Reggina, dal fallimento di Alberti sul campo a quello (ormai inevitabile) della società

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Reggina, dal disastro di Alberti alla “pazza” idea Tedesco: una società allo sbando, città e tifoseria non ne possono più

Aveva iniziato a tre giornate dalla fine del girone d’andata, a dicembre, al Granillo contro il Foggia. Ha finito a tre giornate dalla fine del girone di ritorno, prima della trasferta di Foggia. Le due partite contro il Savoia sono state entrambe fatali quest’anno per la Reggina: dopo il 2-0 di Torre Annunziata a inizio dicembre era arrivato Alberti, dopo il 2-2 di ieri al Granillo è stato invece esonerato. I numeri dell’allenatore che ha guidato la Reggina fino a poche ore fa sono disastrosi: soltanto 3 vittorie, 5 pareggi e 8 sconfitte per un totale di 14 punti in 16 partite, una media di 0,875 punti a partita, poco meglio di Cozza che a inizio stagione aveva ottenuto 2 vittorie, 4 pareggi e 7 sconfitte in 13 partite prima di dimettersi con una media punti di 0,769 a partita.

I numeri di questo campionato per la Reggina sono davvero impietosi, peggio addirittura dello scorso anno in serie B. La squadra merita sul campo la retrocessione in serie D e per la vergogna di quanto ha evidenziato nelle varie partite, la società non dovrebbe neanche avere la faccia di pensare o chiedere il ripescaggio. Le pochissime volte che la Reggina ha fornito prestazioni dignitose, è stato quando sono scesi in campo i ragazzini del Sant’Agata e forse per questo motivo il Presidente Foti ha deciso di affidare la squadra per le ultime tre partite a Giacomo Tedesco, allenatore della Berretti, che non avrà bisogno ne’ di deroghe ne’ di qualcuno ad affiancarlo e potrà guidare la Reggina in totale autonomia.

Certamente in questo momento il Presidente Foti si sarà pentito di non aver chiuso il ciclo della Reggina un anno fa portando i libri in tribunale anziché chiedere la ristrutturazione del debito. Sta facendo viaggi in giro per il mondo per cercare liquidità e salvare una società morente, ma intanto tutto sembra andare a rotoli e  in questo modo ne va di mezzo anche la salute del patron reggino. Difficile che ci possa essere una soluzione, la Reggina sta vivendo continue umiliazioni sia in campo che fuori.

Attendiamo la conferenza stampa del Presidente in questa settimana, e stavolta pretendiamo chiarezza: non si può più rinviare quest’agonia che sta diventando sempre più straziante. A questo punto sarebbe meglio ripartire da zero, basti pensare a quello che è successo a Padova subito tornato tra i professionisti, come poteva accadere anche alla Reggina se fosse fallita l’anno scorso.

Oggi non si capisce se la Reggina ha la forza di richiedere il ripescaggio in Lega Pro (che la gente comunque non vorrebbe): ci vogliono basi solide per programmare il futuro e non vivere alla giornata senza programmazione, aspettando l’ultimo giorno per l’iscrizione al campionato, trovare i soldi per la fideiussione in extremis. Ieri allo stadio da tutti i settori si invitava il Presidente a lasciare, gliel’hanno detto in tutte le lingue, la situazione ha toccato il punto più nero della gestione Foti in 29 anni di storia.

Il futuro non deve fare paura. A Reggio il calcio non morirà mai. Quando finiscono i cicli, ne iniziano sempre altri con nuove idee e altre proprietà. Continuare con Foti vorrebbe dire continuare ancora una volta con acrobazie sul ciglio del burrone. Anche se dovessero arrivare due milioni di euro dall’altro mondo, sono una goccia nel mare a fronte dei 10 milioni di debiti della società già rateizzati con l’Agenzia delle Entrate.

Insomma, Alberti ha fallito sul campo e con lui anche tutta la prosopopea sulla “squadra” che era tornata tale, sul ritorno dei “grandi senatori“, i vari Belardi, Cirillo e Aronica e il reintegro di Di Michele (non ci risulta che abbiano dato una spinta alla squadra). Se c’è qualcuno da salvare in tutta questa stagione, oltre al tanto vituperato Insigne costretto a predicare nel deserto, ci sono soltanto i ragazzini come SalandriaGjuci, Mazzone e Scionti. Ma il vero fallimento stagionale è quello della società, a cui sono mancate solide basi e strutture adeguate per superare i momenti difficili che si sono proposti nel girone d’andata e a cui non s’è riuscito a far fronte. Il vero problema è al Sant’Agata, dove per l’ennesima stagione abbiamo assistito alla pagliacciata (controproducente per la Reggina) di calciatori costretti fuori rosa per mesi e mesi. Evitare il definitivo fallimento del club per prolungare ancora un’agonia infinita, a cosa può servire? La Reggina in sei anni è crollata, sul campo, dalla serie A alla serie D. Bisogna aggiungere altro?

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