Poi ci fu il maxi-processo a Cosa Nostra, un monumento allo Stato che si riprende un territorio usurpato, poi ci fu l’omicidio di mio padre, Antonino Scopelliti, il sostituto procuratore presso la Suprema Corte di Cassazione che doveva sostenere la pubblica accusa nel massimo grado di giudizio per quel maxi processo, poi ci fu l’esplosione di Capaci, e poi ancora quella di via d’Amelio. Ma, per fortuna, poi non venne il silenzio, dopo quelle esplosioni inumane, dopo tutto quel sangue innocente. Poi tornò la vita, lentamente. E la mafia ha fatto solo piangere, ma ha perso”.
Sono queste le parole con le quali l’on. Rosanna Scopelliti, parlamentare NCD e presidente del Comitato beni confiscati presso la Commissione Parlamentare Antimafia, ha voluto commemorare il ventitreesimo anniversario della strage di Capaci. “La mafia ha perso – ha continuato la parlamentare – perché né Palermo, né la Sicilia, né l’Italia sono rimaste in ginocchio, impaurite da quella esplosione. Palermo ha reagito, la Sicilia ha reagito, l’Italia intera ha reagito, soprattutto con la sua migliore gioventù. La mafia ha perso perché finita quell’esplosione non è rimasto il silenzio dei vili, ma è cominciato l’appello a voce alta di chi non ci stava a morire in ginocchio. La mafia ha preso perché ogni 23 maggio di ogni anno che Dio manderà sulla Terra in Italia ci sarà il rintocco di una campana che non smetterà mai di suonare, per ricordarci cosa eravamo, noi italiani, prima di quella esplosione, prima che il sangue di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, che si univa al sangue di mio padre, e poi a quello di Paolo Borsellino e dei suoi angeli della scorta, ed al sangue di tutte le vittime di mafia, ci riscattasse dal giogo mafioso”. “La mafia ha perso – ha concluso l’on. Scopelliti – ma non dimentichiamo che però noi non abbiamo ancora vinto completamente. La nostra vittoria sulla mafia sarà completa e definitiva solo quando avremo estirpato non tanto la mafia che c’è nel cuore dei Riina, dei Provenzano, e di tutti i mafiosi del mondo, ma la mafia che c’è dentro il cuore di ognuno di noi. Noi metteremo fine al triste capitolo della mafia solo quando non ci saranno più persone che vivranno pericolosamente border-line con la propria onestà, che utilizzeranno belle parole per coprire intenti meschini, che diventeranno personaggi pubblici per farsi i propri interessi privati, che non avranno scrupolo di fare business con il dolore e le tragedie, che non avranno pudore di chiedere cospicui contributi pubblici per fare finta antimafia. La mafia avrà perso solo quando tutti noi ne saremo guariti, non quando le avremo solo cambiato nome, luoghi e facce”.

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