La ‘Ndrangheta in Emilia cerca il consenso mediatico tramite il giornalismo

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carabinieriNon solo affari, appalti, minacce e tanti soldi. L’associazione ‘ndranghetista con ‘epicentro’ a Reggio Emilia, legata alla cosca Grande Aracri di Cutro, e’ riuscita a creare un sistema criminale solido e diffuso sul territorio grazie anche ad una nuova frontiera: la ricerca del consenso mediatico. Questa “storica” operazione antimafia per il nord Italia, Aemilia, condotta dalla Dda di Bologna, ha messo in luce infatti una nuova modalita’ per accreditarsi nell’opinione pubblica e garantirsi un’immagine ‘presentabile’, perche’ – come si legge in un’intercettazione – “e’ uno? e’ uno come si dice? E’ un aggeggio che veramente dove tocca tocca taglia e fa male il giornalismo?”. Il Gip Alberto Ziroldi lo spiega nella sua ordinanza, dove spuntano nomi di politici, imprenditori, forze dell’ordine e appunto giornalisti. “La ricerca del consenso mediatico, in palese controtendenza rispetto alle regole ferree della dissimulazione e dell’understatement mafioso – scrive il Gip – costituisce a buon diritto una delle nuove frontiere aperte dalla progressiva infiltrazione nel tessuto sociale”, facendo credere all’opinione pubblica “che la partita si giochi tra uno Stato vessatore e onesti faticatori”. Ci sono infatti diversi indagati che si sono serviti dei mezzi di informazione, con interviste su quotidiani e in tv, attraverso l’aiuto del giornalista Marco Gibertini, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa. Gibertini e’ gia’ stato interrogato e il suo legale, l’avvocato Liborio Catalliotti, ha annunciato di fare ricorso al Riesame sottolineando la non pericolosita’, come gia’ sostenuto dal Tribunale di Reggio Emilia per alcuni suoi recenti problemi con la giustizia. In mattinata intanto e’ stato raggiunto in Germania dalla polizia di Augsburg Gaetano Blasco, imprenditore ritenuto uno degli organizzatori dell’associazione e protagonista, insieme ad Antonio Valerio, un altro indagato, della telefonata in cui i due scherzano sul terremoto, il 29 maggio 2012. Blasco era nel suo ristorante, ‘da Gaetano’, e non ha opposto resistenza. Il giorno dopo l’operazione antimafia che ha portato all’arresto di oltre 160 persone e il sequestro di 100 milioni, il procuratore di Bologna, Roberto Alfonso, e’ tornato sull’inchiesta e ha lanciato un messaggio alle istituzioni. L’operazione e’ “un punto fermo. La svolta e’ questa – ha detto – ora la mafia non e’ solo una relazione in un convegno, ma un provvedimento giudiziario. E’ una cosa ben diversa. Possono leggerlo anche loro e capire quali sono le fragilita’ del sistema”. Per il vicepresidente della Commissione antimafia, Claudio Fava, l’operazione Aemilia e’ “straordinaria e inquietante per il livello di compromissione che svela tra la ‘Ndrangheta e circuiti insospettabili dell’economia, della politica, dell’informazione e delle istituzioni”, e “preoccupa in particolare la permeabilita’ del sistema dell’informazione”.

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