Messina, bambino rumeno venduto: scarcerato il fratello maggiore. Il processo rischia di saltare

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L’operazione delicata dello scorso 26 febbraio rischia di finire in un’impasse. Lo scoglio dei reati e quella “schiavitù” che non c’è.

Tribunale-di-MessinaLa vicenda della vendita del bambino rumeno rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol degli organi inquirenti. Nella giornata di ieri, il Tribunale della Liberta ha respinto la qualificazione giuridica della vicenda, scarcerando il fratello maggiore del piccolo e preannunciando, nei fatti, la scarcerazione della madre. Il tentativo di dare in adozione il bambino, infatti, non può essere ascritto quale reato di “riduzione in schiavitù“. In tal senso le stesse sentenze richiamate dai magistrati andrebbero nella direzione contraria alla linea da essi imposta al procedimento. Contestualmente è stato revocato il carcere per i due intermediari della compravendita, Francesco Galati Rando e Vito Calianno. Essendo loro consapevoli del tentativo di dichiarare il piccolo quale figlio dei coniugi Conti Nibali, si configura il reato di false attestazioni ad un pubblico ufficiale.

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