La clamorosa telefonata di Giusti: “io dovevo fare il mafioso, non il giudice”

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Aveva già tentato il suicidio nel 2012 nel carcere di Opera a Milano dov’era deteuto. Fu arrestato nell’inchiesta sul clan della ‘ndrangheta Valle-Lampada, condannato in primo grado a 4 anni e 4 messi di carcere

giancarlo-giusti-pm“Io dovevo fare il mafioso, non il giudice”. E’ la frase pronunciata dall’ex giudice Giancarlo Giusti, morto suicida nella sua casa di Montepaone, nel corso di una telefonata intercettata dai magistrati della Dda di Milano, con il presunto boss della ‘ndrangheta Giulio Lampada. ”Non hai capito – fu la frase pronunciata da Giusti nel corso del colloquio telefonico – chi sono io … sono una tomba, peggio di … ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice”. Un altro elemento che emerse dall’inchiesta che porto’ all’ arresto di Giusti, come scrisse il gip di Milano nell’ordinanza di custodia cautelare, fu quella che gli inquirenti definirono l”’ossessione” dell’ex giudice per il sesso, oltre che per “i divertimenti, gli affari e le conoscenze utili”. In un ‘‘diario informatico’‘ tenuto da Giusti e sequestrato dai magistrati milanesi, Giusti annotava tutto cio’ che faceva facendo riferimento anche ai suoi incontri a scopo sessuale. ”Venerdi’ – scriveva l’ex giudice – notte brava con (…) Simona e Alessandra. Grande amore nella casa di Gregorio”.

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