Suicidio Giusti: il giudice aveva l’obbligo di dimora ed era solo a casa

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Giancarlo Giusti, l’ex giudice trovato morto questa mattina nella sua abitazione di Montepaone, in provincia di Catanzaro, era sottoposto all’obbligo di dimora, come effetto delle due inchieste che lo avevano coinvolto nel 2012. Giusti, che si e’ tolto la vita nell’abitazione dove viveva da solo, aveva scontato buona parte dei quattro di carcere a cui era stato condannato per effetto dell’inchiesta della Dda di Milano sui rapporti con il clan Valle-Lampada, per questo era sottoposto solo ad una misura piu’ leggera. L’ex giudice era stato sospeso dal Csm per effetto di quella prima sentenza di condanna, ma su di lui pesava anche una seconda indagine. A febbraio dello scorso anno, infatti, l’uomo venne arrestato su ordine della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione contro la cosca Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria. In questo secondo caso, Giusti era accusato di avere ottenuto dal clan 120mila euro per accogliere l’istanza di scarcerazione nei confronti di tre esponenti malavitosi arrestati in precedenza. Nell’inchiesta milanese, invece, Giusti era stato condannato dal gup a 4 anni di reclusione il 27 settembre 2012 ed il giorno successivo aveva tentato il suicidio nel carcere milanese di Opera in cui era detenuto, ma era stato salvato dagli agenti della polizia penitenziaria. L’accusa iniziale nei suoi confronti era di corruzione aggravata dalle modalita’ mafiose. Il provvedimento porto’ il Csm a sospenderlo dal suo incarico. In una delle intercettazioni di Milano, l’ex giudice disse al presunto boss Giulio Lampda: “Dovevo fare il mafioso, non il giudice”.

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