Palermo: violenta lite su barcone, nelle prossime ore la convalida dei 15 fermi

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Agghiaccianti i racconti fatti dai sopravvissuti agli agenti di Polizia

Hanno trascorso la loro prima notte in carcere a Palermo i 15 migranti arrestati con l’accusa di avere ucciso, gettandoli in mare durante la traversata dalla Libia, 12 compagni di viaggio al culmine di una rissa scoppiata, sembra, per motivi religiosi. Nelle prossime ore il Procuratore capo del capoluogo siciliano, Francesco Lo Voi, chiederà al gip la convalida del fermo di 14 di loro, mentre per l’unico minorenne del gruppo toccherà alla Procura dei minori decidere.
Contro i 15 hanno puntato il dito gli altri occupanti il barcone, che una volta approdati al porto di Palermo hanno raccontato di una violenta lite scoppiata tra musulmani e cristiani. Ad avere la peggio sarebbero stati proprio questi ultimi che sarebbero stati scaraventati in mare e non più recuperati. Gli inquirenti cercheranno di capire, tra le altre cose, se le vittime siano state uccise e gettate in acqua, o se siano state lanciate fuoribordo ancora vive. I fermati sono tutti subsahariani, tra ivoriani, malesi e senegalesi. Per loro l’accusa è omicidio plurimo, aggravato dall’odio religioso.
Agghiaccianti i racconti fatti dai sopravvissuti agli agenti di Polizia. Dopo essersi imbarcati il 14 aprile su un gommone, partito dalle coste libiche e stipato di 105 passeggeri, in prevalenza senegalesi ed ivoriani, nel corso della traversata, i nigeriani ed i ghanesi sarebbero stati prima minacciati di morte, e successivamente gettati in mare. Le vittime sarebbero tutte di nazionalità nigeriana e ghanese. I superstiti si sarebbero salvati soltanto perché oppostisi strenuamente al tentativo di annegamento, in alcune casi formando anche una vera e propria catena umana.
I 15 erano arrivati due giorni fa al porto di Palerno, a bordo della nave `Ellensborg’, insieme ad un gruppo di poco più di 100 cittadini africani, raccolti alla deriva nel Mediterraneo.

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