Sicilia, allarme terrorismo. L’Isis sfrutta i migranti per entrare in Europa

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isisUtilizzare il viaggio della speranza dei profughi per penetrare in Occidente ed orchestrare attentati: è questa l’ultima clamorosa rivelazione concernente la strategia terroristica dell’Isis, la forza integralista mussulmana che si batte in Iraq per la nascita del califfato di Abu Bakr Al Baghdadi.

Direte voi: cosa c’entra tutto questo con la Sicilia? C’entra eccome, perché nei giorni scorsi il procuratore di Ragusa – il dott. Carmelo Petralia – avrebbe inviato un’informativa alla Dda di Catania per segnalare alcuni sbarchi sospetti a largo di Pozzallo. E proprio tale realtà, insieme ad Augusta e Siracusa, sarebbe stata posta sotto stretta osservazione dall’anti-terrorismo.

A Pozzallo, in particolare, un gruppo di egiziani sarebbe stato segnalato per la presenza di foto sospette negli smartphone: secondo alcune ricostruzioni, nelle sotto-cartelle delle unità di memoria dei telefoni sarebbero state rinvenute istantanee di kalashnikov e altri strumenti di natura bellica. Si tratta di voci, spifferi, perché su fascicoli e dossier aperti nell’ambiente giudiziario etneo non trapela nulla, eppure forte è la preoccupazione.

Coi migranti, coi disperati, spesso si corrono forti rischi e non bastano gli strumenti d’accoglienza disposti dallo Stato per risalire con certezza alle loro generalità. Temendo la miseria e la guerra da cui provengono, i rifugiati si chiudono in sé stessi e non è facile scalfire il timore di una repentina espulsione. Da qui l’immane sforzo dei mediatori culturali, che pur agiscono in un clima teso  a causa del dilagante populismo, una retorica avvelenata che tende a criminalizzare chiunque intenda cercar fortuna sulle nostre coste.

Di là dalle ragioni sociali, esiste però il problema della sicurezza collettiva. Infiltrarsi in un barcone è un’operazione relativamente semplice, specie per chi dispone di risorse finanziarie e strumenti d’intelligence avanzati. Impossibile, allora, non ricordare i video di minaccia delle cellule irachene contro la capitale, impossibile dimenticare il mini-armamentario trovato l’anno passato alle pendici dell’Etna. Saranno indiscrezioni, ma ci sono indizi concreti che non lasciano presagire nulla di buono: prova ne sia la decisione d’istituire un protocollo d’indagine per risalire alle organizzazioni che gestiscono i flussi migratori clandestini.

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