Palermo: ecco i beni sequestrati al direttore del dipartimento Veterinario Giambruno

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Ammonta a milioni di euro il patrimonio sequestrato dal tribunale di Palermo al direttore del dipartimento Veterinario Paolo Giambruno, indagato per intestazione fittizia di beni del mafioso di Carini Salvatore Cataldo, concussione, falso, abuso d’ufficio, truffa. Sotto sequestro sono finiti conti correnti, conti deposito titoli, l’intero capitale sociale e il complesso dei beni aziendali della società “Penta engineering immobiliare s.r.l.”, con sede legale a Palermo e capitale sociale di 100mila euro il cui amministratore unico e’ un familiare del funzionario, l’intero capitale sociale e il complesso dei beni aziendali della società “Unomar s.r.l.” con sede legale a Carini (Pa), con capitale sociale di 10.200 euro, il cui amministratore unico è, anche in questo caso, un familiare del funzionario, la società “Marina di Carini s.r.l.” con sede legale a Palermo, con capitale sociale di 72.531 euro, anche questa controllata di fatto da parenti di Giambruno. Sequestrata un’enorme mole di documenti – atti di compravendita di beni mobili e immobili, atti di cessione di quote societarie, verbali di assemblee societarie, atti costitutivi e statuti di società aventi come ragione sociale la compravendita immobiliare e la vendita di barche da diporto e documentazione bancaria – che proverebbero le partecipazioni e le cointeressenze societarie del nucleo familiare del direttore con quello del mafioso. Tra le numerose società di capitale quella che si sarebbe dimostrata più redditizia sarebbe stata la Penta Engineering Immobiliare s.r.l., nel cui pacchetto societario figurava sin dalla sua costituzione da Cataldo. La maggior parte delle compravendite immobiliari sarebbero state concluse nel territorio controllato da Cataldo. Il rapporto societario tra il mafioso e Giambruno sarebbe proseguito anche dopo la cessione delle quote societarie del boss al figlio. Circostanza che sarebbe confermata dai numerosi assegni circolari sequestrati durante le perquisizioni. Tra i numerosi titoli di credito sequestrati nell’abitazione del funzionario anche quelli emessi da una società di Carini, riconducibile alla famiglia mafiosa dei Pipitone, con la quale il dipendente pubblico avrebbe concluso un affare immobiliare, e quelli riguardanti l’acquisto e la successiva vendita di uno stabilimento industriale nell’agglomerato industriale di Carini acquistato per un importo di oltre 2 milioni e successivamente rivenduto a terzi a 3.250.000 euro.

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