Reggio, progetto Arduino. Gianluca Martino: “Un’idea basata sulla semplicità e sulla facilità di utilizzo” [FOTO]

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image (29)Ospite d’onore questo pomeriggio all’Università di Ingegneria di Reggio Calabria, Gianluca Martino, uno dei socio fondatori del progetto Arduino.

Martino è un progettista che ha portato avanti un’idea insieme ad un team, un’idea tutta made in Italy.

Arduino, infatti, nasce nella scuola di Ivrea (la stessa che ha dato i natali alla Olivetti) nel 2005, e nel corso di questi anni è diventato un vero e proprio  “fenomeno social”: conta circa 38 milioni di collegamenti su Google.

Ma vediamo nel particolare che cos’è Arduino: essenzialmente, per quanto si è trasmesso poco fa durante l’incontro svoltosi nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria, è una scheda programmabile  a microcontrollore, grazie a cui tutte le funzioni essenziali di un computer sono racchiuse all’interno di un microchip. Può essere auto-costruito, ed è un oggetto open-source; c’è da dire anche che ne esistono almeno 50 cloni, con nomi (alcuni) che riprendono quello originale in maniera alquanto bizzarra: Funduino, Japanino, Titino ecc.

Molti giornali conosciuti e letti in tutto il mondo parlano di Arduino: solo per citarne alcuni, il Wall Street Journal, o il New York Times.

Qui a Reggio Calabria, all’Università, sono stati organizzati dei corsi teorico-pratici durante i quali si sono usate le schede Arduino per le più svariate funzioni; la rivista scientifica IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) Spectrum, ad esempio, ha dedicato un ampio articolo in cui si spiega come Arduino possa essere utilizzato per comandare dei guanti che insegnano ad un bambino a scrivere in maniera corretta su una tastiera del computer. E ancora: molti droni si basano su una scheda Arduino.

image (33)“Arduino è indefinibile – ha dichiarato Gianluca MartinoQuesta è l’unica definizione che siamo riusciti a concordare. La nostra visione – ha continuato – è quella di fare in modo che Arduino sia un mezzo che permetta l’utilizzo di tecnologia e informatica da parte anche e soprattutto di principianti, in modo tale che si sviluppi una caratteristica che sta alla base dell’idea progettuale, la creatività”.

Gianluca Martino, e lo sottolineiamo, è di origini calabresi, ed è anche per questo che ha scelto di venire a Reggio Calabria, tra le altre tappe, per parlare di Arduino, “un’idea”, come da lui stesso definita, su cui, insieme al suo team, ha dovuto lavorare molto.

“L’investimento maggiore – ha spiegato agli studenti universitari e liceali presenti in Aula – è il tempo. Io, ad esempio, sono partito come assistente di laboratorio del gruppo che poi ha fatto Arduino. Inizialmente il budget era ridotto, quindi  per portare avanti molte cose ho dovuto provvedere io di persona: alcuni test li facevo a casa mia. Non bisogna demordere! – è questo il messaggio che lancia MartinoBisogna migliorarsi sempre; uno dei miei limiti iniziali – e ci ha premuto a sottolineare l’importanza di colmare questa lacuna – era l’assoluta non conoscenza dell’inglese, un limite su cui ho lavorato, superandolo”.

Ma ritornando al progetto Arduino, ciò che lo stesso Martino ha voluto evidenziare è la volontà dei progettisti di voler dare sempre più attenzione alla facilità d’uso.

Arduino, non per niente, è partito sin da subito, dopo vari anni di sperimentazione, come progetto “open”.

“Noi – ha affermato Gianluca Martinosiamo stati il primo vero progetto open-source di successo”. Un successo tutto italiano, insomma, che porta un nome italiano, un nome che rappresenta l’identità industriale e che non può essere utilizzato senza avere una licenza. Questa caratteristica, ossia di essere un progetto tecnologico made in Italy, rappresenta una chiave del successo di Arduino, che si basa essenzialmente su 4 pilastri: la scheda, l’ambiente di programmazione – su cui ancora, a detta di Martino, si deve lavorare – il sito online contenente tutte le informazioni utili (una community dove si condividono vari progetti), e il playground, basante sull’utilizzo di un’interfaccia semplice che permetta agli utilizzatori di comunicare nel modo più accessibile possibile.

