Reggio sta rischiando di perdere una parte della sua identità

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di Francesco D’Aleo– L’identità botanica della città; conservata oltre che nei magnifici Ficus anche nelle meravigliose palme che adornano il lungomare Falcomatà. E’ dunque proprio al nostro sindaco che mi rivolgo, oltre che a tutta l’amministrazione, affinché intervenga il prima possibile per arginare il flagello che sta colpendo la nostra anima verde.  Rhynchophorus ferrugineus conosciuto come Punteruolo Rosso, rappresenta la peste contro cui dobbiamo combattere. La maggior parte delle palme del genere Phoenix sono già state colpite ma benché per alcune non ci sia più nulla da fare, se no l’abbattimento e l’incenerimento, per altre, la stragrande maggioranza, si è ancora in tempo per evitarne l’appassimento. Le periferie della città, come Pellaro stanno già pagando un tributo altissimo con la perdita di esemplari d’immenso valore. Scrivo adesso perché adesso è il momento per cercare di arginare e preservare un qualcosa che una volta perso non può essere sostituito. Scrivo adesso perché tra sei, sette, dodici mesi nessuno possa dire “adesso, è già troppo tardi”, e come tanti Pilato se ne lavino le mani. Scrivo adesso perché, per chi non ne fosse a conoscenza, questo coleottero una volta “terminato” il suo ospite elettivo, passerà e si adatterà a parassitare e nutrirsi di altri generi come la palma nana (autoctona) la palma californiana (lungomare e non solo) o il falso cocco (viale Aldo Moro). Rischiamo di generare un deserto. Ma scrivo adesso soprattutto perché ritengo che la perdita di identità della città, che avviene anche attraverso il non mantenimento del patrimonio ambientale, non sia meno grave della distruzione di un opera d’arte o della città di Hatra.

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