Spadafora (ME), il progetto del Parco Urbano: il progresso che si scontra con il passato [FOTO]

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Prospetto virtuale del Parco

Sono iniziati i lavori di realizzazione del Parco Urbano all’ex campo sportivo di Spadafora, in provincia di Messina e, nel vedere l’abbattimento di quei muri, qualcosa si è rotto anche nel cuore di molti spadaforesi. In questi giorni le polemiche incalzano: c’è chi si sente privato di un passato che gli appartiene, quel campo nel quale ha trascorso i migliori anni della propria vita. Ma c’è anche chi ricorda che niente è stato fatto per mantenerlo in vita quando ancora non era all’orizzonte l’idea di abbatterlo. Un’identità, qualcuno commenta, da proteggere già molto tempo fa, e non solo adesso. Il dibattito continua e dalla piazza pubblica si sposta sulla piazza virtuale, quella di Facebook. C’è chi teme che dopo l’abbattimento di questo storico campo sportivo, intitolato a Salvatore Farsaci, non se ne costruirà un altro. Chi invece non esclude la costruzione di un nuovo campo sportivo, magari situato in un altro punto di Spadafora.

Il Parco Urbano coniugherà il vecchio e il nuovo, tenterà di riprodurre le antiche dune naturali, restituendo a Spadafora un panorama mozzafiato sia che lo si guardi dal lungomare, con la vista del municipio e del castello, cuore storico spadaforese, sia che lo si guardi dalla Nazionale, dalla quale sarà possibile vedere il mare e in lontananza le isole Eolie. Sono tanti gli aspetti di questa vicenda che va inquadrata in un contesto più ampio, perché se è vero che il Parco Urbano verrà costruito a Spadafora, si tratta di un’opera che interesserà di certo tutto il comprensorio tirrenico. Lo conferma anche Antonio Santoro, l’architetto incaricato dal comune per redigere questo progetto. Lo abbiamo incontrato oggi per capire più a fondo l’opera che darà un nuovo volto a Spadafora e che dovrebbe essere ultimata a settembre 2015.

Come nasce l’idea del Parco Urbano?

“Fondamentalmente l’idea madre è stata concepita durante la mia tesi di laurea, svolta attraverso un metodo partecipativo, con una pianificazione strategica del Golfo di Milazzo. Ho preso in esame l’area interessata, da Villafranca Tirrena a Milazzo, e su questa ho tentato di redigere una serie di progetti di rango sovralocale. Sono partito con una sorta di masterplan dell’area: quindi capire quali erano le criticità, le potenzialità, le opportunità, le minacce. Questa prima fase rientra in un metodo canonico. Poi è entrato in gioco il metodo appunto partecipativo: ho proposto ai sindaci dei comuni la compilazione di questionari sul tema e ho intervistato tutti i soggetti coinvolti nel territorio. Da questo lavoro sono emerse tutta una serie di questioni: la questione ambientale, quella infrastrutturale, quella della mancanza di un buon tessuto urbano, una continuità che non esiste sia in termini di infrastrutture che in termini amministrativi. Mentre, personalmente, ritengo che oggi il nostro territorio non possa essere considerato come una serie di piccoli nuclei, ma come un’unica realtà, proprio in base alla caratteristica comune che è la costa. All’interno di questo masterplan c’era l’individuazione di alcune aree per me importanti che potevano rappresentare il progresso. In altre parole, una serie di interventi che possano servire non solo a questo comune, ma anche a tutti gli altri che appartengono al Golfo di Milazzo. Inoltre, l’idea del progetto è stata subito sostenuta dall’amministrazione Pappalardo e dal vicesindaco Antonio D’Amico,  il quale ne ha seguito tutte le fasi: dalla nascita, alla progettazione, in tutto l’iter burocratico, sino all’acquisizione del finanziamento”. 

Da quanto tempo il campo sportivo di Spadafora risultava dismesso?

L’ingresso dell’ex campo sportivo, arcata che resterà anche nel nuovo Parco

“Da sette anni non si giocava. Di fatto, nei cinque anni dell’amministrazione Pappalardo, per due anni erano stati svolti dei lavori: erano state ripristinate le tribune e gli spogliatoi, ad esempio, anche conformemente alla normativa vigente. Ma il problema reale del Farsaci è che attorno ad esso non c’è la possibilità di espandersi, creando quelle infrastrutture che servono oggi ad un campo sportivo. Nel 1989 a Spadafora c’era la possibilità di usufruire di tre tranche di finanziamenti di 750 milioni di lire, per costruire un nuovo campo sportivo. Allora era vicesindaco Salvatore Farsaci, colui al quale è stato intitolato il campo sportivo. Lui stesso riteneva che la struttura esistente non fosse sufficiente per quello che doveva essere il vivaio della squadra di calcio, la Spadaforese. E si era pensato di costruirne uno nuovo in contrada Piano D’Oro, dove si trova attualmente l’elipista. Sono stati fatti i muri perimetrali, sbancata la montagna ma, di fatto, i soldi pare non siano bastati. A mio avviso, in quella stessa zona, si può realizzare un campo di calcio, regolamentare, di 55 metri per 110, le tribune, più un piccolo campetto per gli allenamenti, con spogliatoi annessi. Questo potrebbe avere un senso, essere un polo sportivo. E, come tecnico, io sono disposto a regalare all’amministrazione e alla Spadaforese un progetto gratuito esecutivo per realizzare questa idea. Se fossi stato io amministratore avrei pensato sia al Parco Urbano, sia al nuovo campo sportivo. Comprendo l’amarezza che viene manifestata dagli Spadaforesi, anche sui social network. Ma, d’altra parte, sono dell’idea che non ha senso avere uno stadio, inteso come insieme di servizi e infrastrutture, in ogni comune. Sono invece d’accordo sulla necessità di avere uno spazio di aggregazione, che sia anche un campo sportivo, ma se parliamo di stadio adibito al gioco calcistico, questo deve prevedere tutta una serie di servizi”. 