“Chiunque può copiare Arduino – continua Gianluca Martino e su questo fatto si è molto discusso, ma considerando che tanti nostri clienti sono principianti, le capacità che possiedono non sono tali da consentire loro di realizzare una scheda da soli; inoltre, la scheda Arduino costa 25-30 euro, un costo che salirebbe notevolmente se la si costruisse da sè.

Ciò che abbiamo cercato di fare – aggiunge Martino è stato ridurre la complessità all’interno della scheda, approcciandoci fin da subito ai principianti, e questo, senza dubbio, è stato un altro elemento che poi ci ha consentito di arrivare al successo”.

Sempre secondo quanto trasmesso questo pomeriggio, in 10 anni di “vita” di Arduino sono usciti più di 1 milione di pezzi, per cui la principale rete commerciale consiste nelle aziende, nelle entità autonome che lavorano sulla propria zona di competenza.

image (32)“Ad ogni anello della catena – ha detto sempre Martino, in riferimento a quest’ultimo punto – viene dato il suo margine. Noi – continua – abbiamo creato un’idea rendendola disponibile, poi questa stessa idea può essere presa dal mercato per rinnovarla. Per meGianluca Martino esprime un suo giudizio personale – il mercato non ha recepito bene questo meccanismo: ci sono in giro delle copie pure e semplici di Arduino, spesso brutte”.

Arduino, in termini numerici, conta più di 600 distributori; come progetto è trattato da vari cataloghi online che permettono di “entrare” più facilmente nelle aziende e nelle scuole. Il team di Arduino è residente in più di 60 Nazioni, e sempre il progetto è entrato nella catena di distribuzione di Radio Shack, un colosso americano che comprende più di 6000 negozi.

In ambito universitario, inoltre, sono tante le Facoltà in tutto il mondo ad usare Arduino: dall’America, all’Asia, al Regno Unito, all’Europa. Altrettanto importante è l’utilizzo del progetto da parte di note aziende del settore: Apple, Nokia, Google, Panasonic e altre.

Un’evoluzione, quella di Arduino, i cui  principali picchi di successo si sono registrati tra il 2010 e il 2011.

“Il nostro trend – evidenzia Gianluca Martino sta diventando sempre più giovanile; non per niente, vogliamo arrivare anche ai ragazzi delle scuole elementari, trasmettendo loro la creatività del progetto.

Su 1 milione di schede vendute – spiega in merito Martinoci sono almeno 300mila applicazioni diverse. Varie aziende hanno ingaggiato il nostro team per produrre prototipi poi diventati dei veri prodotti funzionali;  Arduino è stato utilizzato per le stampanti 3D, ma si ricordi anche un prototipo che misura l’intensità del calcio di un feto nella pancia della mamma e lo comunica poi su Twitter”.

Successo, ecco la parola che meglio identifica Arduino, un successo che in America, spiega sempre Gianluca Martino, è dovuto ad un momento che il Paese sta vivendo di sfiducia nelle istituzioni scolastiche, per cui, come conseguenza di ciò, le persone sono spinte a voler apprendere cose sempre più pratiche e tecniche al di fuori delle normali attività di scuola.

image (31)“Noi – conclude Gianluca Martinoci concentriamo soprattutto sulla fabbricazione di schede base. Oggi il mercato ci richiede di produrre una piattaforma stabile, in modo che si possa utilizzare il prodotto negli anni senza che subisca eccessive modifiche. Tutto quello che è complicazione tecnica, noi cerchiamo di levarlo, per poi spiegare cose semplici nei corsi che andiamo a tenere. Una sfida che ci siamo posti è quella di arrivare a creare un ambiente di realizzazione grafico, dove tradurre le informazioni date nelle varie lingue. Ad oggi, inoltre, sono stati prodotti anche dei kit Arduino sempre più complicati, in modo da accompagnare gli utilizzatori nella loro crescita ‘tecnica’’”.

CURIOSITA’ : Arduino ad Ivrea è un nome molto diffuso anche tra i cittadini, e deriva da un eroe locale che intorno all’anno 1000 si definiva il re d’Italia. In quanto il progetto Arduino deriva da un re, tutto quello che viene messo sopra è un po’ come uno scudo: questa è la logica con cui è nata l’idea di successo.

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