Messina, se l’azzardo è patologico: incontro di formazione della Caritas

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L’obiettivo era attivare una sensibilizzazione sul fenomento con la collaborazione del coordinamento provinciale “Mettiamoci in gioco”

E’ la “rete” a fare la differenza. Una “rete”fatta di affetti, comprensione ma anche di supporto professionale, rete fatta di attenzione, incontri ma anche di sostegno a coloro che mostrano la volontà di uscirne fuori. Sul tavolo il GAP, Gioco d’azzardo patologico, quella condizione interiore che trasforma un hobby o un piccolo piacere in una vera e propria dipendenza, trascinando con sé singoli individui e intere famiglie. Un fenomeno, questo, di cui la Caritas Diocesana ha intuito per tempo la diffusione, comprendendo, spesso attraverso il lavoro svolto al Centro d’Ascolto, che tanti, anche insospettabili, semplicemente tra partite, “macchinette” e scommesse corrono il rischio di rovinarsi la vita. Da qui, da questa consapevolezza, il progetto “Game over”, appunto della Caritas Diocesana, e la partecipazione della Caritas stessa al coordinamento provinciale “Mettiamoci in gioco”. Da qui, anche, numerosi appuntamenti che, nel dialogo e nello scambio di competenze e riflessioni, hanno puntato l’attenzione sul GAP e hanno cominciato a diffondere conoscenza e consapevolezza. Mercoledì 22 aprile sul gioco d’azzardo patologico, problematica individuale, familiare e sociale, si è svolto nella sede della Caritas Diocesana l’incontro di formazione rivolto agli operatori dei Centri di ascolto parrocchiali, con l’obiettivo di sensibilizzare e informare sul fenomeno e realizzato con la collaborazione del coordinamento provinciale “Mettiamoci in gioco”, iniziativa nata a Messina l’anno scorso per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle reali caratteristiche del gioco d’azzardo e sulle sue conseguenze sociali, sanitarie ed economiche.

All’incontro sono intervenuti Ignazio Lembo, membro della fondazione antiusura “Don Pino Puglisi”, lo psicologo Francesco Conti della comunità “Faro” e Francesco Lotta dell’associazione “Trecentosessanta gradi”.Come ha ricordato Lembo, la Fondazione Antiusura Padre Pino Puglisi Onlus nasce a Messina nel 1998 come Associazione messinese antiusura onlus e nel 2001 come Fondazione. E’ uno strumento di lotta all’usura ed all’economia criminale che ha l’obiettivo di promuovere un’economia sociale ed etica. Assiste e sostiene gratuitamente chiunque sia stato o possa diventare vittima dell’usura fornendo assistenza legale, fiscale e psicologica, ascolto e consulenza alle vittime dell’usura e a coloro che rischiano di diventarlo.

Francesco Conti della comunità “Faro” ha, invece, analizzato la manifestazione del fenomeno, con particolare riguardo agli interventi terapeutici ai quali far riferimento per la cura. “Quanto più una persona si affida al caso e alle probabilità, come ad esempio nel gioco con le slot machine – ha sottolineato – tanto più rischia di sviluppare una vera e propria dipendenza con tutto ciò che questo comporta”.

Francesco Lotta si è soffermato, infine, sulla descrizione della ludopatia in termini clinici e relazionali, ricordando che il gioco d’azzardo patologico induce comportamenti ossessivo-compulsivi. L’associazione “Trecentosessanta gradi” opera prendendo in carico la persona che soffre di GAP e la sua famiglia poiché – come hanno sottolineato tutti i relatori – “è la rete di relazioni il primo e più importante strumento per il superamento della patologia”.

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