L’architetto Santoro evidenzia poi come la costruzione di un Parco Urbano in se stessa non produca reddito ma sia piuttosto una spinta per le nuove attività che possono nascervi intorno, in concomitanza con i servizi che la struttura offrirà. Si tratterà di uno spazio appetibile per tutto il territorio.

Ogni sei anni il programma degli interventi con finanziamento europeo si rinnova, dando vita a nuovi bandi ai quali se si è veramente determinati si può provare ad accedere.  In sostanza dal 2014 al 2020 ci sono circa 11 miliardi per la regione Sicilia che potrebbero essere utilizzati per migliorare anche i paesi della fascia tirrenica. L’esempio lampante arriva da paesi come la Spagna o la Polonia, dove, come ci racconta Santoro, viene affrontato un vero e proprio studio per carpire i finanziamenti comunitari e dove si è abituati a lavorare con i partner. “La Sicilia – spiega l’architetto – non sfrutta ancora le potenzialità che potrebbero derivare da una collaborazione con le pubbliche amministrazioni, con i privati, con le società, le associazioni o le Pro Loco. Tale unione d’intenti, invece, potrebbe essere determinante per aggiudicarsi fondi preziosi”. 

Su 500 progetti presentati per la regione Sicilia, quello del Parco Urbano di Spadafora si è classificato sesto, accedendo così ai finanziamenti riservati ai primi 15-20 progetti classificati, in base alle valutazioni che provengono anche da Bruxelles.

“Il progetto del Parco – specifica poi Santoro – prevede una pavimentazione innovativa, realizzata con cemento drenante. Qui a Spadafora è stato presente il project manager dell’Italcementi a cui va il merito di averlo ideato. Sarà quindi una pavimentazione continua, senza piastrelle o mattonelle che possano saltare. E, visto che si prevede l’accumulo di tanta acqua, per eliminarla si è pensato di sovradimensionare le tubature per lo scolo delle acque piovane, in maniera tale che l’acqua in parte venga assorbita dal terreno e in parte confluisca, attraverso il torrente, in mare”. 

“La parte prettamente botanica – continua l’architetto – sarà interessata da una pianta grassa calpestabile, che non ha bisogno di essere irrigata. L’effetto sarà quello di un prato, con i vantaggi di non dover essere tagliato o innaffiato. Ci saranno una serie di alberature e la pulizia va fatta e questo rientra nel minimo di manutenzione che un’opera del genere richiede e che comunque sarà affidata al personale del comune”. Anche se Santoro non esclude la possibilità di creare dei punti di ristoro: “con una convenzione, chi gestisce un punto di ristoro non darà nulla al comune in termini di denaro o come affitto, ma dovrà contribuire alla gestione del parco, come è pratica comune in tutto il mondo”.

Ecco come si presenta attualmente l’area dell’ex campo sportivo

Il Parco sarà aperto al pubblico, pur prevedendo un sistema di telecamere e ci sarà uno spazio adibito ai giochi per bambini.  Circa 10 mila metri quadrati, un teatro con dei posti a sedere e un palco, un’area con attrezzi per il fitness, compresa a sua volta in una grande area verde di circa 4 mila metri quadrati. Previsti all’interno del parco, a un livello più basso, anche 100 posti auto. Il progetto ha richiesto il lavoro di circa dieci professionisti. Le imprese locali sperimenteranno nuovi materiali per la prima volta: oltre al cemento drenante verrà impiegato anche un materiale resistente, il Fortex 3D, uno dei pochi provenienti dagli altri paesi europei. Per il resto, l’80% dei materiali utilizzati è prodotto in Sicilia.

“Da Villafranca a Milazzo, area compresa nel PIST (Piano Integrato di Sviluppo Territoriale), i comuni potrebbero consorziarsi e presentare dei progetti. Si potrebbe istituire un tavolo tecnico, io lo chiamerei Ufficio Europa, pagato un minimo all’anno dai comuni, che redige progetti che vanno dal sociale, alle piccole e medie imprese, allo spazio pubblico, alla cultura. Questo – conclude Santoro – aiuterebbe a spendere meglio i soldi che abbiamo a disposizione”.

Un approccio che, in fondo, potrebbe essere utile a tutte le amministrazioni locali: pensare al futuro, costantemente, e non fermarsi a ciò che si può fare nei pochi anni che competono alla singola amministrazione, progettando qualcosa di veramente valido, che possa cambiare e migliorare le sorti dei nostri comuni nel raggio di almeno vent’anni. E in questi progetti, perché no, prevedere anche un nuovo campo di calcio a Spadafora.

 

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