Palermo: imprenditori denunciano il pizzo, quattro arresti

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Oltre cinquanta gli uomini dell’Arma impegnati dall’alba di oggi a sgominare la banda criminale di estorsori

arresti_carabinieri_555Stanchi di subire il pizzo dai boss di Cosa nostra che imponevano, oltre al pagamento della tangente sugli appalti anche le forniture, tre imprenditori del palermitano hanno deciso di denunciare i loro estorsori, seppure solo dopo l’invito degli inquirenti. E’ così scattata l’operazione antimafia che all’alba di oggi ha portato a quattro arresti eseguiti dai Carabinieri del Gruppo di Monreale nei confronti di altrettanti indagati a vario titolo per associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso e occultamento di cadavere. Oltre cinquanta gli uomini dell’Arma impegnati dall’alba di oggi a sgominare la banda criminale di estorsori. Le indagini della Procura della Repubblica di Palermo, che si sono avvalse anche delle dichiarazioni fornite da collaboratori di giustizia, “costituiscono la convergenza di due distinte, ma parallele attività investigative, scaturite dall’operazione Nuovo Mandamento del 2013, con cui venivano ricostruiti gli assetti dei mandamenti di San Giuseppe CarabinieriJato e Partinico, rivisitati da un programma di riorganizzazione territoriale”, spiegano gli investigatori. Come emerge dall’inchiesta culminata negli arresti i boss della zona avevano importo il pagamento del racket a tre imprenditori edili. Gli stessi dopo la convocazione dei Carabinieri hanno deciso di vuotare il sacco e raccontare le pressioni mafiose ricevute da tempo. Si parla della richiesta del tre per cento sugli appalti. Proprio come avveniva tanti anni fa durante la spartizione del ‘tavolino’ dell’allora boss Angelo Siino, ritenuto il ‘ministro dei Lavori pubblici di Cosa nostra. L’operazione di oggi ha anche scoperto i particolari di una lupara bianca, quella di Giuseppe Billitteri. “La vicenda dell’omicidio di Billitteri – spiegano gli investigatori – si inquadrava nelle tensioni sviluppatesi nei territori di Altofonte e Monreale nel periodo febbraio/marzo 2012, a conclusione della fase di riorganizzazione e stabilizzazione dei nuovi assetti di cosa nostra. Le intercettazioni rilevavano come tale repentina ed autorevole riorganizzazione del territorio non era passata indenne, così generando l’insorgere delle citate tensioni”. “Ancora una volta è stato accertato come uno dei principali canali di sostentamento delle consorterie mafiose è rappresentato dal provento delle estorsioni, commesse tradizionalmente nei confronti di attività imprenditoriali di privati. La pressante azione estorsiva continua a ripercuotersi sullo sviluppo economico delle comunità dell’entroterra palermitano, tenuto conto che spesso gli imprenditori hanno dovuto subire oltre al pagamento della classica ”messa a posto” anche l’imposizione di manodopera e forniture di materiali edili, in violazione delle più elementari regole del libero mercato”, denunciano i Carabinieri che hanno condotto l’inchiesta. “È evidente come i rilevanti risultati conseguiti, proprio poiché contestualizzati in un’area fortemente destabilizzata dalla criminalità organizzata e per la vastissima diffusione del fenomeno delle estorsioni, non potrà che infondere ulteriormente fiducia nell’operato della Magistratura e dei Carabinieri, contribuendo quindi a far cadere quel muro di omertà che è elemento essenziale per la riuscita degli intenti criminali”, spiegano ancora. In questo ambito, “prezioso si è rivelato l’intervento e l’apporto dell’associazione antiracket Addiopizzo nel fare determinare gli imprenditori a collaborare con gli organi inquirenti e nel fornire l’assistenza psicologica e legale agli stessi”. I particolari dell’operazione saranno resi noti alle 10, nel corso di una conferenza stampa.

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