Reggina: “l’anno prossimo giocheremo in Lega Pro”. Ecco il nuovo board degli australiani: 3 manager alla guida del club

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Al Centro Sportivo Sant’Agata la conferenza stampa del Presidente della Reggina Lillo Foti che illustra tutti i dettagli sulla trattativa con la cordata di imprenditori australiani

Le dichiarazioni del Presidente della Reggina Lillo Foti in diretta dal Centro Sportivo Sant’Agata: “già dallo scorso luglio, le condizioni di questa società non erano particolarmente fiorenti e l’ho detto e ribadito in ogni contesto. Ho cercato in tutti i modi di trovare sul territorio le forze per risollevare il club, ma non ho avuto alcuna risposta ne’ dalle istituzioni ne’ dai privati. A quel punto grazie ai miei contatti ho avviato la trattativa con questi imprenditori italo-australiani, di origini calabresi, molto legati al territorio. Sono andato in Australia ad incontrarli. La prima cosa che mi hanno chiesto, è stata l’esigenza di vedere lo statuto e i bilanci della Reggina, che io ho immediatamente fornito. I loro professionisti hanno attentamente valutato le carte. Si tratta di un gruppo di imprenditori molto importante dal punto di vista economico, che sta dimostrando grande interesse nei confronti di quest’azienda. Abbiamo parlato di ogni voce di bilancio e di quelli che sono gli impegni della Reggina, così come anche dei patrimoni del club. Su quest’aspetto c’è grande disinformazione. Anche il terreno di Catona, quasi 20 ettari di superficie, è all’interno del pacchetto Reggina Calcio. Lo preciso perchè qualcuno aveva vociferato che il terreno fosse di proprietà del sottoscritto, invece quel terreno fa parte del patrimonio della Reggina ed è stato acquistato dalla Reggina“.

