Il Sole delle Alpi è tramontato: il centralismo targato Lega

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Gian Mattia D’Alberto / lapresse

Esercito dei Celtici-da-polenta-e-osei, ma cosa diavolo vi sta succedendo? Un tempo guidavate l’Italia con mire secessioniste, puntavate alla riforma costituzionale parlando di “devoluscion” ed altre amenità, e adesso? Adesso vi dividete su come conquistare Roma Ladrona, quella papalina e quella laica, la città eterna che eternamente vezzeggia e illude bande scalmanate d’ogni età.

Un tempo il vostro capo, quello che in canottiera e con l’ampolla salutava il dio Po, usava il Tricolore per fini prettamente igienici ed era tutto un tripudio di corna allegre e spensierate, magari non molto estetiche ma di sicuro impatto mediatico. Ora parlate di nazioni italiane che devono convivere e interagire, usate frasi criptiche come i democristiani vituperati, magnando amatriciana e perfino cannoli.

Un tempo sotto la Toscana c’era il marcio e con la porcilaia fascista non volevate neppure apparentarvi o prendere un caffè. Adesso sfilate insieme a Casa Pound e l’unica resistenza concepita è quella ad un premier di appena 40 anni, che avrà tanti difetti – per carità – ma che con quattro slide vi rende vintage, con i vostri fazzoletti verdi e le camicie nere.

Roberto Monaldo / LaPresse

Un tempo marciavate uniti sotto l’effige dell’Alberto da Giussano, adesso divisioni ed espulsioni piovono manco foste Cinque Stelle. L’autonomia federale è un ferro vecchio e la Liga Veneta di quel Tosi lì viene commissariata da quella lombarda, benedetto centralismo.

Un tempo sputavate sulla criminalità organizzata, sulla mafia e sulla ndrangheta che spadroneggiavano al Sud, ora fate i conti con le cosche manageriali che hanno attecchito nel cuore della Brianza, lanciando un’Opa sull’Expo e sugli appalti annessi e connessi.

Un tempo eravate il volto arrembante della produttività, talmente ricchi da lanciare monetine. Adesso siete in crisi, pronti a delocalizzare ed inveite contro l’Europa parlando di un ritorno alla lira, voi che alla lira opponevate i fiorini regionali.

Vi sputtanate a vicenda e tutta la vecchia nomenclatura sembra appassita. Maroni è diventato un’ombra, Zaia è l’uomo con meno appeal sulla faccia della terra, Salvini di buono ha giusto le felpe, eppure voi seguite l’andazzo, rassegnati a votare quello che passa il convento, “perché la Lega l’è la Lega”, Trota o non Trota.

Da giustizialisti celoduristi e agitatori di cappi siete diventati garantisti pudici. Da feroci anti-comunisti siete diventati i compari sfigati di Putin. Del vecchio repertorio resta appena l’ostilità verso i migranti: un evergreen, ma è l’unica cosa verde che vi sia rimasta.

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