La vertenza Stretto spacca i sindacati. L’OrSa sciopera, le altre sigle manifestano. Intanto i treni a lunga percorrenza potrebbero essere soppressi. Ecco cosa potrebbe accadere…
Cerchiamo di entrare nel dettaglio: un palermitano disposto ad affidarsi a Trenitalia deve attualmente sobbarcarsi quasi quattro ore di viaggio per raggiungere lo Stretto. Da Enna, Caltanissetta e Siracusa c’è il tempo di recitare un centinaio di rosari. Così, mentre in Italia si discute d’alta velocità e s’incalza l’ex dirigente Incalza per le presunte azioni illecite, nell’isola bisogna affidarsi ai binari dell’anteguerra, quasi fossero l’unica ancora di salvezza. Solo fideis, dice Papa Francesco, il quale bontà sua non ha mai visto le condizioni delle nostre ferrovie.
Arrivato a Messina dopo la lunga maratona, sperando che i ritardi siano stati scongiurati, il malcapitato dovrebbe trottare tempestivamente verso la nave in direzione calabra.
Sul versante dei lavoratori la confusione è alimentata da una sottile distinzione. L’Orsa, da un lato, ha indetto lo sciopero, non credendo alle rassicurazioni verbali offerti dalla classe dirigente regionale. Cgil, Cisl, Uil, Fast e Ugl aderiscono alla mobilitazione, senza però incrociare le braccia. Una forma di dissociazione parziale che alimenta scetticismo. Un tempo si diceva “bisogna marciare divisi per colpire uniti“. Adesso vanno tutti insieme appassionatamente, ciascuno però per la sua strada.