La svolta australiana è realtà

Continua il Presidente Foti: “con gli australiani abbiamo affrontato tutti i problemi, c’è stato sin dal primo momento l’interesse da parte loro di rilevare il 51% del capitale sociale della Reggina, quindi di avere una maggioranza all’interno del pacchetto azionario, con la costituzione di un board, come lo chiamano loro, o di un consiglio di amministrazione, in cui chiaramente la mia figura non era più presente, cosa che io ho accettato senza alcuna titubanza o discussione. C’è stata un’offerta per rilevare il 51% del capitale sociale della Reggina, un’offerta che io ho ritenuto corretta per quella che era la cifra proposta, di fronte a un progetto di rilancio del marchio Reggina. Ho guardato con molta umiltà e semplicità a quello che era l’interesse del futuro della Reggina calcio. L’operazione, per quanto riguarda l’acquisto delle azioni di maggioranza, è già definita con tanto di accordo. In parole semplici, significa il versamento da parte loro di una cifra che mette la Reggina nelle condizioni di non avere alcun tipo di problematica per chiudere tutti gli impegni della stagione 2014/2015. Poi s’è parlato anche di futuro. Mi hanno mandato un’email in cui mi scrivono “è stato un grande piacere conoscerti e passare un po’ di giorni insieme a te, oggi pomeriggio ci siamo incontrati nuovamente e abbiamo dimostrato concordemente l’interesse a investire nella società Reggina Calcio. Durante la riunione è emersa l’esigenza di avere altra documentazione, che non riguarda l’esame dei bilanci, ma il futuro della società. Avremmo bisogno di vedere un business plan, un piano economico, per il futuro della società. La società dovrebbe preparare un piano di investimenti per i prossimi tre anni, includendo anche l’acquisto dei giocatori, un investimento di almeno 10 milioni di euro divisi per un periodo di tre anni, per portare la squadra almeno in serie B”. Vi ho letto la loro email perchè non sono soggetti che vogliono fare un’operazione tanto per farla, ma vogliono riportare la Reggina ai fasti di un tempo, dandole grandi prospettive. Credo che nei miei 29 anni, questa squadra ha dato grandi soddisfazioni al territorio. Oggi vi assicuro che questi sono soggetti più che credibili, e mi assumo la responsabilità di quello che dico. Alla base di tutto, sono dei calabresi che hanno grande senso di appartenenza. Non hanno interessi specifici a dare testimonianza della loro poca credibilità in un territorio in cui hanno molti parenti e tanta gente che li guarda con grande simpatia. Sono imprenditori che in Australia hanno un ruolo importantissimo grazie a quello che sono riusciti a costruire nei loro 40 anni di permanenza nel territorio australiano. Ho avuto modo, un giorno a cena con 30 imprenditori calabresi, di relazionarmi con ognuno di loro e conoscere la loro storia e il loro percorso imprenditoriale. Nel mio intervento finale mi sono permesso di dire che veramente l’Australia deve ringraziare l’operosità e l’impegno degli imprenditori calabresi che erano lì presenti per quello che hanno costruito. Molti di loro sono quotati in Borsa, con interessi non solo in Australia ma anche in altri paesi dell’Oriente, da Abu Dhabi a Dubai. Mi hanno dimostrato grande affetto per il nostro territorio, penso che anche noi dobbiamo dimostrarci calorosità per essere soggetti desiderabili. Non possiamo guardarli con poca attenzione. E’ gente che vuole contribuire, alla luce della loro esperienza in Australia dove hanno contribuito a migliorare il tessuto sociale di quella nazione che personalmente mi ha dato una grandissima impressione positiva. Conosco tante altre nazioni, ma l’impatto che ho avuto con l’Australia è stato straordinario. Lì tutto è in regola, hanno una civiltà unica, Sydney è una città bellissima dove credo che ognuno di noi, se se lo può permettere, dovrebbe sognare di vivere. Ci sono le regole, il rispetto, spazi enormi, parchi e tutta una realtà che mi ha destato una grandissima impressione. Per quanto riguarda la Reggina, voglio chiarire l’aspetto debitorio del club altrimenti si rimane nel vago invece la realtà è molto chiara. La Reggina ha già definito i propri debiti, ha assunto un impegno con l’Agenzia delle Entrate: il debito è stato rateizzato in 15 anni, con un esborso di 510 mila euro l’anno per i prossimi 15 anni. Credo che sia un dovere da parte di un cittadino quello di cercare di rispettare i propri impegni. Avrei potuto anche chiudere baracche e burattini, liberarmi di qualsiasi tipo di zavorra. Non l’ho fatto, evitando il fallimento, perchè io credo in questa realtà economica. Credo in quest’azienda per quello che è capace e per quello che può dare. Bisogna avere il coraggio, cosa che alla Reggina non è mai mancato, di andare a guardare oltre l’ostacolo, andando a costruire qualcosa di grande partendo dalle difficoltà di oggi, per tornare ad essere nuovamente credibili e dare all’esterno segnali di un marchio che anche in Australia viene riconosciuto come molto importante. Non è il marchio di Foti, è un marchio che rappresentiamo tutti noi reggini. Le polemiche e le chiacchiere ci fanno solo del male. Uno di questi imprenditori che ho conosciuto in Australia mi ha detto “Presidente il vero problema degli italiani è che sono nemici di se’ stessi”. Questo senso di inimicizia porta a un degrado culturale. Tornando alla trattativa, abbiamo presentato agli imprenditori un preciso business plan con i costi per le prossime stagioni compreso un organico che possa competere a certi livelli già dalla prossima stagione. Abbiamo risposto a tutte le loro richieste, lavorando notte e giorno, per fare in modo di chiudere al più presto possibile. Vogliono investire 10 milioni di euro in tre anni nella Reggina. Ho spiegato che all’interno della Reggina ci sono risorse economiche importanti, a partire dal patrimonio dei calciatori che è oggetto di interesse dalle grandi realtà, quindi ci sono le possibilità e le opportunità per costruire qualcosa di positivo e importante. Questa è la mia relazione nuda e cruda, con i documenti in mano, di quello che è stato il mio viaggio in Australia. Mi sono operato per cercare di ridare forza e sostanza a un’azienda che in questo momento ha delle difficoltà, ma ha anche delle risorse molto importanti“.

