“Chi e perché ha ucciso Aldo Moro”, il Pd di Locri s’interroga con una bella iniziativa

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La vicenda Aldo Moro al centro dell’incontro del Pd della città di Locri

Partecipata iniziativa dei democratici locresi sul caso del presidente della Democrazia Cristiana. Al centro dell’incontro, il lavoro di rilettura e ricerca condotto da Gero Grassi, vicecapogruppo del Pd alla Camera dei Deputati.  L’aula consiliare del municipio di Locri ha ospitato l’iniziativa pubblica dal titolo: “Chi e perché ha ucciso Aldo Moro”, organizzata dal Circolo del Partito democratico di Locri. L’appuntamento ha rappresentato un momento di approfondimento storico e confronto politico, riguardante la vicenda del presidente della Democrazia cristiana e cinque volte presidente del Consiglio, rapito e ucciso dalle Brigate rosse.

Nell’incontro si è discusso di alcuni documenti di Stato e del ritrovamento di un’audiocassetta nel covo dei brigatisti su cui sono registrate alcune voci. In particolare, sono stati illustrati gli esiti del voluminoso lavoro di rilettura e ricerca condotto sul caso Moro dall’onorevole Gero Grassi, vicecapogruppo del Pd alla Camera dei Deputati, alla luce delle risultanze processuali, degli atti delle commissioni parlamentari d’inchiesta e della sua esperienza diretta dei fatti.

La relazione dello stesso Grassi è stata al centro dell’’iniziativa, moderata da Barbara Panetta responsabile comunicazione Pd Reggio Calabria, e a cui hanno preso parte Giuseppe Fortugno, segretario del Pd di Locri, Domenico Chianese, segretario Gd di Locri e Domenico Maio, presidente del Consiglio comunale di Locri. Presenti inoltre, l’assessore regionale, Nino De Gaetano, il consigliere regionale, Nicola Irto e il deputato Demetrio Battaglia.

La vicenda Moro a distanza di quasi quarant’anni – ha spiegato Grassi – è un capitolo ancora oscuro della storia del nostro Paese. Lo dimostra la mole di atti legati a otto processi, le quattro commissioni d’inchiesta su terrorismo e stragi e, più in generale, i tanti interrogativi rimasti ancora senza risposta. Uno su tutti, riguarda la stessa presenza in via Fani di soggetti che non avevano nulla a che fare con le Brigate rosse, come acclarato, del resto, dalla stessa magistratura. Dato che spinge ad approfondire il ruolo dei servizi segreti in tutta questa storia e le spinte impresse per impedire a Moro di aprire al Pci attraverso l’appoggio esterno al governo. Il caso Moro implica necessariamente un riesame della storia degli ultimi sessant’anni tra bugie e omissioni. Il lavoro che abbiamo svolto, va in questa direzione, e infatti non contempla opinioni personali ma solo l’analisi puntuale di atti della magistratura“.

Sulla creazione di nuovi spazi di dialogo e riflessione è attivamente impegnato il circolo Pd di Locri, come ribadito dal segretario, Giuseppe Fortugno che ha anche sottolineato “la centralità di un percorso di crescita civile e riscatto sociale, che il nostro partito intende portare avanti su questo territorio. La vicenda Moro ci spinge a un maggiore impegno, sul terreno della credibilità delle istituzioni e della loro capacità di assicurare il corretto svolgimento della vita democratica. Quella che abbiamo inteso abbracciare – ha rimarcato Fortugno – non è solo un’iniziativa tesa a contrastare il cono d’ombra che da quasi quarant’anni offusca la memoria  di una vicenda umana e politica, che ha segnato, drammaticamente, la storia di questo Paese. Ma è, prima di tutto, la piena e coraggiosa, condivisione di un rinnovato impegno teso a ristabilire verità e trasparenza. Crediamo – ha concluso che questo approccio critico sia già, un primo importante insegnamento che possiamo trarre dalle pagine, dolorose, della storia recente del nostro Paese, per tradurlo immediatamente in una nuova e più autentica azione politica”.

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