La lettera aperta del Presidente di “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” sulla festività del 25 aprile

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L’ingegner Fabio Pugliese alle prese con la redazione di una lettera aperta con tema “La liberazione d’Italia”

Fabio Pugliese, Presidente dell’Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” sulla celebrazione del 25 aprile in Calabria scrive una lettera aperta rivolta a tutti i cittadini: “A 70 anni ha un senso, e quale senso, ricordare la Resistenza e la guerra di Liberazione? E ancora. Questa celebrazione assume, a volte, l’aspetto di riti e cerimonie stanche e datate, che non interessano soprattutto le nuove generazioni, le quali danno l’impressione di vivere il presente senza memoria storica? Personalmente ritengo che ricordare per noi vuol dire fare del 25 aprile una data che porta – per i valori che esso rappresenta – un suo contributo agli elementi fondativi non solo dello Stato, ma anche dell’intero popolo italiano. Quali sono, però, i valori che rappresenta il 25 aprile? Certamente i valori della libertà, dell’uguaglianza, della giustizia sociale, della pace. Quanti si riconoscono in questi valori possono ritenersi democratici ed antifascisti. Basta solo questo oppure è fondamentale anche una buona dose di verità per rendere necessaria l’importanza del ricordo?

Il poeta dice:

L’unica dignità
Della nostra storia
È la memoria
Della verità.

Allora se dobbiamo parlare del 25 aprile con la voce della verità dobbiamo dire che in Calabria, ancora di più che in ogni altra parte d’Italia è necessario ricordare e celebrare il 25 aprile perché oggi, nella nostra regione, non c’è giustizia sociale, non c’è uguaglianza, non c’è pace e, ancor più grave, non c’è, per alcuni versi, libertà! Non c’è uguaglianza tra cittadini che, pur vivendo nella stessa regione, non hanno alcuna uguaglianza per quanto riguarda il diritto alla mobilità: non possiamo e non dobbiamo nasconderci che seppure la Calabria tirrenica ha una ferrovia, una rete portuale ed aeroportuale ed una rete autostradale non paragonabili a quelle italiane (ed in particolare del Nord Italia), la Calabria jonica versa in una condizione di oggettiva arretratezza che rappresenta un danno non solo alla Calabria nel suo insieme ma all’intero Paese.

Così come non c’è, in verità, giustizia sociale in una regione che, per esempio, presenta una disomogeneità in termini reddituali così fortemente sproporzionata tra la Calabria tirrenica e quella jonica da sembrare uguale a quella che c’è ed esiste tra la Calabria e la Lombardia.

La verità ci impone di ricordare e di riaffermare che senza infrastrutture non c’è attività produttiva che tenga – sia industriale, turistica, culturale, agricola, ecc. – e senza attività produttiva non può esserci lavoro atteso che le infrastrutture vengono indicate come le condizioni imprescindibili di ogni sviluppo. Senza lavoro, per una famiglia e, più in generale per una comunità, non c’è pace. Non ho dubbi che in molti, leggendo questa mia riflessione, possano pensare che la mia è una provocazione che sfocia nell’assurdo quando addirittura mi spingo a dire che in Calabria non c’è nemmeno libertà.

Voglio però riflettere su un dato certo: la S.S.106 tra Taranto e Catanzaro è stata inserita nella rete globale dei trasporti europei TEN-T, vigente dal primo gennaio 2014 e adottata dal “Regolamento (UE) n.1315/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013, sugli orientamenti dell’Unione per lo sviluppo della rete trans-europea dei trasporti e che abroga la decisione n.661/2010/UE”. Perché è negata la libertà di avere una strada moderna a quanti risiedono sulla costa jonica calabrese tra Catanzaro e Reggio Calabria? Perché a queste popolazioni viene negato il diritto alla mobilità? Sono trascorsi 70 anni dalla guerra di Liberazione eppure, un cittadino di Badolato oppure di Locri per raggiungere Soverato, deve oltrepassare un ponte che è rimasto uguale da prima della liberazione. Un ponte, se vogliamo, con un passato che non è mai stato superato per ricostruire un futuro pienamente antifascista e democratico. Continuiamo la nostra resistenza, quindi! Continuiamo la nostra lotta per la liberazione qui in Calabria. Facciamolo unendo tutti i calabresi e parlando ai più giovani e cantando loro “Oltre il ponte”, un brano musicale scritto da Italo Calvino nel 1958 e musicato da Sergio Liberovici nel 1959 che recita:

Vedevamo a portata di mano
oltre il tronco il cespuglio il canneto
l’avvenire di un mondo piu’ umano
e più giusto più libero e lieto.

Avevamo vent’anni e oltre il ponte
oltre il ponte ch’è in mano nemica
vedevam l’altra riva, la vita
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte
tutto il bene avevamo nel cuore
a vent’anni la vita è oltre il ponte
oltre il fuoco comincia l’amore”.

 

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