L’udienza del 6 maggio in Tribunale

Ancora le dichiarazioni di Foti: “il 6 maggio come sapete ci sarà un confronto presso il Tribunale su una richiesta da parte dell’Unicredit di un credito che quest’istituto avanza nei confronti della Reggina Calcio. Abbiamo tutta una serie di documentazioni per dimostrare al Tribunale il nostro percorso e quelli che sono i nostri obiettivi. Unicredit, come oggi tutte le banche, pensa di soffocare le aziende senza dargli quello spazio per potergli garantire sopravvivenza. Rispetto all’Agenzia delle Entrate e ad altri, Unicredit non ha accettato il piano presentato dal Tribunale, e dopo 120 giorni, aveva diritto a ricevere la cifra che si era concordata di circa 400 mila euro. A Gennaio la Reggina gli ha fatto pervenire un bonifico di 50.000 euro come acconto, spiegando che si stava adoperando per far fronte alla totalità del debito. Invece da parte di Unicredit s’è voluto assumere un atteggiamento molto rigido e allora la Reggina ha affidato a uno studio legale di Roma la posizione con Unicredit. E’ giusto che voi sappiate che nel 2009 la Reggina ha dato a Unicredit un milione di euro di commissioni e anticipazioni, tanto che da parte di qualcuno dell’Unicredit ci diceva scherzando che con quella cifra avevano pagato tutti i dipendenti e tutte le filiali della Calabria. Non mi aspettavo dall’Unicredit un atteggiamento così duro contro la Reggina, ma ho affidato a uno studio specialistico dei rapporti bancari questa situazione. Forniremo al Tribunale tutta una serie di documenti, tra cui appunto anche l’impegno da parte degli imprenditori australiani, sulla trattativa in atto per la cessione del 51% della società. Ieri abbiamo lavorato tutta la giornata, di domenica, per chiudere i documenti da inviare in Australia. Ieri sera abbiamo spedito tutta la documentazione che ci hanno richiesto. Sanno anche loro che c’è un’esigenza immediata, quindi spero che i tempi siano ristrettissimi, ma ovviamente non sono cose che si possono fare in cinque minuti. Li risentirò domani dopo che i loro professionisti avranno valutato il dossier che gli abbiamo inviato. Poi potremo dire in modo preciso modi e tempi per chiudere l’accordo. Intanto oggi parto per Roma per tutelare la Reggina in altre sedi. L’anno prossimo giocheremo in Lega Pro. Il campionato finisce tra 15 giorni. Oggi siamo retrocessi in serie D, già domani la situazione potrebbe essere diversa. Potrebbe. Il Tribunale che ci ha condannato in primo grado ha ripreso soltanto le prime cinque righe della sentenza delle Sezioni Unite della Corte Federale, evidenziando anche la propria mala fede. Il Presidente di quel Tribunale è calabrese, e non dico altro“.

Il mondo del calcio deve cambiare” – continua Foti. “La Reggina è una delle società più leali e oneste del calcio italiano. In altre realtà, questa lealtà non la trovo. Vorrei vivere in un sistema che sia equiparato, io da Responsabile alle Riforme della Lega Pro sto portando avanti delle battaglie per contrastare un sistema che dimostra da tutte le parti falle che non finiscono mai. Ognuno tutela il proprio orticello. La Reggina può avere problemi di liquidità e ritardi nei pagamenti, ma opera sempre in modo leale e corretto, al contrario di quello che fanno altri. Senza voglia e coraggio di cambiare, avremo a iosa tanti casi come quelli della Reggina. Mi sono permesso di parlare di azienda nel calcio 25 anni fa. A volte mi è stato addebitato questo termine in modo improprio. Oggi dopo 25 anni ribadisco che il calcio è azienda, e in quanto tale ha bisogno di numerose valutazioni. I bilanci della Reggina sono stati la prima base di confronto con questi signori. Ho portato in Australia una pen-drive con dei progetti per il futuro, perchè considero la società di calcio un’azienda. Loro sono abbastanza attenti a quello che c’è all’interno di questa pen-drive. Sabato ero a Foggia … voi sapete che al Granillo in Curva Sud c’è una scritta AAA CERCASI SOCIETA’, che io guardo con rammarico. Bene, a Foggia in una società che è quinta o sesta in classifica e ha fatto un campionato importante dal punto di vista calcistico, c’era uno striscione con scritto CERCASI CINESI. La realtà è che oggi il mondo è molto più ampio. La gestione della Reggina in un anno in Lega Pro costa 3 milioni di euro, da parte della Lega ha entrate fisse come mutualità di 300-400 mila euro. Dallo stadio riesce a prendere altri 300-400 mila euro a stento. Il differenziale per una stagione è di oltre due milioni di euro. Questo disavanzo deve essere azzerato, ragionando come azienda. La Reggina l’ha fatto, per anni 28. E questo è un merito indiscusso di questa società. Forse all’interno di questo ambito di territorio, questo metodo non viene riconosciuto. Fuori da questo piccolo territorio, da tutti quanti viene riconosciuto alla Reggina. Ci stimano perchè abbiamo costruito tutto grazie a coraggio e intuizioni, colmando il gap di cui sopra, senza intromissioni di denaro ne’ pubblico ne’ privato, ma soltanto delle energie e delle capacità di questa società“.

Gli australiani – continua Fotial momento si stanno interessando esclusivamente della parte tecnica. Sono io, Lillo Foti, che gli prospetto con intuizione e coraggio l’investimento dello stadio futuro. Oltre 10 anni fa sono stato a Torino nella sede della Juventus e Umberto Agnelli mi ha fatto vedere il progetto dello Juventus Stadium curato in ogni particolare. Quella è gente che guarda avanti. In Italia la burocrazia non permette questo tipo di investimenti che servono per migliorarsi, per produrre, per ottenere maggiori risultati come dimostra la Germania che ha ricostruito il sistema calcio e ne gode i maggiori benefici.  I progetti nella pen-drive, è un di più a tutela di un investimento per creare la linfa della ricchezza. Una società piccola come la Reggina Calcio potrà avere un futuro molto più lungo del vostro e del mio. Il mio è un futuro breve. Io guardo ai ragazzini che qui dentro, al Sant’Agata, sono più di 250 e fanno attività sportiva. Sono i fruitori del domani. Non bisogna fermarsi soltanto al rettangolo verde, ma aprire con intelligenza e con capacità a quello che sarà il calcio di domani. Soltanto così i vostri lettori saranno più appassionati e interessati, e potrete rivolgervi a più clienti. Se invece andiamo avanti di questo passo, i vostri clienti diminuiranno come sono diminuiti i clienti della Reggina e i lettori dei vostri giornali sull’argomento calcistico“.

La categoria del prossimo anno e l’idea di costruire un nuovo stadio di proprietà sono due cose completamente slegate dalla trattativa con gli australiani. Il nuovo stadio è un progetto utile alla mia città. Penso che possa portare tutta una serie di benefici per come l’ho ideato: è uno stadio al centro di un villaggio della domenica, che sia motivo di interesse e di attrazione da parte dei fruitori, che sia soltanto la parte finale di un percorso domenicale dove io posso accompagnare, adesso lo posso dire, mia nipote, a trascorrere una giornata in piena tranquillità e poi alle ore 14:30 quando ci sarà l’evento sportivo, sedermi su una poltroncina nella tribuna dello stadio. Io ho avuto un grande padre, come ce l’avete tutti voi: finito il pranzo, mi portava allo stadio. Oggi per tutta una serie di motivi diversi, molti genitori questo gesto non lo fanno più. Io credo che invece creare i presupposti e dare la possibilità alle famiglie di tornare ad amare il calcio, possa riportare passione ed entusiasmo. Ovviamente serve lo svago, servono strutture al passo con i tempi. Non può essere solo un evento. Oggi il calcio è molto cambiato, è tutto ridotto a un evento con le tv e i mass-media. Invece sarebbe molto bello avere una presenza massiccia e presente sugli spalti che sia da cornice a quello che è uno spettacolo“.

Il progetto tecnico: tre direttori alla guida della nuova Reggina

Per la Reggina c’è un progetto di tre anni da parte di questi investitori che mettono un budget concreto per rilanciare la squadra almeno in serie B. Tutti noi tifosi dobbiamo essere contenti. Io non ci sarò più nella nuova società. Loro vogliono affidare la gestione a dei manager, e io sono assolutamente d’accordo con loro. Mi hanno parlato di un Direttore Generale, di un Direttore Amministrativo e di un Direttore Tecnico, tre figure per gestire quest’azienda. Chiaramente ci sarà un’assemblea degli azionisti come c’è dappertutto, per cui io rappresenterò la parte restante delle mie quote che sono in mio possesso (circa il 26%, ndr) e rimarrò come azionista di minoranza del club. Gli imprenditori che stanno rilevando la Reggina sono sei, forse ci sarà un ulteriore ingresso quindi diventeranno sette, e per avere il 51% del club hanno offerto due milioni e mezzo di euro. Su questo ci siamo accordati“.

La storia del progetto del nuovo stadio

Oltre un anno fa mi sono relazionato con un fondo immobiliare internazionale: mi hanno contattato per chiedermi se c’era la volontà da parte della Reggina di costruire uno stadio nuovo. Sono scesi a Reggio Calabria, hanno fatto un sopralluogo nell’area di Catona già di proprietà della Reggina, e mi hanno fatto un progetto. All’epoca c’erano i commissari prefettizi e io mi sono presentato da loro illustrandogli l’interesse da parte di questo fondo internazionale che vorrebbe relazionarsi con il Comune per capire se è possibile fare qualcosa nell’interesse della città. Questi investitori sono venuti a Reggio 4 volte, portando sempre documentazioni chieste dal Responsabile di Potenza a cui i commissari avevano affidato la questione. Era sempre un burocrate prefettizio. Era un investimento di 100 milioni di euro, una cifra importante, dando lavoro a 150 persone per tre anni, per riqualificare l’area del Granillo. I commissari gli hanno chiesto la possibilità di avere un istituto di scuola media inferiore oltre ad una piscina e a spazi verdi con 500 posti macchina più la cifra per l’acquisto dell’area, quindi si era in una fase abbastanza avanzata di confronto. Anche loro hanno chiesto un business plan, questo fondo immobiliare internazionale si chiama Collins, e c’era la disponibilità per fare l’intervento. Il Comune non avrebbe speso un centesimo, anzi, una delle voci del business plan prevedeva che il Comune avrebbe ricavato molto più di quanto ricava oggi per l’affitto dello stadio della Reggina. Al Comune sarebbero entrati soltanto 400 mila euro l’anno di IMU, oltre ad attività e concessioni che avrebbero portato e che possono portare altri introiti per noi cittadini. Il Comune è come la Reggina. Quando la Reggina ha avuto dal Comune la concessione del Granillo, ha tolto dal Comune una cifra molto pesante che pesava sulle casse comunali per gestire lo stadio oltre ai 25 mila euro che la Reggina paga per l’affitto dello stadio. Era un’operazione molto interessante, lo dico sia da imprenditore che da cittadino. La città ha bisogno di un rilancio, questo è solo un mio pensiero. Lillo Foti è uno dei 200.000 cittadini, saranno gli altri a valutare se questa è un’idea che ha un senso o meno. Il terreno di Catona è un’altra cosa, è un terreno di proprietà della Reggina“.

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